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Viaggio nell’Italia dell’Antropocene, 750 anni dopo Goethe

| Valerio Calzolaio

Tempo di lettura: 3 minuti

Viaggio nell’Italia dell’Antropocene, 750 anni dopo Goethe

Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro

Telmo Pievani e Mauro Varotto

Geografia

Aboca Sansepolcro (Ar), 2021

Pag. 189, euro 22

(Nell’immagine di apertura, Telmo Pievani in RAI, ospite di Sveva Sagramola a GEO)

Italia. 2786 d.C. Proiettiamoci in un ipotetico, fantascientifico e distopico futuro, tra oltre 750 anni, comunque esattamente mille anni dopo l’inizio del primo viaggio in Italia di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), durato quasi due anni prima del ritorno a Weimar nel giugno 1788 (poi rielaborato in due volumi pubblicati tra il 1816 e il 1817).

Lo scenario sarà certo irrealistico, sono troppe le variabili in campo (per il pianeta, le terreferme e i mari, le specie, i sapiens, gli italiani, per noi stessi o i nostri eventuali eredi), serve tuttavia a riflettere meglio sul fatto che l’assetto ereditato del nostro territorio nazionale non è affatto scontato, e che oggi è nostra la vivente responsabilità di orientarlo in una direzione o nell’altra.

Se non fermiamo la catastrofe climatica, il Salento potrebbe diventare un’isola tropicale. (immagine dalla puntata di GEO, Telmo Pievani parla del libro con Sveva Sagramola)

Si potrebbe partire da una mappa dell’Italia fisica, più o meno in quell’anno futuro, redatta secondo le accorte previsioni esistenti di studiosi e scienziati, quando si sarà ormai completata la fusione delle calotte glaciali continentali e, conseguentemente, sarà avvenuta un’ampia ingressione marina, fino ad almeno 65 metri di quota sul livello di costa attuale. Meglio vederla davanti agli occhi dal vivo o con cartoinfografica che descriverla connettendo scrittura e cervello: Treviso, Venezia, Padova, Mantova, Cremona, Modena, Ferrara, Ravenna sommerse; splendidi fondali subacquei di archeologia metropolitana; innumerevoli nuove isole sull’Adriatico (come il Salento) e sul Tirreno (come Napoli); un clima enormemente diverso e mediamente molto più caldo ovunque; paesaggi locali degli ecosistemi e delicati equilibri della biodiversità descrivibili oggi solo con molta meditata scienza e curiosa giocosità picaresca. Ingrandiamo una decina di istantanee di quella mappa; osserviamo da vicino picchi e insenature, laghi e fiumi, spiagge e fiordi; ragioniamo su alcune possibili innovazioni tecnologiche e sociali; proviamo a narrare gli umani parlanti con pensiero simbolico astratto come saranno allora. E iniziamo a viaggiare, dai!

“Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro” è la splendida narrazione scientifica dei coetanei ottimi illustri docenti Telmo Pievani (Gazzaniga, Bergamo, 1970) e Mauro Varotto (Padova, 1970). Lo spunto è patavino: nella sala dedicata al Clima del Museo di Geografia dell’Università di Padova (primo museo geografico universitario, inaugurato nel 2019) viene esposta una mappa realizzata nel 1940 dal grande geografo lombardo Bruno Castiglioni (1898-1945) per i tipi del TCI. Rappresenta (a 1:12.000.000) questa nostra stessa Italia in due epoche molto diverse, entrambe antiche e distanti da oggi (come ci viviamo noi): da una parte un’esile silhouette peninsulare “appenninica” durante il Pliocene (circa 2,5 milioni di anni fa), per rendere l’idea un golfo al posto della pianura padana; dall’altra un tozzo scarpone “alpino” durante il Periodo Glaciale (intorno a 20.000 anni fa), per rendere l’idea una linea di costa adriatica fra Ancona e Spalato invece che fra Venezia e Trieste.

La geografia è mobile (abbastanza, seppur non quanto la storia e la sapiens, verrebbe da dire): nel corso del tempo mari e terreferme non “rimangono” sempre nello stesso “luogo”, talora si spostano ciclicamente, talora quasi “migrano” (il concetto è fertile perché indica che lasciano qualcosa e qualcos’altro si sposta con loro). Le ragioni sono tettoniche, morfogenetiche, climatiche e, sempre più, antropiche, in particolare ora che ci troviamo a valutare una nuova era, l’Antropocene, in cui la nostra specie sta modificando sensibilmente gli equilibri ereditati, con un’accelerazione inedita verso una nuova fase calda planetaria.

Il volume è chiaro e compatto, distinto appunto in dieci capitoli relativi alle varie aree geografiche, da nord a sud, da est a ovest; per ognuna prima le interessanti cartografie (a cura di Francesco Ferrarese, come pure i dati statistici); poi il racconto a puntate (di Pievani), in terza fissa sul giovane Milordo, turista mitteleuropeo di buona famiglia, notevole conoscitore di storia istituzionale e artistica, durante le tappe del viaggio in comitiva con i mezzi del futuro; infine gli approfondimenti interdisciplinari (di Varotto) sulle varie motivazioni dell’ipotesi di mappa futura, tramite le ricerche contemporanee, dall’IPCC al CMCC, dalla glaciologia all’enogastronomia.

Scrive per noi

Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, è stato deputato (1992-2006) e sottosegretario all’Ambiente (1996-2001). Ha pubblicato numerosi libri sul tema della migrazioni e dei profughi ambientali.