Tiziana C. Carena
Feltri, lane, carta, resine, semi essiccati, abbandonano le loro forme attraverso tessitura, ricamo, patchwork, miniaturizzazioni, per dare vita all’immaginario. Siamo alla ventesima edizione del “salone della creatività” dedicato alle arti manuali: le metamorfosi, il riciclo creativo dei materiali, in una parola la demiurgia tipica dell’homo sapiens – come suggerisce l’antropologo Arnold Gehlen nel suo libro L’uomo nell’era della tecnica (1957) – trionfano al Lingotto Fiere di Torino per“Manualmente”(svoltosi il 19-22 settembre 2019, in concomitanza con “Torino Benessere”, vero trionfo dell’eco-biologia), quasi a sottolineare la contiguità fra sviluppo dell’immaginario e benessere sostenibile.
Una funzione analoga alle funzioni della natura
L’immaginario è creazione di forme, funzione analoga alle funzioni della natura, inorganica (a esempio la formazione dei cristalli che sono forme costituite da molecole) e organica (il formarsi di organismi dalla differenziazione delle funzioni delle diverse cellule che è, ugualmente, costituzione di forme complesse). Immaginando, l’essere umano imita la natura e, imitandola, si conforma a essa: la tecnica, come scriveva Aristotele, nel IV secolo a. C., imita la natura. Conformandosi alla natura, essa nega il progetto di dominio sulla natura stessa sviluppato da una certa modernità e da una certa modernizzazione.
Tra natura-perla, dinosauri e abiti fatti a mano
Al salone, da Gannwood (Polonia) con le sue “perle in legno decorate” la natura-legno si fa natura-perla e assume vari colori che non sono propri né del legno, né della perla. La nostra realtà quotidiana diventa elastica e si contrae nei mobili per case di bambola in scala 12 presentate da Angela (Minimodern Style di Bosconero Torino) come nella natura i piccoli sauri che corrono lungo il muro sono soltanto le miniature dei grandi sauri, i dinosauri, la cui storia emerge dalle raccolte di fossili dei nostri musei di storia naturale.
Infine: lo stand “Il filo, l’ago, il colore – dipingere con l’ago”; di Catia da Mantova, dopo un viaggio in Bielorussia, inizia a dipingere con ago e fili: punto margherita, punto erba trasferiscono la realtà su tela senza il bisogno del pennello o della fotocamera. E una sfilata di capi di abbigliamento fatti rigorosamente a mano attraversa le varie epoche della moda a partire dagli anni Venti del XX secolo; un vintage sempreverde.