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Attivarsi per il cambiamento, influencer in campo

| Chiara Pedrocchi

Tempo di lettura: 5 minuti

Attivarsi per il cambiamento, influencer in campo

Sebastian Colnaghi ha solo 22 anni, ma tanta voglia di mettersi in gioco attivandosi in prima persona per la salvaguardia delle spiagge e del pianeta. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa di più del suo percorso, delle sue passioni e dei suoi progetti futuri.

Sebastian Colnaghi è nato a Milano il 18 novembre 2000, ma ha sempre vissuto a Siracusa, dove abita tuttora. Di professione fa il green influencer: da quando ha 7 anni partecipa alle attività di pulizia delle spiagge siciliane organizzate dalle associazioni ambientaliste, e ora che è cresciuto si occupa di organizzare delle giornate ecologiche in prima persona. Il suo intento è quello di spronare i giovani per aiutare tutti insieme il nostro mare, attualmente inondato di rifiuti di plastica. Solo negli ultimi due anni Sebastian ha trovato tre tartarughe marine della specie caretta caretta morte probabilmente a causa dell’ingestione di rifiuti di plastica, e persino un delfino. 3 anni fa rientrando da un’immersione (Sebastian ha infatti 4 brevetti, 2 di apnea e 2 di bombole) ha incontrato un subacqueo che aveva trovato sul fondale una tartaruga marina. Insieme si sono accorti che aveva ingerito un amo da pesca: hanno così deciso di contattare l’associazione Sea Shepherd,che l’ha ritirata e portata nel primo centro di recupero. Da lì Sebastian si è rimboccato le maniche perché le cose cambino.

Molti definiscono Sebastian Colnaghi un green influncer: ti ritrovi in questa definizione? Se sì, quali responsabilità senti di avere nei confronti di chi ti segue?

Io penso che il green influencer sia un personaggio social in grado di influire positivamente nelle vite di tutti, spronandoli a fare gesti positivi per l’ambiente, a fare la differenziata e a contribuire a migliorare le condizioni del nostro pianeta. Quindi sì, mi ritrovo assolutamente in questa definizione.

Scopritore di rettili

Sfogliando il tuo profilo Instagram da più di 2 milioni di follower si nota subito la tua passione per il mondo dei rettili e soprattutto per quello dei serpenti: mi racconti come è nato questo interesse e soprattutto la storia della scoperta della Vipera aspis hugyi?

Sono sempre stato appassionato di animali perché da piccolo ho avuto la fortuna di abitare in una casa al mare: lì giocavo con le lucertole che trovava mio padre. Anche se mi spaventavano, già allora mi sentivo attratto dai serpenti. Un giorno durante un’escursione in un fiume mi sono trovato davanti una biscia d’acqua: poiché non morde e non è velenosa ho potuto prenderla in mano e l’ho trovata affascinante. Da lì è nato il mio amore per i serpenti. Sono poi entrato in contatto con Matteo Di Nicola, che è un ricercatore e biologo di Milano con cui tutt’ora collaboro girando insieme per l’Italia alla scoperta delle varie specie di rettili, soprattutto le vipere.

In Sicilia e nel meridione in generale c’è solo una specie di vipera: la Vipera aspis hugyi, caratterizzata da un disegno dorsale.
Nel settembre del 2020 ho ricevuto una chiamata, ci troviamo nei dintorni della Necropoli di Castelluccio, nel territorio di Noto. Due operatori dell’Azienda Regionale delle Foreste Demaniali decespugliando una zona notarono uscire dalle sterpaglie un insolito rettile, un serpente di notevoli dimensioni. Mi contattarono con la speranza di poter identificare il rettile, capii che si trattava di una Vipera di una colorazione insolita, monocromatica, detta anche concolor; varietà che finora era stata trovata solo in un’altra sottospecie di Vipera aspis, limitatamente ad alcune zone alpine di Piemonte e Val D’Aosta. Capendo l’importanza del ritrovamento mi feci mandare le coordinate del luogo e tutto il materiale fotografico e videografico dell’accaduto e mi misi subito in contatto con il mio collega Matteo Di Nicola, erpetologo di Milano, per procedere alla stesura di una nota scientifica che è stata pubblicata dalla rivista scientifica statunitense “Herpetological Review”. Questa specie era già presente in altre parti d’Italia, per esempio sulle Alpi, ma non era stata mai segnalata in Sicilia: probabilmente ne esisteva già una piccola popolazione, ma solo dopo la nostra scoperta è stata segnalata la presenza di un solo altro esemplare.

