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Scuole all’aperto, cura dei “mali” della pandemia

| Redazione

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Scuole all’aperto, cura dei “mali” della pandemia

Una Nota ministeriale del 23 aprile sottolinea come le scuole all’aperto possano essere una reale risposta alla richiesta di ricostruire i legami tra alunni e natura, frammentati dalle restrizioni in atto da più di un anno a questa parte. I Centri di Educazione Ambientale e gli educatori ambientali da sempre in prima linea per diffondere la cultura dell’educazione all’aperto. 

Il calo dei contagi registrato nell’ultimo periodo ha favorito la riapertura delle scuole dopo lunghissimi periodi di distanziamento fisico ed emotivo, che gli studenti hanno dovuto affrontare ormai da più di un anno a questa parte. Per garantire, tuttavia, dei corretti comportamenti nell’ambiente scolastico al fine di prevenire la diffusione del Covid-19 senza impedire la frequenza in classe, il Ministero ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto-Legge n. 52 del 22 aprile 2021, a cui è seguita la successiva esplicativa Nota 624 del 23 aprile 2021.

Numerosi gli aspetti trattati al suo interno, in particolare in riferimento alla necessità di una ripresa in presenza che possa migliorare la qualità dell’esperienza scolastica finora condotta. Ad esempio, a partire dal 26 aprile è previsto il rientro in presenza di tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado anche in zona rossa. Mentre per la scuola secondaria di secondo grado, è previsto in zona arancione o gialla, la ripresa in presenza per almeno il 70% della popolazione scolastica.

Ricostruire un rapporto con la Terra e la natura

Tuttavia, un aspetto sottolineato nell’articolo 6 della Nota ministeriale è la sollecitazione a ricostruire un rapporto con la Terra e la natura. Risulta evidente, infatti, la frattura che la pandemia ha provocato nel legame tra il mondo esterno e i ragazzi, spesso chiusi in bolle virtuali rafforzate dalle restrizioni. La socialità, dunque, già messa in discussione dall’abuso incontrollato e ineducato dei social, ha avuto certamente un tracollo durante la pandemia. Un contributo fondamentale per ricostruire il legame con l’esterno e con gli altri viene riconosciuto proprio alla cosiddetta “scuola all’aperto“: l’ambiente esterno alle mura scolastiche, infatti, non fornisce solo uno spunto di riflessione per l’applicazione dei concetti teorici studiati nei banchi, ma è un entità utile per sopperire alle mancanze sociali che le restrizioni hanno comportato. Pertanto, le attività di osservazione e analisi dei fenomeni naturali, gli orti scolastici, le esperienze in natura diventano uno strumento per ricostruire ponti tra sé e fuori da sé.

Questa visione non è certamente una novità: molte sono le esperienze condotte proprio con lo scopo di costruire aule di alberi e animali, riconoscendo nella natura un’insegnante da ascoltare. I Centri di Educazione Ambientale e gli educatori ambientali stessi sono da sempre in prima linea per diffondere la cultura dell’educazione all’aperto. Nonostante questo, la pandemia ha inficiato molto sulle loro attività, come riportato in alcune interviste condotte dalla nostra rivista.

La speranza ultima è quindi che la scuola all’aperto possa essere uno dei rimedi alle grandi difficoltà emotive che gli studenti hanno affrontato durante questo difficile anno scolastico.

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".eco", rivista fondata nel 1989, è la voce storica non profit dell'educazione ambientale italiana. Intorno ad essa via via si è formata una costellazione di attività e strumenti per costruire e diffondere cultura ecologica e sostenibilità.