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La natura è un dono e una forza vitale: appello congiunto di leader religiosi e scienziati

| Redazione

Tempo di lettura: 12 minuti

La natura è un dono e una forza vitale: appello congiunto di leader religiosi e scienziati

4 ottobre, San Francesco patrono degli ecologisti. In Vaticano leader religiosi e scienziati rispondono all’invito di papa Francesco firmando un appello di fede e scienza «a tutti coloro che vivono su questo pianeta» in vista della COP26 a Glasgow sul clima, che, afferma l’appello, è anche «un’importante sfida educativa». Il testo integrale dell’appello e del discorso del pontefice, in un susseguirsi di iniziative del papa sul tema della crisi climatica, tra cui il messaggio ai giovani partecipanti all’incontro internazionale di Milano “Youth4Climate”.

(Nell’immagine di apertura, un momento della firma dell’appello – Foto Dicastero per la Comunicazione)

(Città del Vaticano, 4 ottobre) “Faith and Science: Towards COP 26” è il titolo dell’incontro svoltosi in Vaticano, su proposta delle Ambasciate di Gran Bretagna e di Italia presso la Santa Sede e portata avanti insieme alla Santa Sede. Sviluppatasi tramite incontri virtuali mensili fin dall’inizio di quest’anno, ha consentito a leader religiosi di tutte le fedi e agli scienziati di condividere le loro preoccupazioni e i loro auspici verso una maggiore responsabilità per il pianeta e per il necessario cambiamento.

Ne è nato un appello congiunto che è stato firmato dai leader religiosi e consegnato da papa Francesco nelle mani di Alok Kumar Sharma, presidente della COP26, e di Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale dell’Italia.

Il discorso del papa ai rappresentanti di tutte le fedi religiose e agli scienziati

Rivolgendosi ai partecipanti, papa Bergoglio ha detto:

«Mi permetto di offrire tre concetti per riflettere su questa collaborazione: lo sguardo dell’interdipendenza e della condivisione, il motore dell’amore e la vocazione al rispetto.

Voi avete la trascrizione di questo che io devo dire adesso e per non usare del tempo che è necessario perché tutti parlino, lascio nelle vostre le mani le trascrizioni, voi potete leggerle, e così andiamo avanti in questa celebrazione. Grazie.

  1. Tutto è collegato, nel mondo tutto è intimamente connesso. Non solo la scienza, ma anche le nostre fedi e le nostre tradizioni spirituali mettono in luce questa connessione esistente tra tutti noi e con il resto del creato. Riconosciamo i segni dell’armonia divina presente nel mondo naturale: nessuna creatura basta a sé stessa; ognuna esiste solo in dipendenza dalle altre, per completarsi vicendevolmente, al servizio l’una dell’altra. Potremmo quasi dire l’una donata dal Creatore alle altre, perché nella relazione di amore e di rispetto possano crescere e realizzarsi in pienezza. Piante, acque, esseri animati sono guidati da una legge impressa da Dio in essi per il bene di tutto il creato.

Riconoscere che il mondo è interconnesso

Riconoscere che il mondo è interconnesso significa non solo comprendere le conseguenze dannose delle nostre azioni, ma anche individuare comportamenti e soluzioni che devono essere adottati con sguardo aperto all’interdipendenza e alla condivisione. Non si può agire da soli, è fondamentale l’impegno di ciascuno per la cura degli altri e dell’ambiente, impegno che porti al cambio di rotta così urgente e che va alimentato anche dalla propria fede e spiritualità. Per i cristiani, lo sguardo dell’interdipendenza sgorga dal mistero stesso del Dio Trino: “La persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da sé stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature. Così assume nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso in lei fin dalla sua creazione”.

L’incontro di oggi, che unisce tante culture e spiritualità in uno spirito di fraternità, non fa che rafforzare la consapevolezza che siamo membri di un’unica famiglia umana: abbiamo ciascuno la propria fede e tradizione spirituale, ma non ci sono frontiere e barriere culturali, politiche o sociali che permettano di isolarci. Per dare luce a questo sguardo vogliamo impegnarci per un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità.

