Quasi tutti gli studenti e la maggior parte delle persone credono che “la chimica” sia una cosa astrusa e complicata, o addirittura fonte di veleni e malattie. Niente di tutto questo: la chimica, anzi, può strappare un sorriso, come dimostra il libro “La chimica in versi”, di Alberto Cavaliere, di cui cadono quest’anno i cinquanta anni […]
Quasi tutti gli studenti e la maggior parte delle persone credono che “la chimica” sia una cosa astrusa e complicata, o addirittura fonte di veleni e malattie.
Niente di tutto questo: la chimica, anzi, può strappare un sorriso, come dimostra il libro “La chimica in versi”, di Alberto Cavaliere, di cui cadono quest’anno i cinquanta anni dalla morte, a Milano nel 1967, il 7 novembre, proprio di questi giorni, in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale.
Alberto Cavaliere era nato a Cittanova (Reggio Calabria) nel 1897, si era laureato in Chimica presso l’Università di Roma e, dopo aver lavorato presso il Ministero dell’Aeronautica come chimico, si trasferì a Milano dove, dopo una breve parentesi di attività professionale, si dedicò alla collaborazione a giornali umoristici e alla scrittura di poesie e racconti che ebbero una certa popolarità.
Cavaliere aveva sposato Fanny Kaufmann, una scultrice ebrea russa che era fuggita dai bolscevichi per incontrare e sposare a Roma un comunista clandestino.
Impegno politico
Oppositore del fascismo, dopo la Liberazione fu consigliere comunale a Milano e, candidato del Partito Socialista Italiano alla Camera, fu eletto nella seconda legislatura dal 1953 al 1958.
Le sue ceneri riposano nel Famedio de Cimitero Monumentale di Milano, insieme a quelle del figlio, Alik (1926-1998), scultore, professore di scultura e poi direttore dell’Accademia di Brera a Milano.
Nella prefazione del libro “La chimica in versi” Cavaliere racconta che, in seguito alla bocciatura ad un esame universitario, decise di rendere in versi l’intero corso di Chimica Generale; si ripresentò davanti al docente e cominciò, ad ogni domanda, a sciorinare le sue rime, superando l’esame, davanti al professore dapprima spiazzato poi meravigliato dall’abilità poetica del suo studente.
“La chimica in versi” ha avuto molte edizioni, dalla prima di Zanichelli del 1928 a quelle di Signorelli fino a quelle di Mursia, le ultime del 2011 e del 2015. Io ho una edizione del 1985, con prefazione di Silvio Ceccato (1914-1997). Il testo completo è in rete in due parti nei siti:
In versi quinari, leggeri e saltellanti, Cavaliere descrive le proprietà degli elementi e di molti composti inorganici e organici, sempre con grande ironia.
La dedica è: “All’ingegner Pomilio/Che avendomi nel suo stabilimento/Per poco non andava al fallimento/Per preparar la soda col mio ausilio”.
Il riferimento è a Umberto Pomilio (1890-1964) che, negli anni venti del Novecento, creò una società per la produzione di idrato di sodio e cloro per elettrolisi e brevettò un metodo, che ebbe una certa popolarità in tempi di autarchia, per la produzione della carta dalla paglia. Il metodo fu applicato nella cartiera di Foggia e poi in varie fabbriche in Argentina.
Ma di Cavaliere meritano di essere lette anche altre poesie che si trovano in Internet:
http://www.poetare.it/cavalieri.html e che comprendono la storia romana in versi, da Cesare a Churchill, storia d’Inghilterra, due lombardi alla prima crociata, la storia di Milano, ecc.
Come giornalista collaborò ai più famosi giornali satirici dell’epoca e a quotidiani nazionali.