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Inquinamento. Le “Mamme da Nord a Sud” si fanno sentire alla Camera dei Deputati

| Redazione

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Inquinamento. Le “Mamme da Nord a Sud” si fanno sentire alla Camera dei Deputati
Martedì 18 giugno 2024, la rete delle “Mamme da Nord a Sud” ha tenuto una conferenza stampa presso la sala stampa della Camera dei deputati a Roma, affrontando con fermezza le problematiche ambientali e di salute nelle aree più inquinate d’Italia. Durante l’incontro, i rappresentanti del movimento hanno presentato un documento condiviso, ora pubblicato anche […]

Martedì 18 giugno 2024, la rete delle “Mamme da Nord a Sud” ha tenuto una conferenza stampa presso la sala stampa della Camera dei deputati a Roma, affrontando con fermezza le problematiche ambientali e di salute nelle aree più inquinate d’Italia. Durante l’incontro, i rappresentanti del movimento hanno presentato un documento condiviso, ora pubblicato anche sulla nostra testata online, esprimendo con chiarezza le loro richieste ai giornalisti e ai parlamentari presenti.

Tra i temi trattati, spiccano gli annosi problemi legati ai SIN (Siti di Interesse Nazionale), SIR (Siti di interesse regionale), gli studi epidemiologici, i biodigestori anaerobici, l’inquinamento da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), l’inquinamento aeroportuale e l’elevata incidenza di tumori e altre patologie nelle aree inquinate. Tematiche cruciali che coinvolgono diverse regioni italiane, dalla Lombardia alla Sicilia.

La Rete delle Mamme da Nord a Sud, nata nel 2019 con l’obiettivo di proteggere i propri figli e le generazioni future dai disastri ambientali, vede la partecipazione attiva anche dell’ADiC Toscana APS. Il movimento, che continua a crescere, promuove lo sviluppo sostenibile per proteggere l’ecosistema e le future generazioni, unendo le forze da Taranto a Vicenza.

La lettera aperta ai parlamentari di Camera e Senato. “Difendere i territori dall’inquinamento”

La Rete delle Mamme da Nord a Sud, composta da numerosi comitati e associazioni, nasce con lo scopo di difendere i territori dall’inquinamento.

La Rete di Mamme da Nord a Sud – intessuta di numerosi comitati e associazioni in cui tante donne difendono i propri territori dall’inquinamento che affligge l’Italia – nasce nel 2019 con lo scopo di proteggere i propri figli e le generazioni future dai disastri ambientali dovuti a scelte dissennate operate dai Governi. La Rete è partita unendo le forze da Taranto a Vicenza per poi accrescersi, coinvolgendo molte altre realtà italiane, da nord a sud.

Lavoriamo facendo rete, confrontandoci, scambiandoci esperienze, informazioni, elaborando proposte alternative, ma anche condividendo timori e angosce, acutizzate negli ultimi anni dal riesplodere della guerra anche nella “nostra” Europa.

La battaglia intrapresa dalla rete trova il suo fondamento giuridico nell’art. 9 della Costituzione, che affida alle istituzioni della Repubblica italiana la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Principio enunciato già nel rapporto Brundtland del 1987, che teorizza come lo “sviluppo sostenibile” deve assicurare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri.

In altre parole, la crescita economica non può avvenire a danno delle risorse ambientali che oltretutto non sono infinite.

Emerge, purtroppo, il rinnovato temuto proposito di utilizzare l’energia nucleare, di sostenere le fabbriche di armamenti, i petrolchimici, gli inceneritori, i cementifici, le acciaierie, le fabbriche chimiche. Ma noi vogliamo garantire un futuro migliore alle nuove generazioni e per farlo è necessario che la classe politica attui da subito quanto è in suo potere per porre fine alla distruzione dei nostri territori.

Ci rivolgiamo soprattutto alle mamme e alle donne che governano il Paese perché siamo convinte che in primis le donne possono comprendere nel profondo cosa significhi prendersi cura del futuro dei propri figli.

Da nord a sud riscontriamo le stesse dinamiche predatorie, lo stesso modo di aggredire i territori, la stessa superficialità nel concedere autorizzazioni a chi inquina.

La narrazione parla di sviluppo e innovazione, ma non è questo lo “sviluppo” che vogliamo e che ha portato all’estrattivismo incontrollato, come in Basilicata, terra dove si estrae il 90% del petrolio “made in Italy” ed in cui opera Eni, azienda di Stato, chiamata più volte a processo con i suoi dirigenti, già condannata in primo grado per traffico illecito di rifiuti.
É inaccettabile lo sfruttamento brutale di risorse e beni comuni che ha come conseguenza malattie e morte.

Gli scarichi di veleni nelle acque hanno provocato devastazioni mai sanate, com’è accaduto in Veneto dove le falde acquifere sono inquinate dai Pfas.

