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Pace, “PER AMORE DEL MIO POPOLO non tacerò”

| Laura Tussi

Tempo di lettura: 6 minuti

Pace, “PER AMORE DEL MIO POPOLO non tacerò”
A 30 anni dall’omicidio, con l’ispirazione del vescovo Nogaro, Agnese Ginocchio racconta Don Peppe Diana e il suo impegno per la pace in un’opera rock “Ecco come monsignor Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta e mentore spirituale di don Peppe Diana, presenta la sua predicazione: ‘La morale, l’onestà, la giustizia, la legalità sono come la […]

A 30 anni dall’omicidio, con l’ispirazione del vescovo Nogaro, Agnese Ginocchio racconta Don Peppe Diana e il suo impegno per la pace in un’opera rock

“Ecco come monsignor Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta e mentore spirituale di don Peppe Diana, presenta la sua predicazione: ‘La morale, l’onestà, la giustizia, la legalità sono come la fede. E bisogna presentare la difesa dell’uomo come si presenta la preghiera. Tu devi adorare Dio, ma se adori Dio, devi venerare anche l’uomo. E l’uomo lo veneri nelle stesse forme. Bisogna intervenire ogni qualvolta c’è l’abuso di umanità. Quando fai del male all’uomo vuol dire che offendi i comandamenti’.”

Nogaro, insieme a don Peppe Diana, si recava nelle scuole per parlare agli studenti della necessità di combattere la camorra. Il vescovo è stato sempre un difensore del parroco, anche quando è stato diffamato, come nel vergognoso intervento dell’avvocato e parlamentare Gaetano Pecorella durante il processo per l’omicidio.

Don Diana, morto da martire

“Perché dovrebbe essere santificato don Diana?”, gli chiese Repubblica alcuni anni fa. “Perché è morto da martire. Il martire un tempo era sempre considerato santo. Anche se era un povero uomo. Per principio era così. Noi dovremmo ripartire da questo. Don Diana era un sacerdote che ha sempre testimoniato la sua coerenza nella fede e nell’uomo e ha pagato con la vita l’amore per il suo popolo. I santi sono proprio questi.”

Nogaro ha vissuto momenti difficili durante il processo, quando fu citato come testimone e interrogato dall’avvocato Pecorella. Rimase mortificato dalle insinuazioni e dalle calunnie contro don Diana.

Don Peppe emerge come un sacerdote devoto al Vangelo, che si prende cura del suo popolo e si batte contro la camorra. Il suo documento del Natale 1991, ‘Per amore del mio popolo’, è un grido di dolore e un richiamo alla responsabilità dei credenti.

Il 19 marzo 1994, cinque colpi di pistola cercarono di silenziare per sempre la sua voce, ma ancora oggi continua a indicare la strada del cambiamento.

Dalla testimonianza di monsignor Nogaro nasce l’Opera rock della cantautrice per la Pace Agnese Ginocchio, dedicata a don Peppe Diana, “Martire per la Libertà e Testimone di Pace”, per il trentesimo anniversario. Un Poema d’amore nel segno della memoria e dell’impegno.

La prima parte del brano fu composta per il decimo anniversario nel 2004 e ora è stata completata e pubblicata per il trentesimo anniversario nel 2024. Gli arrangiamenti sono a cura del Maestro Niki Saggiomo di Napoli, che ha incluso chitarre, tammorra e altri strumenti dal vivo.

Un’ “opera rock “ per don Diana che si sviluppa su tre ritmi

Sulle note lente della chitarra, parte l’introduzione del brano, inizia con una parte del messaggio di Don Peppe Diana tratto dal documento “Per Amore del mio popolo” diffuso nel Natale dell’anno 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da Don Peppe Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe. “Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Coscienti che dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco da ogni ambiguo compromesso. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno”.

Nella seconda parte, prima della strofa, il ritmo riprende il medesimo andamento, anche nella seconda parte della seconda strofa. Sul suono incalzante e ritmato della tammorra, la voce recita un messaggio confuso che evoca guerra, crimine, malavita e morte, incitando alla violenza contro il proprio fratello. Questo contrasta con il messaggio di pace e denuncia di Diana, delineando il profilo del camorrista come vittima della sua stessa confusione e irrequietezza, intrappolato in uno stato di guerra interiore.

Successivamente, la melodia assume un carattere più definito, contrapponendosi al precedente messaggio e richiamando i valori della nonviolenza, del perdono e della riconciliazione. La musica culmina nell’accensione del finale, enfatizzando la frase chiave del documento di Diana, “Ama il prossimo!”, e gli incisi “Come te stesso!” e “AMA!”, che sottolineano l’importanza dell’amore nel desiderare il bene dell’altro e nel respingere la violenza.

Il titolo del brano, “La Pace, la Giustizia, la Libertà sono contrari a ogni forma di violenza e di guerra”, richiama il messaggio di Diana e rende omaggio al suo impegno per la pace, la giustizia e la verità nel trentesimo anniversario del suo martirio.

Agnese Ginocchio ringrazia il prof. Emilio Diana, fratello di Don Peppe, per aver partecipato alla cerimonia commemorativa e per aver contribuito alla deposizione del testo del brano sull’altare del martire. Inoltre, vengono ringraziate le “Scuole di Pace” per la collaborazione nella realizzazione del video e viene menzionata la partecipazione di monsignor Raffaele Nogaro nelle scene.

