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Il business delle armi e la cancellazione dei fiumi, lo strano caso di RWM Italia SPA

| Laura Tussi

Tempo di lettura: 7 minuti

Il business delle armi e la cancellazione dei fiumi, lo strano caso di RWM Italia SPA
Intervista a Massimo Coraddu, fisico, consulente di parte procedimenti giudiziari poligoni Quirra e Teulada e consulente tecnico delle associazioni che si ribellano alla fabbrica di armi RWM e alla sua espansione Lo stabilimento RWM Italia Spa, la cosiddetta “fabbrica di bombe” che si trova nel Sud Sardegna, è stata convertita dal 2010 in una struttura […]

Intervista a Massimo Coraddu, fisico, consulente di parte procedimenti giudiziari poligoni Quirra e Teulada e consulente tecnico delle associazioni che si ribellano alla fabbrica di armi RWM e alla sua espansione

Lo stabilimento RWM Italia Spa, la cosiddetta “fabbrica di bombe” che si trova nel Sud Sardegna, è stata convertita dal 2010 in una struttura militare, con la produzione orientata all’esportazione di armi. Nonostante le controversie ambientali e normative, l’azienda ha ottenuto le autorizzazioni per l’ampliamento dello stabilimento. In questa intervista parliamo della questione con Massimo Coraddu, fisico e consulente che conosce tutti i risvolti di questa vicenda.

RWM Italia Spa, una società controllata dalla multinazionale degli armamenti Rheinmetall, ha acquisito uno stabilimento nel sud della Sardegna nel 2010 dalla SEI (Società Esplosivi Industriali). Situato nella valle al confine tra i comuni di Domusnovas e Iglesias, lo stabilimento era originariamente dedicato alla produzione di esplosivi per usi civili, come cave e miniere. Dieci anni prima dell’acquisizione da parte di RWM, nonostante le proteste e l’opposizione della comunità locale, una linea di produzione per esplosivi e ordigni militari era stata aggiunta.

In breve tempo dopo il cambio di gestione, RWM ha riconvertito lo stabilimento esclusivamente per la produzione militare, eliminando completamente la produzione di esplosivi per usi civili. L’azienda ha poi focalizzato la sua attenzione sull’esportazione di armi, soprattutto verso paesi extraeuropei coinvolti in conflitti violenti, diventando un fornitore primario di bombe, mine, missili e proiettili.

Quali sono i casi più eclatanti di RWM rispetto alla produzione e all’export di armi?

Un esempio eclatante delle attività di RWM riguarda le forniture di bombe per aerei all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. Un ordine massiccio di circa 20.000 bombe, del valore di 400 milioni di euro, è stato utilizzato per bombardare la popolazione dello Yemen nel conflitto in corso dal 2016.

Quali sono le responsabilità dei vari governi che si sono susseguiti?

Le responsabilità dei vari governi italiani sono state evidenziate nel processo di autorizzazione delle esportazioni. Sebbene l’esportazione fosse stata inizialmente autorizzata dal governo di Matteo Renzi, il primo governo Conte ha successivamente sospeso le licenze di esportazione nel luglio 2019, a seguito dei gravi danni inflitti alla popolazione civile nello Yemen. Tuttavia, il governo Meloni ha ripristinato le licenze nel giugno 2023, nonostante le preoccupazioni etiche e umanitarie.

Come cambia il fatturato di RWM da quando vengono sbloccate le licenze di export di armi verso le petromonarchie dell’Arabia Saudita?

Il fatturato di RWM ha mostrato un aumento significativo dopo lo sblocco delle licenze di esportazione verso le petromonarchie arabe. Nel 2012, al momento della cessazione della produzione civile, il fatturato era di circa 42 milioni di euro, con profitti di 6,5 milioni. Nel 2019, il fatturato era cresciuto a oltre 114 milioni di euro, con profitti di oltre 25 milioni. Tuttavia, non c’è stata una crescita significativa nell’occupazione, con solo un aumento di 30 dipendenti nello stesso periodo.

Oltre all’Arabia Saudita e agli altri Emirati in quali vari paesi volti a seminare guerra e terrore è indirizzata la produzione RWM?

RWM ha ampliato il suo mercato includendo altri paesi coinvolti in conflitti armati, come la Turchia, a cui ha fornito bombe ad alta penetrazione, e ha stretto accordi con aziende come Uvision per la produzione e la commercializzazione di droni killer. Recentemente, ha anche dichiarato di essere coinvolta nella produzione di proiettili di artiglieria per l’Ucraina, alimentando ulteriormente i conflitti in corso. Nonostante l’aumento dei profitti, l’azienda continua a fare affidamento sulla manodopera interinale anziché assumere nuovo personale, dimostrando una priorità per il profitto a discapito delle condizioni lavorative.