Nello studiare queste vipere così da vicino non hai mai avuto paura potessero farti del male?

C’è una paura atavica di questi animali, ma la paura nasce dalla mancanza di conoscenza. In linea di massima le vipere non vanno toccate, e se noi lo facciamo usiamo i guanti per spostarle e misurarle prima di rimetterle in libertà. Se c’è la passione per studiarle, poi, si va anche oltre la paura.

Salvaguardia delle spiagge

Un’altra tua passione è quella del sub: qual è stata l’immersione più mozzafiato che tu abbia mai fatto?

Nell’area marina protetta del Plemmirio c’è una statua che raffigura una sirena dedicata a Rossana Maiorca, morta alcuni anni fa, che faceva record con la monopinna, ricordando una sirena. La scultura è opera di Pietro Marchese, un artista siracusano, ed è stata posizionata a 20 m di profondità. Da quando ho iniziato a fare apnea ho avuto l’obiettivo di arrivare a toccarla: ho fatto due corsi, poi sono uscito insieme ad altri sub e alla fine ci sono arrivato. È stata un’emozione grandissima.

sebastian colnaghi

Un’altra esperienza che mi ricordo è quando qualche anno fa ho deciso di avventurarmi oltre: in apnea ero arrivato a massimo 22 metri, e volevo toccare i 25 o i 30. Sono andato al largo con un amico e ho iniziato a scendere. Toccando la profondità di 25 metri ho deciso di scendere ancora almeno un metro, ma non riuscivo più a compensare, quindi ho fatto l’errore di proseguire per toccare il fondo. Toccato il fondo ho sentito un botto nell’orecchio: mi sono bucato il timpano. Da lì non ho più capito nulla, ho iniziato la risalita ma in obliquo al posto che in verticale perché non avevo più equilibrio: mi ha dovuto aiutare il mio amico. È stata una bruttissima esperienza, ora sto bene ma ho ancora paura di scendere in apnea.

Ho visto che tra le tue varie attività ti occupi anche di salvaguardia delle spiagge: quali iniziative hai organizzato e come sono andate?

Fino a oggi ne ho organizzate circa trenta, grazie anche alla collaborazione del sindaco di Siracusa che mi ha appoggiato e fornito la ditta di smaltimento rifiuti che si occupava di smaltire quelli raccolti e mi dava il materiale necessario. Dopo aver lanciato l’evento sui social ed essermi assicurato che venga ricondiviso da più persone possibili ci si ritrova sul luogo dell’evento: io di solito porto i sacchetti e chiedo di portare i guanti e la buona volontà. Cerchiamo di piantare un semino positivo nella testa delle persone.

Migliorare lo stato del nostro pianeta

Un’ultima domanda: quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho finito in questo periodo di scrivere un libro, che uscirà tra quattro mesi in tutte le librerie d’Italia e parla della storia della mia vita da quando sono nato ad oggi e di tutte le attività che ho svolto con anche messaggi per migliorare lo stato del nostro pianeta. E poi vorrei continuare a organizzare giornate ecologiche, non solo in Sicilia ma anche in giro per l’Italia.

Non resta che augurare a Sebastian un grande in bocca al lupo per il lancio del suo libro e sperare che il suo messaggio raggiunga il maggior numero possibile di persone.

Scrive per noi

Chiara Pedrocchi
Chiara Pedrocchi
Laureata in triennale in Lettere Moderne all’Università di Siena e in magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia all’Università di Torino. Oltre che per .eco scrive per Scomodo e VeganOK, e in passato ha collaborato con Lo Sbuffo e ViaggiNews.com. Aspirante giornalista, si interessa di ambiente, diritti umani e sessualità.