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Quali canzoni ascoltare in attesa del voto. La mia playlist

| MARIO SALOMONE

Tempo di lettura: 3 minuti

Quali canzoni ascoltare in attesa del voto. La mia playlist
Da De André a Ghali, da Caparezza a Marracach, da Vecchioni perfino a Fred Buscaglione, le canzoni suggerite da un candidato alle elezioni al Parlamento europeo. “Le idee sono come le farfalle/che non puoi togliergli le ali”. Qualche tempo fa una web radio mi ha intervistato e mi ha chiesto di proporre una playlist per […]

Da De André a Ghali, da Caparezza a Marracach, da Vecchioni perfino a Fred Buscaglione, le canzoni suggerite da un candidato alle elezioni al Parlamento europeo. “Le idee sono come le farfalle/che non puoi togliergli le ali”.

Qualche tempo fa una web radio mi ha intervistato e mi ha chiesto di proporre una playlist per accompagnare la conversazione (l’altra proposta, di cui ho già parlato, era di suggerire una ricetta: è stato un piacere essere ospitato nella cucina virtuale di Rec2030 – chi volesse ascoltarmi trova il podcast qui https://rbl.media/en/programs/rec2030/).

Si parlava di sostenibilità.

Il format era frutto di una brillante idea di due amiche, Serena e Chiara di Teckné Teatro.

Giovani che uccidono altri giovani

Ecco la playlist:

De André, La guerra di Piero (1964), Piero che dorme “sepolto in un campo di grano”, condannato, come si sa, a sparare per primo o a morire. È il dramma dei milioni di giovani di tutte le guerre, che magari hanno studiato fianco a fianco a scuola o all’università e poi una guerra o una guerra civile li ha arruolati in fronti opposti. Il disarmo, la pace, la riceerca della convivenza pacifica tra i popoli sono stati tra i punti su cui ho più insistito nella mia campagna per il Parlamento europeo.

Dalla, L’anno che verrà (1979) non richiede grandi commenti: benché legata al passaggio di anno, dodici mesi su dodici i media continuano a dirci che “Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”, che “Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno”. Ma alle finestre ci sono i sacchi di sabbia (succede in decine di paesi di un mondo dilaniato dalla Terza guerra mondiale a pezzi) e “qualcosa ancora qui non va”. Per fortuna si può “continuare a sperare”: passerà l’anno di Dalla, passeranno, se ci diamo da fare, gli anni della guerra civile planetaria e del collasso climatico.

Stiamo mandando cacca nello spazio

Meno noto di Dalla, forse, ma attualissimo Caparezza, Cacca nello spazio (2008). “Hanno inaugurato lo spazioporto” è l’incipit: con uno shuttle stiamo mandando cacca nello spazio. “Il business man punta su Giove/Per le fabbriche nuove/Vuole fare il pieno di lavoro alieno/

Da pagare meno che altrove”. Come non pensare all’illusione che ci sia un Pianeta B (ma il finale di “Don’t look up” dovrebbe essere un monito) e alle spese folli e criminali (degli Stati come di miliardari alla Elon Musk) per conquistare la Luna e alteri pianeti?

Vecchioni, Chiamami ancora amore (2011) ci invita a difendere questa umanità. “Le idee sono come le farfalle/che non puoi togliergli le ali”. Ali, che come ho scritto altrove, con un battito d’ali non necessariamente possono provare un tornado nel Texas, ma anche cambiamenti in meglio. E noi possiamo battere milioni di ali per il cambiamento.

Io ce la posso fare, cambiare

Marracash (in collaborazione con Cosmo) sta (2019) sul fenomeno Greta Thunberg (sottotitolo Lo stomaco) raccoglie il grido della generazione Fridays for future: “Ce la posso fare, posso fare/Meglio di mio padre/Io ce la posso fare, cambiare/La mia razza si estingue/Ce la posso fare, posso fare/Meglio di mio padre/Io ce la posso fare, ripartire/La mia razza si estingue”.

Il grande Roberto Vecchioni torna poi alla grande con il rapper Alfa, che al grande Sogna ragazzo sogna (1999 + 2024), aggiunge la determinazione di salire in alto, perché il panorama può valere la salita: “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato”.

Con linee immaginarie bombardate un ospedale

Certo, per ricitare Lucio Dalla, qualcosa ancora qui non va e il dialogo di Ghali, Casa amia (2024) con un alieno ci dice che “Con linee immaginarie bombardate un ospedale/Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane”, che “siamo tutti zombie col telefono in mano”, perduti nel Truman show. Ma casa mia e casa tua, non c’è differenza, “Dal cielo è uguale, giuro”.

Per scacciare la malinconia di muri, guerre fratricide, guerre mondiali a pezzi per i più e gabbie tecnologie per i fortunati, chiudiamo in allegria con lo scanzonato Fred Buscaglione di Voglio scoprir l’America (1957).

Scopriamo o no l’America?

Lasciando da parte la questione se sarebbe stato meglio che Saverio-Benigni e Mario-Troisi (vedasi “Non ci resta che piangere”) fossero riuscita a fermare Cristoforo Colombo perché non scoprisse l’America (ma la loro motivazione è più personale che politica e comunque arriveranno troppo tardi), Buscaglione scherza con il soft power Usa: i saggi di Salamanca non si convincono a lasciare via libera alla spedizione di fronte all’America che ci piace (quella della musica, del cinema, dello sport). Quando però Colombo sfodera l’arma atomica, i saggi danno l’approvazione: si tratta di portare in Europa “Marilyn Monroe/la donna supersonica/che l’atomo spezzò…”. E gli arrapati dotti di Salamanca “saliti sulla panca/muovendo un poco l’anca/gli dissero di sì.”

In fondo questa è l’atomica che non uccide. Le altre, togliamole dagli arsenali.

Scrive per noi

MARIO SALOMONE
MARIO SALOMONE
Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.