L’insostenibile impatto del ponte sullo stretto di Messina
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Il ponte sullo stretto di Messina è insostenibile e anticostituzionale. Lo spiegano Aurelio Angelini e Maria Rosa Vittadini nell’editoriale del numero 32 (secondo semestre 2023) della rivista scientifica “Culture della sostenibilità”. L’opera, costosa e di improbabile fattibilità tecnica, infliggerebbe una ferita irreversibile a uno scrigno naturalistico di straordinaria ricchezza (anche sottomarina) che l’articolo 9 della Costituzione protegge e che ha tutti i requisiti per diventare patrimonio dell’umanità nella lista UNESCO.
(Nell’immagine di apertura, gli indici di dotazione di infrastrutture di trasporto stradali e ferroviarie, su strada – a sinistra – e ferrovia. Fonte: Banca d’Italia, I divari infrastrutturali in Italia, 2021)
![](https://rivistaeco.it/rie/wp-content/uploads/2023/12/ponte-stretto-di-Messina_progetto-1952-232x300.jpg)
Il “Ponte” per antonomasia è quello sullo stretto di Messina, per il quale si tolgono risorse a Calabria e Sicilia, nonché a tutto quello che aiuterebbe a rendere l’Italia più civile, dalla sanità all’istruzione.
Non servirebbe di certo (usiamo il condizionale, perché la speranza è che il ponte non si faccia mai) all’ammodernamento e allo sviluppo dei sistemi di trasporto del Mezzogiorno d’Italia, che ha riscosso tante promesse senza mai ridurre il divario tra nord e sud del Paese dall’unità d’Italia che, come mostra lo studio della Banca d’Italia da cui è ripresa la figura di apertura, anzi è continuato ad aumentare.
A mostrare le controindicazioni e la non fattibilità del ponte è l’editoriale del numero 32 (secondo semestre 2023) della rivista scientifica “Culture della sostenibilità”.
Un possibile patrimonio UNESCO a rischio
Aurelio Angelini (sociologo dell’ambiente e condirettore del semestrale nonché di “.eco”) e Maria Rosa Vittadini (architetta, dal 1998 al 2002 direttrice generale del Servizio Valutazione dell’impatto ambientale – VIA – del Ministero dell’ambiente e dal 1982 al 2014 docente all’Università IUAV di Venezia) sottolineano che “Nell’area vasta dello stretto di Messina è presente un ecosistema ricchissimo di biodiversità: acque, correnti, venti, caratteristiche geomorfologiche, presenze faunistiche, ricchezze botaniche e naturalistiche fanno unico questo luogo, attraversato da un processo di antropizzazione accertato fin dal più antico paleolitico. È un’area che possiede tutte le caratteristiche per poter essere riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO”.
Un importantissimo sistema naturale
“In pochi chilometri – ricordano ancora Angelini e Vittadini – è contenuto uno scrigno naturalistico rappresentativo dell’intero il Mediterraneo, in un contesto tra i più importanti delle culture mitologiche del mondo classico. Non è un caso che l’intera area dello Stretto sia il punto focale di un importantissimo sistema naturale oggi costituito da riserve naturali e parchi naturalistici, ricchissimo di siti delle Rete Natura 2000”.
“Basti pensare – continuano – ai Nebrodi, all’Aspromonte, all’Etna, alle Eolie patrimonio UNESCO, all’Isola Bella, alle lagune di Ganzirri e di Marinello, agli ambienti umidi del litorale con gli acquitrini salmastri di Faro e Ganzirri; alla zona costiera di Capo Peloro, per tacere delle alture che si affacciano sulle due sponde che sono i luoghi di sosta di una avifauna migratoria di straordinaria ricchezza.”
Un tesoro nei fondali
Una ricchezza che non è solo sulle coste di Calabria e Sicilia: geologicamente parlando, lo stretto funziona come una sorta di confine tra il mar Ionio e il Tirreno e i suoi fondali rappresentano “un unico e impareggiabile ecosistema”.
In barba alle procedure previste dalla legge, e in aperta violazione dell’articolo 9 della Costituzione (che con l’ultima integrazione protegge la natura e i diritti delle generazioni future) “Allo stato delle cose – denuncia l’editoriale di “Culture della sostenibilità” – il progetto definitivo del Ponte non è mai stato oggetto di una compiuta Valutazione di Impatto ambientale e neppure è mai stato incluso in un documento programmatico sottoposto a Valutazione ambientale strategica, benché entrambe siano procedure obbligatorie secondo la normativa europea e la normativa italiana.”
Tante proposte, nessuna realizzata, né realizzabile
Di un attraversamento stabile tra continente e Sicilia si parla dal tempo degli antichi Romani e già nel 1870 fu proposto un tunnel sottomarino, ricordano Angelini e Vittadini.
Probabilmente non sarà realizzato neppure questa volta (almeno è la speranza di molti) è l’enorme cifra prevista per il ponte potrebbe servire a bel altro che a distruggere l’ambiente.
Scienza e buon senso ci dicono che il ponte è insostenibile.
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