Primavera ambientale, quando rinascita vuol dire rivoluzione
Ferdinando Cotugno torna in libreria con un’opera che ci ricorda uno degli slogan più utilizzati dalla generazione Fridays for Future: “Time is now”. Il libro Primavera ambientale. L’ultima rivoluzione per salvare la vita umana sulla Terra ci dice una sola cosa: ora è il momento di agire, il momento di fare la rivoluzione ecologica.
L’ultima fatica letteraria del giornalista Ferdinando Cotugno, da anni impegnato nel racconto e analisi del cambiamento climatico, tratta di una primavera specifica e di una rivoluzione specifica.

Il giornalista, che con il giornale “Domani” porta spesso in prima pagina la vera crisi del secolo, ora raccoglie il materiale, centellinato negli articoli e nella sua newsletter, in un’unica opera saggistica: un vero e proprio manuale per la rivoluzione perfetta. Come tutti i manuali che si rispettino, si procede per fasi. I capitoli possono essere considerati come i diversi step per una nuova primavera ambientale, in cui il termine primavera può intendersi tanto come rinascita, quanto come rivoluzione.
Tra Antropocene e Capitalocene
Si parte dalla diretta interessata, una Terra i cui abitanti vivono nell’era che dall’Antropocene passa al Capitalocene. Un mondo, le cui leggi sembrano dettate non più dall’uomo ma dal capitale che può produrre, con un unico grande problema: il capitale è di pochi e soprattutto per pochi; le conseguenze dei pochi azionisti che ne fanno uso sono, invece, per tutti.
Il clima però è di tutti: dei giovani e dei vecchi, degli europei e degli africani, degli animali, delle piante e degli umani. Salvarsi da questa strettoia della storia e da questa tempesta è un modo per ricucire e addomesticare il futuro, è un atto di speranza e amore.
Ed è dal primo capitolo, dal primo step della rivoluzione, che emerge la parola che ci accompagnerà lungo tutta la lettura: cosmogonia. La creazione del nuovo mondo può passare solo attraverso i suoi fruitori, coloro che hanno maggiormente collaborato alla distruzione di quello precedente: gli umani.
Sembrava più difficile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo; oggi però i due epiloghi arrivano, insieme, sono due pezzi della stessa storia.
Se avere giustizia vuol dire fare una parte di rivoluzione
Grande protagonista della scorsa Cop, la giustizia è il terzo passaggio necessario per la rivoluzione ambientale, attraverso un vero e proprio processo. Partendo dal movente, direi in questo caso chiarissimo, e da alcune testimonianze, da qui l’importanza dei dati e i report, la strada per la giustizia climatica è ormai battuta, basta, solo, incamminarsi.
Nel 2030 moriranno 530.000 persone ogni anno per cause direttamente collegate alla crisi climatica: l’1% sarà nei paesi ricchi, il 99% nei paesi poveri.

I dati ci sono. Ed è proprio analizzando quest’ultimi che si comprende come la lotta contro la crisi climatica sia una delle lotte più intersezionali di sempre. In un passaggio del libro, si spiega chiaramente quanto i cambiamenti climatici siano razzisti, sessisti, patriarcali, omofobi e transfobici. Diventa così abbastanza evidente lo step, e il capitolo, successivo. Per una vera lotta che si rispetti, per una cooperazione che richieda inclusione e quindi giustizia, bisogna passare necessariamente per un conflitto: una contrapposizione contro i veri nemici della lotta al cambiamento climatico. Secondo l’autore, il conflitto è da intendersi come un gigantesco atto creativo che, per quanto possa sembrare assurdo, deve partire necessariamente da noi, con una nuova cooperazione umana per una sollevazione globale: “per trasformare il capitale culturale degli ultimi cinque anni in capitale politico”. È questa la vera ricchezza e, come la giustizia, è un’altra invenzione antica, si chiama politica.
Persone sono già scese in piazza, si sono battute e si battono per arrivare ad una completa inclusione sociale. Per arrivare a quella parola che racchiude l’ultimo step della rivoluzione: noi.
Noi, l’ultimo passo per la rivoluzione
Nell’ultima parte che riguarda noi, l’insieme di “io”, l’autore si prende spazio, per un racconto che supera il personale e tocca l’intimo. Non lo fa solo per il ricordo di quella persona che è fine ed inizio di ogni cosa, per lui. Lo fa, per ricordarci che siamo tutti così simili in questa lotta. Custodiamo il mondo e le possibilità umane non solo per chi lo abiterà, ma anche per chi lo ha abitato e ce ne ha mostrato il valore. Quando parliamo di lotta contro il clima per l’umanità, dobbiamo intenderla nel modo più universale possibile, scavalcando il lasso temporale del presente, per prendere la rincorsa nel passato e lanciarsi nel futuro.
Salvare l’umanità significa salvare la memoria di chi ha vissuto prima di noi, affinché vi possa ancora essere qualcuno che si ricordi di loro, e di noi, in futuro. Nessuna storia, nessuna memoria sopravviverà in un mondo inabitabile per l’uomo, semplicemente perché non ci sarà più nessuno a raccontarla. Questo libro a tappe, verso la rivoluzione, è un libro di speranza. L’obiettivo è che venga riconosciuta dall’intera comunità, per essere imposta al potere e per farla diventare essenza e obiettivo della più incredibile e faticosa, per gli studenti che dovranno studiarla nel prossimo secolo, rivoluzione di tutti i tempi.
Sì, ma tu, cosa vuoi? Questo. Salvarmi. La più grande esperienza collettiva dei nostri tempi.
Scrive per noi

- Dopo aver conseguito la doppia laurea triennale nel dipartimento di Lettere moderne all’Università degli studi di Torino e Université Savoie Mont-Blanc, ottiene la laurea magistrale binazionale in Filologia moderna all’Università Sapienza di Roma e Sorbonne Université di Parigi. È fondatrice e autrice del blog “Grandi Storielle”.
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