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Due fiumi e due narrazioni diverse: il Po e il Tevere a Cinemambiente

| Cecilia Pesci

Tempo di lettura: 4 minuti

Due fiumi e due narrazioni diverse: il Po e il Tevere a Cinemambiente

Due documentari incentrati interamente nella narrazione di due grandi fiumi italiani. Le complesse relazioni tra ecosistema fluviale del Po e area urbana torinese da un lato, una visione “in soggettiva” nel caso del Tevere.

 

Il numero 1/2023 della Collana del faro (in distribuzione insieme a “.eco” di giugno) racconta la storia del docufilm sul Po.

Come si era già affermato precedentemente, l’acqua ha un valore narrativo estremamente importante in questa edizione del festival. Non sorprende, quindi, la scelta di incentrare due brevi documentari sulla narrazione di due differenti fiumi, in un unico evento, tenutosi il terzo giorno di Cinemambiente.

Nel primo caso, Il fiume per noi. La vita che scorre  di Elena Comino, Laura Dominici, il fiume diventa protagonista della storia, con una voce narrante esterna, che ci racconta la vita che anima il fiume Po nella città di Torino e nasce da un interessante progetto didattico del Politecnico di Torino (cui è dedicato il primo fascicolo monografico 2023 della Collana del faro, in distribuzione insieme al numero di giugno di “.eco” – Ndr.).

II docufilm di Laura Dominici e Elena Comino descrive il complesso rapporto tra ecosistema fluviale e l’area urbana del capoluogo piemontese, storicamente legato al principale fiume italiano.

Nel secondo caso, Io, Tevere – le radici del mare  di Marco Spinelli, partendo dal Monte Fumaiolo, sorgente del Tevere, si racconta la storia del fiume fino ad arrivare alla foce del fiume ad Ostia, con due protagonisti giovani e un narratore inaspettato.

Il Po: la vita che scorre lungo il maggiore dei fiumi italiani

È un documentario (che vede anche la collaborazione de “il Pianeta azzurro” e della Casa dell’ambiente, dove era stato presentato in anteprima) conciso, preciso, che tocca, sin dalle prime scene, l’obiettivo della pellicola: mostrare il rapporto di continua influenza tra il fiume Po e la città di Torino.

Elena Comino e Laura Dominici alla presentazione del documentario.

Viene così raccontato l’aumento delle attività con il fiume, come la bella realtà di Akanoah, che mette in condivisione conoscenze tecniche e sensibilità ambientale.

Il racconto è lineare e puntuale. E forse, vista la decisione di proiettare i due film nello stesso evento, c’era da parte del festival la volontà di dimostrare due differenti approcci comunicativi. In questo caso, abbiamo un ampio resoconto sul tema che si era fissato: documentario ed esaustivo, centrando subito l’obiettivo.

Il Tevere come non lo abbiamo mai visto

Nel secondo documentario  la narrazione è in prima persona. Come si potrebbe evincere dal titolo, è lo stesso fiume a raccontare la sua storia, focalizzandosi, maggiormente, sul nostro presente. Come suo supporto in questo viaggio che parte dall’Emilia Romagna, dalla sorgente del fiume, per arrivare fino alla sua foce ad Ostia, ci sono due protagonisti di tutto rispetto Marco Spinelli, anche regista, e Roberto D’Amico, surfista e da anni impegnati nella sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente marino e delle spiagge.

Marco Spinelli Roberto D’Amico alla presentazione del documentario.

Insieme, attraverso testimonianze raccolte durante il cammino, come quella dell’ambientalista e autore Matteo Luciani, tramite i racconti di vita personali e le avventure in mezzo al fiume nell’atto di raccogliere i rifiuti prima che arrivino al mare, viene fatto un racconto divertente ed educativo allo stesso tempo.

Noi possiamo essere come loro

Da un lato non mancano le testimonianze di addetti ai lavori che forniscono informazioni chiare e oggettive sulla vita del fiume. Si passa dai ricordi di infanzia di alcuni signori, ad una rappresentante del WWF che racconta delle tonnellate di rifiuti recuperati nel corso degli anni. Dall’altro lato, non manca l’aspetto empatico con lo spettatore. Marco e Roberto intraprendono un viaggio che tutti noi avremmo potuto compiere: seguono il fiume, raccolgono rifiuti, cercano testimonianze. Con la loro incredibile spontaneità e autoironia dimostrano come possa essere alla portata di tutti aiutare questo fiume. È un film che toglie ogni giustificazione sull’inerzia di alcuni cittadini. Alla classica retorica del “tanto non cambierà mai nulla” si sovrappone l’incoraggiamento a iniziare, da piccoli gesti, a fare qualcosa. Come quando si ritrovano in un paesino in Umbria e decidono di pulire gli argini del fiume. È un modo per dire che possiamo diventare anche noi, volendolo, parte di questa storia, per poterla raccontare, forse, un giorno. Non sarà più il fiume a narrarla, ma noi, che della vita del fiume avremmo in qualche modo decido di farne parte.  E allora il film non si chiamerà “Io, Tevere” ma “Noi, Tevere”