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Ambiente Europa-Italia: le associazioni danno il voto per le Europee 2024

| Redazione

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Ambiente Europa-Italia: le associazioni danno il voto per le Europee 2024
A poche settimane dall’appuntamento elettorale europeo, due rapporti del WWF illustrano quanta Europa c’è nell’ambiente italiano e le posizioni dei principali partiti sulle questioni più urgenti della crisi climatica che (si spera) saranno la priorità del futuro Parlamento europeo. Manca sempre meno alla quattro giorni di elezioni europee che vedranno, dal 6 al 9 giugno, […]

A poche settimane dall’appuntamento elettorale europeo, due rapporti del WWF illustrano quanta Europa c’è nell’ambiente italiano e le posizioni dei principali partiti sulle questioni più urgenti della crisi climatica che (si spera) saranno la priorità del futuro Parlamento europeo.

Manca sempre meno alla quattro giorni di elezioni europee che vedranno, dal 6 al 9 giugno, un potenziale bacino di 373 milioni di cittadini europei andare a votare nei seggi dei 27 paesi membri per rinnovare la composizione del Parlamento Europeo. I nuovi 720 parlamentari avranno il compito di approvare la composizione della futura leadership dell’Unione Europea in carica fino al 2029, la quale dovrà affrontare alcune delle questioni più urgenti che il blocco europeo abbia mai conosciuto. Dalla gestione del conflitto ai confini orientali alla potenziale inclusione dell’Ucraina all’interno dell’Unione, dal rafforzamento dell’economia alla sempre più pressante crisi migratoria, passando per le pericolose derive di estrema destra all’interno di gran parte degli stati membri: la prossima Commissione dovrà stabilire piani d’azione ambiziosi con un margine d’errore minimo per evitare di perdere un già fragile e precario equilibrio politico, economico e sociale.
La questione ambientale
Una grande attenzione dovrà essere riservata anche alla questione ambientale. A pochi giorni dall’appuntamento elettorale, le proiezioni sembrano confermare un trend (già osservato a livello nazionale nei paesi europei) che vedrebbe il baricentro dell’europarlamento spostarsi in modo più deciso a destra, aprendo la possibilità di una futura maggioranza la cui agenda politica non avrebbe tra le priorità la lotta al cambiamento climatico. Nonostante l’”ondata verde” di 5 anni fa, gli ambiziosi piani di politiche per contrastare la crisi ambientale approvati in sede europea negli ultimi anni (come il Green Deal e i pacchetti di finanziamenti per favorire la transizione ecologica contenuti nel Next Generation EU) e una consapevolezza ormai abbastanza diffusa a Bruxelles della necessità di affrontare l’emergenza ambientale, solo i prossimi 5 anni potranno dimostrare quanto (e se) sarà green l’approccio della futura Commissione europea.

Incognita astensionismo

In Italia, circa 54 milioni di cittadini saranno chiamati a votare per eleggere la quota di 76 parlamentari spettanti al nostro paese. Secondo gli ultimi sondaggi, le preferenze degli elettori italiani confermeranno a livello europeo la composizione del nostro Parlamento, con Fratelli d’Italia in testa, seguita dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, mentre rimane grande l’incognita astensionismo. Anche nel nostro paese, quindi, le proiezioni vedrebbero assegnata la maggioranza dei parlamentari ai partiti di destra attualmente al governo, i quali non hanno come priorità principale la lotta alla crisi climatica e l’attuazione rapida ed efficace della transizione ecologica. Questo nonostante sia la sempre più urgente necessità di contrastare l’emergenza ambientale (che martoria il nostro paese con eventi climatici estremi, siccità e inquinamento dell’aria delle nostre città), sia una serie di relativamente grandi passi avanti, a livello di legislazione e di finanziamenti, compiuti grazie all’intervento europeo negli scorsi anni.

