«A nostro parere, l’Europa si sta muovendo all’indietro, anziché in avanti, sul tema degli Ogm, con la Francia che gioca un ruolo da leader, insieme ad Austria, Italia e persino alla Commissione Europea».
È quanto emerge da due pubblicazioni recentemente divulga>te da WikiLeaks, che mostrano forte disapprovazione e crescente preoccupazione dei vertici della multinazionale agrochimica Monsanto nei confronti dell’Europa, “rea” di assumere una sempre più consolidata posizione anti Ogm. I due documenti, scritti in forma di cablogrammi (messaggi telegrafici inviati attraverso un cavo sottomarino, in uso durante i conflitti mondiali), prendono di mira la Francia e la Spagna.A destare preoccupazione in Craig Stapleton, ex ambasciatore statunitense a Parigi, è l’istituzione de “Le Grenelle Environnement”1, commissione di lavoro istituita nel luglio 2007 sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy, il cui obiettivo è definire misure in materia di sviluppo e pianificazione sostenibile, trasversalmente condivise da Stato e società civile. «Uno dei punti di forza della “Grenelle”- si legge nel cablogramma datato dicembre 2007 – sta nella decisione di sospendere in Francia la coltivazione del mais Mon810, modificato per rilasciare la tossina Bt, letale per i lepidotteri infestanti. Un’operazione di ritorsione chiarirà all’Europa che la strada da loro intrapresa va contro i loro stessi interessi: l’ambasciata americana in Francia esortava dunque Washington a intraprendere una guerra commerciale contro quei paesi dell’Unione Europea opposti agli OGM, attraverso l’instaurazione di una lista di ritorsioni da compiere verso questi stati colpevoli».
Anche il file dell’ambasciata statunitense di Madrid (datato maggio 2009) pone l’accento sul pericolo rappresentato per Monsanto dalla crescente opposizione contro il mais Mon810 in Spagna, partita dai vari parlamenti regionali: preoccupazione più che comprensibile da parte della multinazionale, se si considera che quello spagnolo è stato «il primo paese europeo a coltivare mais transgenico e che oggi rappresenta circa il 30% della produzione di grano spagnola e il 75% delle coltivazioni geneticamente modificate in Europa». Anche in questo caso viene sollecitato l’intervento coercitivo del governo americano per fare pressioni su Bruxelles2.
Ma non basta. In un altro cablogramma del febbraio 2008, un diplomatico americano suggerisce all’allora ministro spagnolo Pedro Mejia di «aumentare i prezzi delle materie prime per stimolare una maggiore liberalizzazione delle importazioni biotech».
E ancora, nel novembre 2003, il diplomatico statunitense Emil Skodon si mostra molto risentito per il decreto legge che il ministro Alemanno sta per presentare, nel senso che teme un aumento delle restrizioni per le coltivazioni Ogm in Italia, invece che un calo. Pronte le rassicurazioni del nostro Governo sul fatto che il decreto non passerà.
Pare dunque ben consolidata una precisa e lucida strategia di lungo termine che traspare, peraltro senza troppo sorprendere, da simili pressioni diplomatiche talvolta concretizzate in vere e proprie minacce di rappresaglie economiche, da parte di alcune multinazionali agrochimiche (si veda anche il caso Bayer in materia di pesticidi) che riescono a imporre i loro interessi nel cuore dell’agenda economico-politica internazionale, senza incontrare, a quanto sembra, troppe resistenze.
Stefano Talamini
Articolo pubblicato nella rivista .eco, n.4 aprile 2011(nuova serie) – anno XXIII / 176
1. www.legrenelle-environnement.fr
2. cable del 2009, MADRID
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