Un popolo, la foresta pluviale e la lotta per la sopravvivenza
Si è svolta, a Bologna, la seconda edizione del Green Social Festival, dedicato alle città dell’altro mondo. Durante il festival
Si è svolta, a Bologna, la seconda edizione del Green Social Festival, dedicato alle città dell’altro mondo. Durante il festival ci sono stati numerosi laboratori, mostre e proiezioni di cortometraggi e video-installazioni per capire come il mondo stia affrontando il tema di un futuro più pulito.
Il festival è promosso da Goodlink e dal Comune di Bologna, patrocinato da: Commissione Europea, Ministero dell’Ambiente, Regione Emilia Romagna e Provincia di Bologna, in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna, Expo 2015 e Rete Città Sane (Organizzazione Mondiale della Sanità) e con la partecipazione di Ascom Bologna, Unindustria Bologna, Legacoop e Cna Bologna.
«A coloro che sostengono il fervido appello del carburante bio-fuel come l’alternativa ecologica al petrolio, io dimostro il contrario. Il bio-fuel non è né ecologico, né alternativo, soprattutto in Malesia. Due popolazioni indigene – piccole in statura, in numero e piccole agli occhi del governo – stanno perdendo o hanno già perso la foresta pluviale, a causa del disboscamento e definitivamente per la piantagione della palma da olio. La Malesia è il secondo produttore al mondo di questa pianta dopo l’Indonesia. Questa statistica impressionante è stata raggiunta a causa del sacrificio involontario delle minoranze etniche» .
Ecco la sintesi di James Whitlow Delano autore dell reportage fotografico presentato al Green Social Festival. Il servizio è composto da circa quaranta fotografie in bianco e nero, che costituiscono un’indagine sul carburante bio-diesel e su un particolare tipo di produzione, quella che si ottiene dalla coltivazione di una palma prodotta soprattutto in Malesia.
Le fotografie di Delano raccontano la storia di queste terre martoriate da una modalità di produzione sconsiderata, che sta devastando una popolazione indifesa e un territorio che è una grande risorsa per l’umanità. La Foresta Pluviale con i suoi 130 milioni di anni, con un patrimonio di piante medicinali ancora sconosciute, con le sue 200 specie di animali terrestri, tra cui l’homo sapiens; con le sue 300 e più specie di uccelli e 14.500 specie di piante, rappresenta un tesoro da proteggere. Invece si sta progressivamente trasformando in un deserto “verde” caratterizzato ormai da una specie arborea esotica (palma da olio africana), tanta erba, alcune felci e quasi nessun terriccio. Pochi si arricchiscono, molti ci rimettono, noi compresi.
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LT
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