La partecipazione attiva come risposta all’indifferenza
Il corto di Silvia Pesce, proiettato ai Magazzini sul Po di Torino, non poteva scegliere cornice migliore, ponendo gli stessi ospiti a contatto col vero protagonista di questa pellicola: il fiume.
IL DOCUMENTARIO
La storia di Dora ci mostra una dottoranda fuorisede, dal nome quanto mai cucito alla perfezione, adottata dalla città di Gianduia e dei “turet” (le fontanelle con la testa di toro).
La giovane studentessa comprende che non basta l’astrattismo dei numeri e delle mere previsioni per riuscire ad accogliere l’anima di questo corso d’acqua ma bisogna viverlo e parlare con coloro che si confrontano, chiacchierano e respirano quotidianamente questa realtà.
Le acque imbrigliate
Torino e il Po si amano ma come in ogni relazione ci sono anche dei problemi. Le alluvioni e la siccità, figlie del cambiamento climatico; l’aumento degli argini che vanno a lenire gli equilibri millenari, a tal proposito proponiamo le parole di Marco, operatore della Protezione Civile:
“L’antropizzazione estrema è andata a creare conflitto con il naturale respiro dell’acqua. Bisognerebbe individuare zone della valle per dare spazio al fiume.”
Dighe e colate di cemento che attaccano l’ecosistema e le biodiversità che lo popolano, in particolar modo la fauna acquatica ed ornitologica (soprattutto papere e gabbiani).
Il non voltarsi
Il tratto documentaristico, le musiche composte ad hoc, il videomaking e la sceneggiatura hanno dato vita ad un progetto ambizioso, dove tutti e 16 i ragazzi coinvolti hanno contribuito nel cercare di porre la lente d’ingrandimento su un elemento che fa da sottofondo alla vita dei cittadini di Torino e che troppo spesso viene dato per scontato.
La partecipazione attiva parte da chi ne diviene esempio per gli altri, esattamente come hanno fatto questi ragazzi!