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“Green list” dei parchi. Federparchi: “Non è corretto usare il termine esclusione”

| Redazione

Tempo di lettura: 5 minuti

“Green list” dei parchi. Federparchi: “Non è corretto usare il termine esclusione”

L’articolo di Ippolito Ostellino sulla assenza dei parchi regionali italiani nella “Green list” della IUCN ha aperto un importante dibattito. Le precisazioni di Federparchi, la risposta di Ostellino, le osservazioni di Federparchi al PNRR (“in termini di tutela degli ambienti naturali, si sarebbe potuto fare più e meglio”).

Dall’Ufficio Stampa di Federparchi riceviamo una richiesta di precisazione, che volentieri pubblichiamo, in merito all’articolo di Ippolito Ostellino “Green List: i parchi regionali ancora esclusi dall’élite mondiale della conservazione della natura”, insieme alla risposta di Ostellino alle precisazioni di Federparchi (v. sotto).

Con l’occasione, Federparchi richiama anche l’attenzione sulle osservazioni che la federazione italiana delle aree protette ha fatto al PNRR varato dal Governo Draghi.

In merito all’articolo pubblicato su vs sito il 29 aprile dal titolo “Green List: i parchi regionali ancora esclusi dall’élite mondiale della conservazione della natura”, a firma di Ippolito Ostellino, ci preme svolgere alcune considerazioni e chiarimenti.

Come correttamente scritto nell’articolo, l’accesso alla Green List è frutto di una adesione volontaria delle singole aree protette che devono presentare una propria candidatura e seguire un percorso di verifica da parte degli osservatori della IUCN, al fine di stabilire se il soggetto candidato risponda ai parametri stabiliti dalla Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. La procedura, quindi, è assolutamente libera ed accessibile per tutte le tipologie di aree protette riconosciute dalla legge italiana. Federparchi non fa altro, per chi lo volesse, che svolgere un’attività di supporto per i parchi che fossero interessati a tale percorso, purché nostri associati.

Riteniamo quindi che non sia proprio corretto usare il termine “esclusione” dei parchi regionali dalla Green List. Tutti sono liberi di partecipare, così come la IUCN (e nessun altro) è libera di stabilire chi può entrare o meno nella Green List. Con dovizia di documentazione il vostro articolo riporta anche i rimandi al Global Standard e alle procedure da seguire per chiedere di accedere alla Lista Verde. È un percorso volontario e complesso che può richiedere anche alcuni anni di lavoro, ma non è precluso ad alcuna tipologia di area protetta.

Sul tema della sottovalutazione dei parchi regionali all’interno del sistema italiano delle aree protette, invece, siamo assolutamente d’accordo. Da tempo Federparchi chiede che vi sia un riequilibrio fra parchi nazionali e regionali e che si sviluppino politiche di “sistema”. Questa tesi è stata illustrata in più occasioni ed anche nel corso di recenti audizioni in Parlamento (Camera e Senato) e ribadita anche a proposito del varo del PNRR all’interno del quale, appunto, non vi è alcun riferimento ai parchi regionali che, al contrario, svolgono un ruolo di primo piano nella tutela della biodiversità.

Sul nostro sito www.federparchi.it trova tutte le prese di posizione e i documenti di riferimento al riguardo. Qui di seguito il link a quella più recente sul Recovery Plan.

Con i migliori saluti

http://www.federparchi.it/dettaglio.php?id=64203

 

Pnrr: criticità ed opportunità per la tutela della natura, serve azione di sistema per le aree protette

La giunta esecutiva di Federparchi esprime le seguenti valutazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza cita ampiamente le direttive europee per la Biodiversità al 2030 e quella “Farm2Fork-Dal produttore al Consumatore”, anche se presenta diverse incongruenze sul tema della tutela della biodiversità su cui auspichiamo si possa intervenire nella fase di attuazione e di varo dei provvedimenti ad esso collegati. Troviamo estremamente positivo l’intervento sulla tutela degli ambienti marini, sul monitoraggio e potenziamento delle aree interessate. Ci auguriamo che si agisca con la medesima intensità anche sull’insieme delle aree a terra.

Non passa inosservata la mancanza di un riferimento specifico alla rete Natura2000 che occupa una sua centralità nella Strategia Europea per la Biodiversità al 2030. Allo stesso modo manca un riferimento ai parchi regionali che, è bene ricordarlo, tutelano circa la metà del territorio protetto ma sono in sofferenza cronica per mancanza di risorse finanziarie ed umane. Su questo aspetto Federparchi ritiene indispensabile operare in una dimensione di rete e di sistema, perché ambiente e natura non conoscono limiti giuridici ed è fondamentale che tutti parchi seguano percorsi capaci di coinvolgere enti locali, regioni, soggetti economici-sociali-culturali in una dimensione di sviluppo sostenibile.