C’è molta Europa nella nostra vita

Il dossier L’Europa per l’ambiente e i cittadini: il caso Italia redatto dall’Osservatorio WWF sulle Elezioni Europee 2024 analizza proprio “quanta Europa c’è nell’ambiente italiano”: nonostante la strada da fare sia ancora lunga, WWF osserva come l’intervento europeo in tema ambientale stia effettivamente dando i suoi frutti anche in Italia.
Nel 2019, con Il Green Deal, l’UE restituiva all’ambiente un ruolo primario all’interno della società e si poneva l’obiettivo di raggiungere la completa neutralità climatica entro il 2050, con un taglio delle emissioni di almeno il 55% entro al 2030 rispetto ai livelli del 1990. Includendo pacchetti come il “Fit for 55” (volto a riallineare la normativa europea agli obiettivi previsti al 2030) e il “Repower EU” (lanciato a maggio 2022 in risposta alle perturbazioni del sistema energetico mondiale), ma anche strategie, direttive e piani d’azione (come ad esempio il Piano d’azione per l’economia circolare e la Strategia Farm to fork), il Green Deal ha segnato dei “punti d’avanguardia per la tutela dell’ambiente”, soprattutto con la già citata Legge europea sul clima, che ha reso giuridicamente vincolante l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, ma anche con la Nature Restoration Law, che fissa per i Paesi Membri l’obbligo di ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. A livello normativo, anche il diritto ambientale italiano è basato su principi di derivazione comunitaria: dal principio “chi inquina paga” fino al più recente del “Do No Significant Harm”, ma anche norme recepite nel nostro ordinamento giuridico dai trattati europei.  Ad esempio, con il Trattato di Amsterdam che, con la sua entrata in vigore nel 1999, ha per la prima volta stabilito una necessità di integrare la protezione ambientale nelle politiche e nelle attività comunitarie, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile.

Non solo PNRR

La presenza Europea in Italia si fa forte anche a livello finanziario. Il dossier WWF prosegue la sua analisi elencando gli ingenti contributi economici europei per la lotta al cambiamento climatico, primo fra tutti l’imponente piano per la ripresa post-pandemica Next Generation EU, un totale di 191 miliardi spendibili dal nostro paese con un focus soprattutto sulla transizione verde e digitale. L’Italia, come ogni membro, ha dovuto presentare un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) coerente con il Green Deal e con il vincolo di destinare almeno il 37% dei finanziamenti alla sfida della transizione ecologica. Nel nostro paese, nonostante difficoltà e ostacoli nella definizione e attuazione dei fondi, la missione 2 del PNRR è proprio quella della “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, con un totale di 55,52 miliardi di euro stanziati suddivisi in 4 aree d’azione, ovvero l’agricoltura, le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico e la tutela delle risorse idriche. Al Next Generation EU si uniscono poi ulteriori piani di finanziamenti specificamente rivolti alla tutela di biodiversità ed ecosistemi, come il programma LIFE e i due cluster tematici (“Clima, energia e mobilità” e “Alimentazione, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente”) del programma Horizon Europe.

