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Il sangue dei peccatori: razzismo, violenza e giustizia nel cuore dell’America profonda

| Valerio Calzolaio

Tempo di lettura: 3 minuti

Il sangue dei peccatori: razzismo, violenza e giustizia nel cuore dell’America profonda
Il sangue dei peccatori. Charon (“Caronte”), una contea immaginaria, ma verosimile, della Virginia, immersa in un passato oscuro. Un ottobre in anni recenti. Fondata secoli fa su sangue e tenebre, la piccola comunità ha visto susseguirsi innumerevoli tragedie: 1805, eccidio razzista bianco sugli indigeni; 1853, cannibalismo in inverno; 1901, epidemia di malaria; e via proseguendo.  […]

Il sangue dei peccatori. Charon (“Caronte”), una contea immaginaria, ma verosimile, della Virginia, immersa in un passato oscuro. Un ottobre in anni recenti. Fondata secoli fa su sangue e tenebre, la piccola comunità ha visto susseguirsi innumerevoli tragedie: 1805, eccidio razzista bianco sugli indigeni; 1853, cannibalismo in inverno; 1901, epidemia di malaria; e via proseguendo. 

Da un anno, lo sceriffo si chiama Titus Alexander Crown, il 36enne vinse a sorpresa: era cresciuto lì, amato quarterback della squadra di football, 1,88, possente (200 flessioni ogni due giorni) e di incarnato scuro (negritudine portata con fierezza); dopo l’università con borse di studio per meriti sia sportivi che accademici.

Aveva lavorato dodici anni come agente FBI, prima di farvi ritorno in seguito a un episodio molto cruento che ha lasciato scorie; vive con il padre Albert, battista pentecostale (il fratello minore, 31enne, risiede in un caravan all’altro capo della contea, falegname autodidatta); la mamma morì a 40 anni, lui aveva 13 anni, tutti ne sentono la mancanza. Ha una relazione stabile e fedele con la fioraia 37enne Darlene. È un uomo leale, duro, puntuale, ordinato, disciplinato, annota tutto e resta un gran lavoratore.

Negli ultimi quindici anni, Charon era stata teatro di due omicidi particolarmente efferati: una moglie aveva ucciso il marito fedifrago e una valigia conteneva i resti di un corpo sconosciuto. Sotto, continuavano a covare cose terribili. Quella mattina, qualcosa di sconvolgente accadde a scuola: ragazzi e ragazze uscirono in fretta, parlando del professore di geografia, un uomo bianco, che era stato ucciso.

Poco dopo, uno studente nero uscì urlando sulla scalinata, con un fucile in mano e una maschera di lupo nell’altra. Sembrava fuori di sé. Fece in tempo a dire di guardare nel telefono della vittima, forse stava per sparare, quando due uomini della squadra dello sceriffo lo abbattono. Sul cellulare e sul computer del professore trovarono prove di torture pedopornografiche ai danni di almeno sette ragazzini neri. Oltre ai due complici già noti, c’era un terzo uomo bianco, mascherato. Scatto di violenze.

Shawn Andre Cosby: una voce potente in ‘Il sangue dei peccatori’

Prima di diventare ottimo premiato scrittore Shawn Andre Cosby (Contea di Mathews, Virginia, 1973) ha svolto i lavori più disparati: buttafuori, operaio, giardiniere, manager di ferramenta, montatore di palchi, addetto alle pompe funebri. Un’esperienza che si è rivelata un tesoro inestimabile. Questo è il quinto romanzo (tradotti dal terzo del 2020), ancora una volta un’opera unica e coinvolgente, narrata in terza persona (con poche eccezioni) al passato. Al centro della storia, le persistenti tensioni razziali tipiche del Sud statunitense affrontate con grande efficacia.

Cosby fa pulsare le dinamiche collettive, innervate sulla storia complessa e meticcia delle varie comunità, che inevitabilmente presentano al loro interno sfumature e contraddizioni (non solo economiche, culturali o morali). Inoltre, un “poliedrico arazzo” abita anche in ciascuno dei personaggi. 

Stile narrativo e temi ricorrenti

In parallelo all’indagine sui recenti e cruenti fatti di sangue (da cui il titolo), spesso in primo piano emerge la vicenda della statua dei generali confederati. La banda di nostalgici suprematisti bianchi sta organizzando una marcia e una parata celebrativa (sullo stile di Charlottesville nel 2017), mentre molti neri vorrebbero vederla abbattuta. Lo sceriffo, consapevole del ruolo delicato che ricopre, cerca di mantenere l’equilibrio e di far rispettare la legge a tutti, santi e peccatori (“The Sinner”, ovviamente non fa riferimento al tennista Jannik Sinner!)

Thriller adrenalinico, giallo abbastanza, noir molto, nuovo eccelso crime sociale, hard-boiled religioso (verrebbe da dire) … meglio lasciar perdere le definizioni, ottima alta letteratura. Titus combatte l’alterigia (pensa prima di agire) e ripensa di continuo alla madre, ne uscì ateo: “Vecchio Testamento, Nuovo Testamento, erano solo parole con la p minuscola, scritte da zeloti per far pubblicità alla nuova setta che avevano fondato in memoria di un falegname morto!”.

Pensieri così sono ovunque, ostile alla religione sia come consolazione che come arma, ma con un forte senso etico. Sarà fortunatamente il fratello a prestargli la fibbia col coltello. Soliti riferimenti incidentali al diabete. Certo, rum e whisky, ma quando serve davvero ci vuole il Moonshine. Quel geografo era un fan sfegatato dei Grateful Dead.

“Il sangue dei peccatori” è un romanzo potente e coinvolgente, che ci costringe a riflettere su temi importanti e attuali come il razzismo, la violenza e la giustizia. Cosby ci offre un ritratto vivido e complesso della società americana, mostrandoci le sue luci e le sue ombre. Un romanzo da leggere assolutamente per chi ama il noir e la letteratura impegnata. 

Il sangue dei peccatori 

S. A. Cosby

Traduzione di Giuseppe Manuel Brescia

Noir

Rizzoli Milano

2024 (orig. All the Sinners Bleed, 2023)

Pag. 387 euro 19

Scrive per noi

Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, è stato deputato (1992-2006) e sottosegretario all’Ambiente (1996-2001). Ha pubblicato numerosi libri sul tema della migrazioni e dei profughi ambientali.