Perché è stato necessario l’ampliamento dello stabilimento produttore di bombe?

L’ampliamento dello stabilimento produttore di bombe è stato necessario a causa della crescente domanda di ordigni, iniziata con lo scoppio della guerra in Yemen nel 2016, che ha saturato la capacità produttiva dell’impianto di Domusnovas-Iglesias. Di conseguenza, RWM ha avviato un vasto piano di potenziamento degli impianti a partire dal 2017, che includeva la costruzione di nuovi reparti di produzione, magazzini, strade, piazzali e persino un nuovo poligono per test esplosivi.

Perché l’area RWM è interessata da un forte rischio idrogeologico?

Tuttavia, la posizione dello stabilimento ha reso la realizzazione di queste strutture estremamente complessa. Situato in un’area che in gran parte non è destinata a scopi industriali e priva di servizi essenziali come acquedotto, fognatura e un depuratore per i reflui industriali, lo stabilimento è servito da una sola strada di accesso stretta, frequentata da mezzi pesanti carichi di ordigni ed esplosivi. Inoltre, è situato in una valle con pareti ripide e soggetta a frane, attraversata da un fiume che aumenta il rischio di inondazioni.

L’area è molto impattante in termini ambientalisti anche perché nei pressi si trova un importante territorio naturalistico. Puoi spiegare in cosa consiste?

L’area circostante è anche di grande valore ambientale, con la presenza di un’importante area naturalistica protetta, la Z.S.C. ITB041111 “Monte Linas Marganai”, e è interessata da rischi idrogeologici dovuti alle attività minerarie passate non bonificate.

La RWM è riuscita nei suoi obiettivi di ampliamento nonostante queste problematiche ambientaliste? E la Valutazione di Impatto Ambientale?

Nonostante le proteste diffuse e le evidenti sfide ambientali, RWM ha portato avanti il suo piano di ampliamento, frammentandolo in numerosi interventi separati e ottenendo le necessarie autorizzazioni edilizie senza una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), obbligatoria per le industrie chimiche che producono esplosivi.

Come si è posta la popolazione nella produzione di armi nel Sulcis? come si è svolta la protesta degli abitanti e dei cittadini?

La popolazione locale si è opposta alla produzione di armi nel Sulcis sin dall’inizio delle attività, e questa opposizione si è intensificata con la notizia dell’impiego delle bombe prodotte nella regione nella guerra dello Yemen e con i progetti di ampliamento di RWM. Le proteste sono state manifestate sia sul sito della fabbrica, con tentativi di ostacolare la produzione, sia presso le istituzioni responsabili dell’ampliamento, oltre che tramite azioni legali volte a bloccare le licenze di esportazione e i progetti di ampliamento.

Quindi RWM non è stata mai sottoposta alla VIA – Valutazione Impatto Ambientale?

Nel corso di un contenzioso legale protrattosi dal 2019 al 2021, i tribunali amministrativi hanno stabilito che RWM aveva ottenuto le autorizzazioni per l’ampliamento in modo irregolare e illegittimo. Il Consiglio di Stato ha sentenziato che il frazionamento del piano di ampliamento in numerosi progetti separati non era legittimo e che l’azienda avrebbe dovuto sottoporre l’intero piano a una Valutazione di Impatto Ambientale. Di conseguenza, sono state annullate alcune autorizzazioni chiave, inclusa quella per il poligono per test esplosivi e i reparti di produzione di ordigni. Nonostante ciò, RWM ha completato i lavori di ampliamento entro il 2021, trovandosi ora con strutture abusive che non possono essere utilizzate finché non verranno regolarizzate.

Quindi la RWM non si è rassegnata all’idea di poter rinunciare all’ampliamento?

RWM-Rheinmetall non ha accettato l’idea di rinunciare all’ampliamento dei suoi reparti e ha chiesto alla Regione Sardegna di condurre una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) retroattiva sulle opere realizzate illegalmente. L’azienda sostiene che un’esito positivo autorizzerebbe l’apertura dei reparti e l’avvio della produzione. Questa richiesta è stata criticata come una chiara forzatura delle normative, poiché la VIA dovrebbe essere condotta prima della realizzazione delle opere, non dopo. Tuttavia, la Regione Sardegna ha avviato la procedura per la VIA “postuma” del progetto di ampliamento dello stabilimento RWM, che è ancora in corso.

Dunque si può parlare di rischio idrogeologico e mancata tutela paesaggistica?

Le organizzazioni che si sono opposte all’ampliamento di RWM contestano la procedura della VIA “postuma”, sostenendo che sia illegittima e che non potrebbe avere un esito positivo a causa dei numerosi vincoli ambientali e paesaggistici presenti nell’area. Questi vincoli includono il rischio idrogeologico, la tutela paesaggistica e la vicinanza a un’area naturalistica protetta. Inoltre, RWM ha chiesto di eliminare dal “reticolo idrografico” alcuni corsi d’acqua interni alla sua proprietà per consentire l’espansione dello stabilimento. Tuttavia, ciò solleva preoccupazioni riguardo alla sicurezza idrogeologica e alla mancata tutela dell’ambiente e dei suoi abitanti.