Il video include anche scene delle manifestazioni della Fiaccola della Pace, durante le quali è stato piantato un Albero della Pace dedicato a Don Diana per il trentesimo anniversario.

Il documento scritto e distribuito il giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della foranìa di Casal di Principe, “PER AMORE DEL MIO POPOLO non tacerò”

Il documento diffuso a natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe

Siamo preoccupati

Siamo profondamente preoccupati mentre assistiamo impotenti al dolore di numerose famiglie che vedono i loro figli cadere vittime o coinvolti come mandanti nelle reti della camorra. Come membri battezzati in Cristo e pastori della Forania di Casal di Principe, sentiamo pesantemente la nostra responsabilità di essere un “segno di contraddizione” in questo contesto.Siamo consapevoli che, in quanto Chiesa, dobbiamo educare con la parola e con il nostro esempio di vita, attenendoci alla prima beatitudine del Vangelo: la povertà intesa come distacco dal superfluo, come rifiuto di ogni compromesso ambiguo e di ogni privilegio ingiusto, come servizio esteso fino al totale dono di sé e come esperienza vissuta con generosità e solidarietà.

La camorra

La presenza della camorra oggi rappresenta una forma di terrorismo che semina paura, impone le sue leggi e cerca di radicarsi in modo endemico nella società campana. I camorristi fanno uso della violenza armata per imporre regole inaccettabili: estorsioni che hanno trasformato le nostre comunità in aree dipendenti, prive di autonomia e incapaci di sviluppo; corruzione diffusa nei settori edili, con tangenti che superano il venti per cento, scoraggiando anche gli imprenditori più coraggiosi; traffico illecito di droga, il cui consumo ha generato un crescente numero di giovani emarginati, rendendo disponibile manodopera per le organizzazioni criminali; conflitti tra diverse fazioni che colpiscono duramente le famiglie locali; e esempi negativi che influenzano pesantemente l’intera fascia adolescenziale, trasformandola in veri e propri terreni di coltura per la violenza.

Precise responsabilità politiche

È evidente che il deterioramento delle istituzioni civili ha facilitato l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra colma un vuoto di potere dello Stato, soprattutto nelle amministrazioni locali, caratterizzate da corruzione, burocrazia e favoritismi.

La Camorra costituisce uno Stato deviante parallelo a quello ufficiale, ma senza la struttura burocratica e gli intermediari che affliggono lo Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, sanitarie, eccetera, alimenta la diffidenza tra i residenti delle nostre comunità, generando un crescente senso di rischio e di inadeguata protezione dei legittimi interessi e diritti dei cittadini. Anche le carenze nella nostra azione pastorale ci spingono a riconoscere che l’azione della Chiesa deve diventare più incisiva e meno neutrale, permettendo alle parrocchie di riscoprire spazi per un ministero di liberazione, promozione umana e servizio.

Forse le nostre comunità necessitano di nuovi modelli comportamentali e, certamente, di realtà, testimonianze ed esempi credibili per affrontare questa sfida.

L’impegno dei cristiani

Il nostro impegno profetico di denuncia è un dovere imprescindibile che non possiamo trascurare. Dio ci chiama ad essere profeti:

  • Il Profeta agisce come una sentinella, osservando l’ingiustizia, denunciandola e richiamando l’originario progetto divino (Ezechiele 3,16-18);
  • Il Profeta attinge dal passato per comprendere il nuovo nel presente (Isaia 43);
  • Il Profeta promuove e vive la solidarietà nei momenti di sofferenza (Genesi 8,18-23);
  • Il Profeta indica la via della giustizia come prioritaria (Geremia 22,3 -Isaia 5).

Consapevoli che “il nostro aiuto è nel nome del Signore”, come credenti in Gesù Cristo, il quale, “al finire della notte, si ritirava sul monte a pregare”, riaffermiamo il valore anticipatorio della preghiera come fonte della nostra speranza.

Non una conclusione, ma un inizio

Appello

Le nostre Chiese hanno oggi un urgente bisogno di indicazioni concrete per elaborare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà. È fondamentale che promuovano serie analisi culturali, politiche ed economiche, coinvolgendo intellettuali finora troppo assenti da questi contesti problematici.

Ai nostri preti, pastori e confratelli, chiediamo di essere chiari nelle omelie e in tutte quelle occasioni in cui è necessaria una testimonianza coraggiosa. Alla Chiesa, chiediamo di non rinunciare al suo ruolo “profetico”, affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si traducano nella capacità di creare una nuova coscienza basata sulla giustizia, la solidarietà e i valori etici e civili (Lamentazioni 3,17-26).

Tra qualche anno, non vogliamo doverci pentire e dire con Geremia: “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… L’esperienza continua del nostro incerto vagare, in alto e in basso… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno.”

29 giugno 1992, Solennità dei SS. Pietro e Paolo

Forania di Casal di Principe
Parrocchie:

  • San Nicola di Bari, S.S. Salvatore, Spirito Santo – Casal di Principe
  • Santa Croce e M.S.S. Annunziata – San Cipriano d’Aversa
  • Santa Croce – Casapesenna
  • M.S.S. Assunta – Villa Literno
  • M.S.S. Assunta – Villa di Briano
  • Santuario di M.S.S. di Briano
Agnese Ginocchio con mons. Raffaele Nogaro

Scrive per noi

Laura Tussi
Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, fa parte dei Disarmisti Esigenti, gruppo membro della rete mondiale e premio Nobel per la pace ICAN.