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C’è la neve, spargiamo il sale

Tempo di lettura: 3 minuti

L’ondata di neve e gelo ne ha causato un grande uso. Il 20 per cento del consumo mondiale di sale serve per eliminare il ghiaccio dalle strade: il sale consente il movimento delle persone e il trasporto delle merci, ma ha anche un effetto ambientale negativo. Il sale infatti non scompare e viene trascinato, dall’acqua liquida in cui si è sciolto, nei campi e nei fossi e fiumi circostanti

L’ondata di freddo del febbraio 2018 è stata caratterizzata da grandi nevicate, con conseguente formazione di ghiaccio, che hanno paralizzato per ore e giorni il traffico in strade di grande comunicazione e in molti aeroporti. Il ghiaccio si forma nelle strade dopo la pioggia o le nevicate in seguito ad un abbassamento della temperatura; l’acqua liquida aderente alle strade si trasforma in acqua solida, in ghiaccio, spesso in forma di sottili lastre aderenti al terreno, pericolosamente scivolose.

L’unica cosa da fare è trasformare l’acqua solida di nuovo in acqua liquida con procedure studiate da una vera e propria “scienza” dell’eliminazione del ghiaccio stradale. La più semplice soluzione consisterebbe nello spargere sul ghiaccio dell’acqua calda che faccia fondere il ghiaccio, ma questo richiede un grande consumo di calore ed è poco efficace perché il ghiaccio si forma di nuovo rapidamente, se le temperature restano inferiori a zero gradi Celsius.

La tecnica più diffusa consiste nello spargere sulle strade grandi quantità di cloruro sodico, il sale comune che è relativamente poco costoso; il sale si scioglie nell’acqua liquida o presente sotto forma di neve; la soluzione risultante resta liquida anche ad alcuni gradi sotto zero. Le società che gestiscono le strade di grande comunicazione, in vista di inverni freddi, predispongono al lato della strada dei sacchi impermeabili di plastica pieni di sale.

Una situazione di crisi può verificarsi quando si hanno ondate di freddo che ricoprono di ghiaccio grandi superfici stradali, e in questo caso la richiesta di sale aumenta improvvisamente.


280 milioni di tonnellate ogni anno
Il sale è un prodotto di largo consumo: può essere estratto da giacimenti sotterranei che costituiscono i residui di antichi mari evaporati, o dall’acqua di mare che contiene circa 30 grammi di cloruro sodico per litro, insieme ad altri sali di magnesio e potassio; una importante frazione del sale commerciale viene prodotto nelle saline per evaporazione, con l’energia solare, dell’acqua di mare.

Il cloruro di sodio viene prodotto nel mondo in ragione di circa 280 milioni di tonnellate all’anno; al primo posto fra i produttori c’è (come al solito, ormai, nelle statistiche merceologiche) la Cina, seguita dagli Stati Uniti, da India e da tanti altri paesi.

La produzione italiana di sale è di circa 3 milioni di tonnellate all’anno, con forti oscillazioni; in gran parte si tratta di sale estratto dai giacimenti sotterranei, soprattutto a Volterra in Toscana, in provincia di Agrigento e Palermo in Sicilia, e a Cirò Marina, in Calabria; in parte è ottenuto dalle saline solari di Margherita di Savoia in Puglia e di S. Antioco in Sardegna.

La maggior parte, circa 100 milioni di tonnellate all’anno, del sale prodotto nel mondo è impiegato dall’industria chimica per la produzione dell’idrato di sodio e del cloro per elettrolisi, e del carbonato di sodio. Una parte viene usata per l’alimentazione umana; ogni persona ha bisogno di circa un chilo di sale all’anno, il che corrisponde ad un fabbisogno di circa 7 milioni di tonnellate all’anno; altro sale è richiesto per l’alimentazione del bestiame, dall’industria delle carni e dei formaggi, dall’industria alimentare, per la concia delle pelli e in altre applicazioni. Il sale è stato, infatti, la prima sostanza usata per la conservazione degli alimenti e delle pelli già diecimila anni fa.

Salva vite umane
Circa il 20 per cento del sale prodotto nel mondo viene usato per eliminare il ghiaccio dalle strade. Il sale utile per la fusione del ghiaccio deve avere caratteristiche merceologiche speciali; non occorre che abbia un elevato grado di purezza, a differenza del sale alimentare e industriale che deve essere molto puro, ma deve essere in forma di cristalli di meno di un millimetro; solo così riesce a sciogliersi rapidamente nell’acqua liquida e nella neve. Per l’eliminazione del ghiaccio dalle strade in alternativa al cloruro di sodio si potrebbe usare (come fanno in alcuni paesi) il cloruro di calcio che si forma come inevitabile sottoprodotto nel processo di fabbricazione del carbonato di sodio partendo dal cloruro di sodio.

Lo spargimento del sale sulle strade salva molte vite umane, ha importanza economica perché consente il movimento delle persone e il trasporto delle merci, ma ha anche un effetto ambientale negativo: il sale infatti non scompare e viene trascinato, dall’acqua liquida in cui si è sciolto, nei campi e nei fossi e fiumi circostanti, con effetti dannosi per l’agricoltura perché molte piante non tollerano il contatto con acqua eccessivamente salina.

Scrive per noi

GIORGIO NEBBIA (1926-2019)
GIORGIO NEBBIA (1926-2019)
Giorgio Nebbia, scomparso all'età di 93 anni il 3 luglio 2019, è stato una delle principali figure del movimento ambientalista. Bolognese di nascita (nel 1926), è stato professore ordinario di Merceologia all’Università di Bari dal 1959 al 1995, poi professore emerito, insignito anche dottore honoris causa in Scienze economiche e sociali (Università del Molise) e in Economia e Commercio (Università di Bari; Università di Foggia). Le sue principali ricerche vertono sul ciclo delle merci, sull’energia solare, sulla dissalazione delle acque e sul problema dell’acqua. Per due legislature è stato parlamentare della Sinistra indipendente alla Camera (1983-1987) e al Senato (1987-1992). L'archivio Giorgio e Gabriella Nebbia è ospitato presso il centro di storia dell'ambiente della Fondazione Luigi Micheletti.