Natura e clima, cosa aspettarsi dai partiti

Notevoli passi in avanti sono stati fatti, ma la strada è ancora lunga e l’impegno richiesto per attuare la transizione verde il prima possibile è ancora tanto. Per questo, il secondo dossier pubblicato dall’Osservatorio WWF sulle Elezioni Europee 2024 Elezioni Europee: tutte le risposte dei partiti su clima, ambiente e natura raccoglie le posizioni dei partiti italiani candidati per ottenere seggi al Parlamento Europeo in merito alla questione ambientale. Il WWF ha inviato ai 9 partiti  che partecipano alle elezioni un questionario con domande vertenti su Cambiamento climatico, Natura, Agricoltura e alimentazione e Dimensione sociale ed economica della transizione verde; di essi, solo 5 hanno risposto e reso esplicito il loro grado di vicinanza o distanza dalle istanze e priorità politiche espresse nel “Manifesto WWF” e nell’appello delle “10 richieste per le Elezioni europee su natura e clima” che l’Organizzazione ha adottato chiedendo ai leader politici di sostenerle nella prossima legislatura europea. Incrociando i dati e cercando, ove possibile, di ovviare alla mancata risposta di alcuni partiti (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Italia Viva) con le posizioni espresse dai rispettivi partiti europei di appartenenza, WWF ha potuto stabilire una “classifica” dei gruppi politici più allineati alle sue richieste per la tutela dell’ambiente e più vicini alla questione ambientale.
Promossi e non
Stando alle risposte ottenute, Allleanza Verdi e Sinistra  e Movimento 5 Stelle, si rivelano i partiti più allineati con le richieste del WWF, essendo entrambi favorevoli al rafforzamento del Green Deal, agli obiettivi di neutralità climatica e di passaggio alle rinnovabili, oltre che alle azioni sulla tutela degli ecosistemi, sul passaggio ad un sistema di alimentazione sostenibile e sulle politiche sociali per rendere la transizione non solo verde ma anche “giusta”. Anche il Partito Democratico e +Europa sono sostanzialmente concordi con le posizioni del WWF, ad eccezione degli obiettivi di neutralità climatica e di abbandono del fossile, ritenuti troppo rigidi e “vicini” per poterli effettivamente raggiunge.
Segue Azione, allineato con il WWF solo sulla necessità di ampliare i finanziamenti UE per garantire una transizione verde ed equa per tutti; su tutti gli altri punti, il partito guidato da Carlo Calenda si trova in parziale disaccordo o in totale opposizione con le richieste del WWF, non avendole nel proprio programma come piorità o essendo contrario a termini e modalità con le quali raggiungere determinati obiettivi in sede europea.
La destra, grande assente
Grandi assenti sono i partiti di centrodestra e Italia Viva di Matteo Renzi, la cui posizione sulle questioni poste dal WWF rimane decifrabile soltanto da fonti “esterne” alla ricerca. WWF ha infatti cercato di analizzare le posizioni dei partiti europei a cui appartengono (il Partito Popolare Europeo per Forza Italia, Identità e Democrazia per la Lega, Conservatori e Riformisti per Fratelli d’Italia e il gruppo Renew Europe per Italia Viva), votazioni di leggi e dichiarazioni dentro e fuori le sedi istituzionali per tentare di delineare il grado di allineamento con le sue richieste. Ad esempio, il voto contrario all’unanimità dei tre partiti di maggioranza del nostro governo durante l’approvazione della Nature Restoration Law può considerarsi indicativo dell’opposizione di FdI, Fi e Lega alle richieste dell’Organizzazione di tutela della biodiversità, degli ecosistemi e delle aree naturali in Europa; o ancora, le numerose dichiarazioni di membri del partito della Premier Giorgia Meloni o della Lega di Matteo Salvini sono rivelatorie della contrarietà di questi partiti alle politiche del Green Deal europeo. Più ambigua invece la posizione di Italia Viva, che tende ad appoggiare determinate strategie d’azione ma ad opporsi fermamente ad altre: il partito Europeo (PDE) a cui aderisce quello di Matteo Renzi e che confluisce nel gruppo Renew Europe con Azione, sostiene l’adozione del Green Deal senza però nessuna novità rispetto alla legislazione già adottata; sempre il PDE è favorevole all obiettivo del 90% di emissioni in meno entro il 2040, ma ritiene comunque troppo ravvicinate le date fissate per il graduale abbandono del fossile.

L’urgenza di una transizione ecologica

Il nostro pianeta e la nostra sicurezza sono minacciati dalla crisi climatica e dalla perdita di biodiversità – sostiene il WWF -; alle Elezioni di giugno, avremo l’opportunità di eleggere un nuovo Parlamento europeo e chiedere alle Istituzioni UE di impegnarsi per costruire un futuro più sicuro, giusto e sostenibile. Non possiamo perdere questa opportunità”. L’appello dell’organizzazione si unisce alle voci di migliaia di ambientalisti, attivisti, associazioni e cittadini che chiedono a gran voce un più deciso ed efficace impegno europeo nella battaglia contro il cambiamento climatico.

Nonostante i tanti passi avanti compiuti negli ultimi anni a Bruxelles, anche in modo bipartisan, nell’affrontare le tematiche più urgenti della crisi climatica, la speranza è che la prossima leadership europea non dimentichi l’urgenza di una transizione ecologica che riguardi tutti prima che sia troppo tardi.

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".eco", rivista fondata nel 1989, è la voce storica non profit dell'educazione ambientale italiana. Intorno ad essa via via si è formata una costellazione di attività e strumenti per costruire e diffondere cultura ecologica e sostenibilità.