Riteniamo urgente, come avevamo già illustrato al Parlamento rispetto alla precedente versione del PNRR, attivare il “Piano triennale delle aree protette”, previsto dalla legge, quale strumento per l’attuazione di una strategia unitaria volta ad azioni omogenee di tutela della biodiversità. Ugualmente, nella fase di realizzazione del Piano, riteniamo si possano mettere in campo proposte a costo zero per migliorare la buona gestione delle aree protette.

Possiamo affermare che, in termini di tutela degli ambienti naturali, si sarebbe potuto fare più e meglio, ma il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contiene opportunità che non intendiamo lasciar cadere e sulle quali occorre il pieno coinvolgimento e il massimo impegno dell’intero sistema delle aree protette italiane, la cui missione primaria è quella della conservazione della natura.

“Viva i parchi, tutti”, più attenzione per i parchi regionali. La risposta di Ippolito Ostellino

Caro Presidente di Federparchi e Presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago tosco-emiliano,

ti ringrazio per la tua precisazione che hai avuto modo di inviare alla redazione della Rivista “.eco” ed anche nel commento social da te pubblicato.

È una precisazione che solleva ogni dubbio sulle dichiarazioni e le richieste di Federparchi fatte ai competenti organi per garantire una attenzione adeguata all’importante comparto dei parchi regionali.

Il mio contributo ha voluto ricordare ai più – che per ovvie ragioni non ricordano tutti il passato, che io invece ho avuto l’onore di vivere in prima persona essendo presente nel 1989 alla riunione di fondazione del Coordinamento e quindi alla nascita di Federparchi – quale storia esista dietro le aree protette italiane, che i mezzi di informazione purtroppo, e tu lo sai, spesso “appiattiscono” all’unica realtà dei parchi nazionali. Questo era l’obiettivo del messaggio centrale e tale resta.

Essendo poi un espero di aree protette in Piemonte non ho altro che raccolto una cronaca nota agli addetti ai lavori ed oggi anche a chi non lo è, che riguarda il lavoro condotto da un importante parco regionale come le Marittime, del quale non si è fatto cenno nelle diverse comunicazioni girate in merito alla Green List, come uno degli attori che aprirono la strada a questo percorso insieme al Gran Paradiso, che venne a loro preferito in allora. Parlare di esclusione in termini tecnici non è corretto e di questo ti do ragione, ma nella comunicazione di oggi occorre a volte usare termini meno avvezzi al nostro parlare sempre molto attento, per cercare di attirare l’attenzione, anche sulla scorta delle informazioni che ho raccolto, da cronista della natura come faccio da qualche tempo sul mio blog, sul tema, per evitare di riportare informazioni non corrispondenti al vero.

Senza con ciò voler ovviamente raccontare cose non vere ma sollecitando tutti a ricordare quanto lavoro anche questa realtà, oggi colpita da pesanti polemiche intorno alla gestione del LIFE sul Lupo, abbia e stia facendo. Da ex presidente dell’Associazione di Direttori e funzionari dei parchi italiani ho peraltro ricevuto plausi da parchi regionali, e da esperti del settore sul mio articolo, che è quindi evidentemente riuscito nell’intento di sollevare una coltre che, nonostante le vostre dichiarazioni ferme, ancora copre eccessivamente l’esperienza dei parchi regionali in Italia.

Devo a tal proposito ricordare come anche in Piemonte da molto, tanto tempo, non sia presente una azione di Federparchi a scala locale, per tenere alto il dibattito sull’efficacia di gestione del sistema nel suo insieme, cosa che sarebbe davvero utile specie dopo le numerose riforme apportate al sistema locale piemontese.

Quindi felice di aver constatato l’impegno dichiarato di Federparchi e certo che a questo seguiranno atti ed azioni che facciano crescere nel tempo la conoscenza e la nomea che i parchi regionali meritano, non foss’altro per essere stati quelli che ebbero l’idea di far nascere la stessa Federparchi di oggi.

Buon lavoro e “Viva i Parchi, tutti!”

Ippolito Ostellino

Blog Aree protette Natura e Biosfera rivista “.eco”

Past president AIDAP Nazionale e complente del Consiglio direttivo