Vengono imposti mega impianti costosi e inutili in luoghi già compromessi, come il collettore del Garda sul fiume Chiese e la ciclovia del Garda. Non solo. Nei territori in cui ricadono i poli petrolchimici dichiarati da tanti anni Siti d’interesse nazionale (SIN) con diritto alle bonifiche, le Istituzioni locali, regionali e nazionali non intraprendono nessun tipo di azione per contrastare l’inquinamento industriale e mitigare il danno sanitario causato alle popolazioni che vivono a ridosso degli impianti.

Occorre spingere le aziende ad attuare una progressiva riconversione e una reale transizione energetica per uno sviluppo compatibile con il contesto territoriale.

La gestione dei rifiuti, soprattutto nelle regioni meridionali, viene affrontata come una perenne emergenza senza una reale programmazione volta ad ottenere una raccolta differenziata spinta che raggiunga le percentuali imposte dalla normativa europea. Inoltre, nei piani regionali viene ancora contemplato l’incenerimento, prevedendo l’installazione di nuovi impianti, come l’inceneritore romano di Gualtieri e quelli di Marghera. Questo nonostante la Comunità europea nel Green new deal non ne preveda più l’utilizzo in quanto le emissioni prodotte da questi impianti sono ritenute nocive per l’ambiente e dannose per la salute umana.

Vengono progettati e costruiti con finanziamenti pubblici (anche PNRR) impianti di stoccaggio e trasporto per gas e idrogeno che, oltre a non tenere in nessuna considerazione la morfologia e la natura del territorio, come accade per il gasdotto Linea adriatica di Snam, che dalla Puglia all’Emilia-Romagna passa per l’Appennino, sono al di fuori della vera transizione energetica ed ecologica integrale, continuando invece a puntare, assieme al mito del “nucleare pulito”, su fonti fossili e sulle lobbies dell’energia piuttosto che sul solare democratico affidato alle famiglie.

I biodigestori sempre più diffusi e autorizzati con procedure discutibili non rappresentano l’economia circolare ma inquinano e sopravvivono solo grazie agli incentivi pubblici.

Nella ‘Terra dei Fuochi’, in Campania, e nella Valle del Sacco, nel Lazio, nonostante l’alto indice tumorale, potenzialmente correlato ai rifiuti tossici interrati, non sono state mai fatte le bonifiche. Nella Terra dei fuochi si continua a coltivare su terreni avvelenati e le mamme continuano a piangere le vittime innocenti.
Con la guerra alle porte si ampliano le fabbriche di armi e si deturpano interi territori, nei poligoni militari, con le sempre più insistenti e impattanti esercitazioni militari.

Non ci accontentiamo del principio “chi inquina paga” ma sosteniamo con forza ‘’vietato inquinare’’. Nessuna cifra può restituire la salute ai nostri figli, e sono tanti i bimbi innocenti sacrificati, come quelli di Taranto, in Puglia.

Stiamo parlando di malattie e sofferenza nei territori “di sacrificio”. A causa di un modello di ‘sviluppo’ scellerato, ci sono costi che gravano sulle tasche di tutti i cittadini italiani: spese sanitarie, di bonifica, danni all’agricoltura, all’allevamento, alla pesca, all’intero ecosistema, smaltimento e gestione dei rifiuti industriali.

Noi crediamo che sviluppo ed innovazione si possano realizzare solo proteggendo le generazioni future.

Siamo stanche di parole vuote, vogliamo azioni trasparenti, politiche coraggiose e concrete!

Per questo è necessario avviare processi partecipativi con i territori che chiedono legalità e garanzie per realizzare i seguenti obiettivi:

– Bonifiche rapide dei territori, a spese di chi inquina;
– Divieto di utilizzo di fanghi industriali come fertilizzanti sui terreni agricoli;
– Prevenzione sanitaria, controlli e monitoraggi ambientali;
– Studi epidemiologici ed esami sanitari sulle popolazioni esposte;
– Abbandono delle energie fossili, quindi stop immediato ai finanziamenti pubblici ai mega impianti, puntando invece sulla vera transizione ecologica integrale e quindi sull’energia solare democratica con le Comunità solari locali (finanziate da imprese locali) e Comunità energetiche rinnovabili (CER, finanziate dallo Stato);
– Adozione di misure concrete per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico in atto;
– Divieto di produzione di Pfas.

È tempo di avviare una reale riconversione dell’industria pesante e politiche che incentivino un’economia ecosostenibile.

https://www.facebook.com/mammedanordasud/

La battaglia della Rete delle Mamme da Nord a Sud continua. Promuovere lo sviluppo sostenibile per proteggere l’ecosistema e le generazioni future è l’impegno che unisce donne da tutta Italia, da nord a sud.

Per ulteriori informazioni, è possibile visitare la pagina Facebook o contattare la rete via email a mammedanordasud@gmail.com o ai numeri 3470130631, 3391946861, 3408458144.

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".eco", rivista fondata nel 1989, è la voce storica non profit dell'educazione ambientale italiana. Intorno ad essa via via si è formata una costellazione di attività e strumenti per costruire e diffondere cultura ecologica e sostenibilità.