L’azienda vuole quindi eliminare un reticolo idrografico per ampliare i suoi spazi e quindi la produzione bellica?

L’azienda ha anche richiesto la cancellazione di alcuni corsi d’acqua interni alla sua proprietà, che confluiscono nel Rio Figu, un fiume a rischio di esondazione che attraversa lo stabilimento. Questa richiesta è stata presentata all’Autorità di Bacino Idrografico, ma ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo alla sicurezza idrogeologica e alla conformità alle normative ambientali. Inoltre, alcuni dei corsi d’acqua in questione si trovano all’interno dello stabilimento e non sono stati rispettati gli obblighi di salvaguardia ambientale.

Vi è una forte esposizioni a impattanti rischi idrogeologici?

Le organizzazioni che si oppongono all’ampliamento di RWM hanno presentato osservazioni critiche sulla richiesta di cancellazione dei corsi d’acqua, evidenziando le irregolarità nella richiesta e le potenziali conseguenze negative sull’ambiente e sulla sicurezza idrogeologica. L’Autorità di Bacino Idrografico ha accolto tali osservazioni e ha sospeso l’esame della richiesta, chiedendo chiarimenti ai comuni di Iglesias e Domusnovas.

Quali sono le proposte e le decisioni per evitare rischi idrogeologici?

Vista così, la richiesta presentata da Rheinmetall-RWM per la cancellazione dei corsi d’acqua dalla loro proprietà, potrebbe apparire come un maldestro tentativo di alleggerire i vincoli idrogeologici presenti nell’area e rendere più facile una sorta di “sanatoria” di fatto degli abusi compiuti.

Tuttavia, una decisione definitiva non è ancora stata presa, anche la procedura di VIA “postuma” è ancora in corso, e l’opposizione a questa produzione mortifera e al suo ampliamento è forte e determinata.

RWM vuole forzare le normative esistenti sia sulla fornitura dei paesi belligeranti sia sulla tutela del paesaggio e dei suoi abitanti

In definitiva appare evidente come una industria che produce armi ed esplosivi destinati ad alimentare i conflitti in corso riesca spesso a forzare le normative esistenti, sia quelle che dovrebbero impedire la fornitura di armamenti ai paesi in guerra, sia quelle che dovrebbero tutelare la sicurezza della popolazione, dell’ambiente e del territorio.

Nonostante le evidenti violazioni, sanzionate anche dai tribunali, sono stati realizzati in un’area a elevato rischio idrogeologico impianti ad alto rischio, destinati a fabbricare ordigni micidiali. Anche in presenza di sentenze ormai passate in giudicato, l’azienda non si rassegna e ricorre a ogni mezzo, compresa la “cancellazione” legale dei corsi d’acqua dalla sua proprietà, pur di “sanare” la situazione e ottenere l’apertura e la messa in produzione dei nuovi impianti realizzati illecitamente.

L’intera società non deve essere corrotta nella propria mentalità, orientandola a una economia di guerra, ossia bellica e militarista

Quando si parla di capacità di corruzione dell’industria degli armamenti, non si vuole intendere tanto l’eventuale corruzione di singoli individui e/o funzionari pubblici, quanto piuttosto la capacità di corrompere l’intera società, che viene progressivamente orientata a una economia bellica, rinunciando di fatto a fondamentali garanzie di salute e sicurezza per la popolazione. Questo progressivo scivolamento verso una economia di guerra avviene sotto i nostri occhi, attraverso procedimenti anche legali, o semi-legali, che portano alla progressiva erosione delle norme e delle garanzie che dovrebbero tutelare la sicurezza della popolazione, il territorio e l’ambiente.

Come si pone la resistenza di queste popolazioni contro i colossi dell’industria militare?

La resistenza della popolazione contro questi colossi degli armamenti è impari, la società civile trova difficoltà a opporsi alle schiere di avvocati e tecnici al soldo delle società armiere, le amministrazioni pubbliche sono per lo più orientate alla difesa degli interessi dei produttori di armi, e giustificano il loro atteggiamento con la vaga promessa di una manciata di “posti di lavoro”. La storia dello stabilimento Rheinmetall-RWM, in questo senso, è esemplare.

La resistenza contro la resistibile ascesa dell’industria delle armi è tuttavia irrinunciabile, ne va della nostra sopravvivenza.

Scrive per noi

Laura Tussi
Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, fa parte dei Disarmisti Esigenti, gruppo membro della rete mondiale e premio Nobel per la pace ICAN.