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Flavio Fusi, raccontare le frontiere del mondo tra memoria e storia

| Valerio Calzolaio

Tempo di lettura: 2 minuti

Flavio Fusi, raccontare le frontiere del mondo tra memoria e storia
Sarajevo: tra passato e presente Nell’ultimo trentacinquennio, circa. A Sarajevo, per esempio, una decina di anni fa, per salutare i morti lungo la vigna pietrificata del cimitero di Kovaci, alcuni dei quali incontrati vivi tra il 1992 e il 1995. Le vecchie frontiere sono ormai dissolte, la Storia ha ripreso il suo corso monotono, e […]

Sarajevo: tra passato e presente

Nell’ultimo trentacinquennio, circa. A Sarajevo, per esempio, una decina di anni fa, per salutare i morti lungo la vigna pietrificata del cimitero di Kovaci, alcuni dei quali incontrati vivi tra il 1992 e il 1995. Le vecchie frontiere sono ormai dissolte, la Storia ha ripreso il suo corso monotono, e dalle opposte sponde del fiume i casermoni di Lukavica e i bassi condomini di Grbavica si fronteggiano inerti. Il silenzio è interrotto solo dai corvi che planano sull’acqua ferma e risalgono in schiera verso le nuvole cariche di pioggia.

Dopo vent’anni (nemmeno un capitolo nei libri di storia), i segni della guerra e dell’assedio sono scomparsi, lasciando solo pallide cicatrici su un corpo che vive nonostante tutto, nella quotidiana negazione del passato: il corpo dei sopravvissuti, insieme a chi non ha conosciuto quella storia e vive un presente di modeste aspirazioni, piccole gioie e delusioni domestiche.

Il talismano di Fusi

Flavio Fusi trovò lì da Milosz il suo talismano: un vecchio portasigarette di latta laccato di rosso, con impresso l’orso coronato simbolo di Berlino e il disegno stilizzato della città divisa in zone militari come appariva alla fine della Seconda guerra mondiale. Spesso osserva ancora la presunzione ingenua di quell’oggetto di descrivere lo stato del mondo. Proprio dalla caduta del muro bisognerebbe raccontare una ballata aggiornata delle innumerevoli frontiere del pianeta nel secolo belva (dopo quello “breve”), come nel caso del Kazakstan che condivide con la Russia una frontiera lunga quasi settemila chilometri e ha dato asilo a più di 200mila profughi, prestando attenzione ai semplici personaggi giusti e alle colte letture che le riguardano.

Cronache infedeli e la geopolitica di Fusi

Il grande giornalista Flavio Fusi (Massa Marittima, 1950), firma giovane dell’Unità e volto storico del TG3, inviato in teatri di conflitti in tutto il mondo, pubblicò “Cronache infedeli” nel 2017 e ora definisce la nuova raccolta di storie una “officina di lavorazione”, il resoconto meditato di un lungo viaggio attraverso crisi e guerre, innumerevoli geografie, migrazioni di popoli e di intere comunità.

Attraverso la “libertà dello scrivere” l’autore descrive vari paesaggi della geopolitica, dissezionati in una geografia aperta e complessa: dall’Ucraina aggredita agli altipiani del Perù, dalle fosse comuni delle guerre di Bosnia all’Argentina della dittatura dei colonnelli. Mescola queste narrazioni con le proprie memorie, con i sogni di ragazzo giornalista e le delusioni di uomo maturo, con molte letture e citazioni da libri amati.

La ballata delle frontiere

Tutte le strofe del “ballo” partono da una parola che incarna lo spirito selvaggio del nostro tempo: la frontiera (da cui il titolo). Frontiere di roccia, di sabbia, di boschi, frontiere e trincee, frontiere di mare e fiumi, ovvero “tierra y fuego, agua, aire compacto”, come dice una canzone che parla di migranti in cerca di vita e di futuro dal Messico agli Stati Uniti, analoghi a quelli che vediamo attraversare il Mediterraneo verso le nostre inossidabili fortezze. Infine, frontiere mentali e spirituali, “noi e loro”.

I capitoli del libro

Il capitolo iniziale si chiama “sull’orlo”, i successivi dieci: Fondazione (Berlino, appunto); Canto delle fosse; Geologia dell’impero; Diamanti e ruggine; Negritudini (qui accenna al Sudafrica e all’aprile 1994, quando credo di averlo incontrato mentre nelle piazze aiutavamo a issare le nuove bandiere del paese democratico); L’infanzia di Ivan; Mio secolo, mio belva; Cronache dal sottosuolo; Stanca di guerra; Amate ossa; Canto delle balene. In fondo a ciascuno qualche riferimento bibliografico e letterario.

La prefazione di Floris

Osserva Floris nella prefazione: “gli inviati come Flavio Fusi sono intellettuali capaci di interpretare il Mondo”. Fusi racconta “ma solo dopo essersi preso la responsabilità di capire”.

Scrive per noi

Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, è stato deputato (1992-2006) e sottosegretario all’Ambiente (1996-2001). Ha pubblicato numerosi libri sul tema della migrazioni e dei profughi ambientali.