Quel cambio di rotta di cui abbiamo tanto bisogno

2. Questo impegno va sollecitato continuamente dal motore dell’amore: «Dall’intimo di ogni cuore, l’amore crea legami e allarga l’esistenza quando fa uscire la persona da sé stessa verso l’altro». Tuttavia, la forza propulsiva dell’amore non viene “messa in moto” una volta per sempre, ma va ravvivata giorno per giorno; questo è uno dei grandi contributi che le nostre fedi e tradizioni spirituali possono offrire nel facilitare questo cambio di rotta di cui abbiamo tanto bisogno.

L’amore è specchio di una vita spirituale vissuta intensamente. Un amore che si estende a tutti, oltre le frontiere culturali, politiche e sociali; un amore che integra, anche e soprattutto a beneficio degli ultimi, i quali spesso sono coloro che ci insegnano a superare le barriere dell’egoismo e a infrangere le pareti dell’io.

È questa una sfida che si pone di fronte alla necessità di contrastare quella cultura dello scarto, che sembra prevalere nella nostra società e che si sedimenta su quelli che il nostro Appello congiunto chiama i “semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza”. Sono questi stessi semi di conflitto che provocano le gravi ferite che infliggiamo all’ambiente come i cambiamenti climatici, la desertificazione, l’inquinamento, la perdita di biodiversità, portando alla rottura di “quell’alleanza tra essere umano e ambiente che dev’essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”.

Una cultura della cura della nostra casa comune

Tale sfida a favore di una cultura della cura della nostra casa comune e anche di noi stessi ha il sapore della speranza, poiché non c’è dubbio che l’umanità non ha mai avuto tanti mezzi per raggiungere tale obiettivo quanti ne ha oggi. Questa stessa sfida si può affrontare su vari piani; in particolare ne vorrei sottolinearne due: quello dell’esempio e dell’azione, e quello dell’educazione. In entrambi i piani, noi, ispirati dalle nostre fedi e tradizioni spirituali, possiamo offrire importanti contributi. Sono tante le possibilità che emergono, come d’altronde mette in evidenza l’Appello congiunto, in cui si illustrano anche vari percorsi educativi e formativi che possiamo sviluppare a favore della cura della nostra casa comune.

3. Questa cura è anche una vocazione al rispetto: rispetto del creato, rispetto del prossimo, rispetto di sé stessi e rispetto nei confronti del Creatore. Ma anche rispetto reciproco tra fede e scienza, per “entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità”.

Tre chiavi di lettura

Un rispetto che non è mero riconoscimento astratto e passivo dell’altro, ma vissuto in maniera empatica e attiva nel voler conoscere l’altro ed entrare in dialogo con lui per camminare insieme in questo viaggio comune, sapendo bene che, come ancora indicato nell’Appello, “ciò che possiamo ottenere dipende non solo dalle opportunità e dalle risorse, ma anche dalla speranza, dal coraggio e dalla buona volontà”.

Lo sguardo dell’interdipendenza e della condivisione, il motore dell’amore e la vocazione al rispetto. Ecco tre chiavi di lettura che mi sembrano illuminare il nostro lavoro per la cura della casa comune. La COP26 di Glasgow è chiamata con urgenza a offrire risposte efficaci alla crisi ecologica senza precedenti e alla crisi di valori in cui viviamo, e così a offrire concreta speranza alle generazioni future: desideriamo accompagnarla con il nostro impegno e con la nostra vicinanza spirituale.»

 

L’appello dell’incontro “Fede e scienza: verso COP26”, promosso dalle Ambasciate di Gran Bretagna e di Italia presso la Santa Sede insieme alla Santa Sede. Il testo integrale

Fede e scienza verso la COP26. incontro in Vaticano dei rappresentanti delle fedi religiose e della scienza.

Una famiglia in una casa comune

«Oggi siamo qui riuniti insieme, in spirito di fraternità umana, per accrescere la consapevolezza delle sfide senza precedenti che minacciano noi e la vita nella nostra magnifica casa comune, la Terra.

Come leader e studiosi di varie tradizioni religiose, ci uniamo in spirito di umiltà, responsabilità, rispetto reciproco e dialogo aperto. Tale dialogo non è limitato ad un mero scambio di idee, ma è centrato sul desiderio di camminare insieme, riconoscendo la nostra chiamata a vivere in armonia con gli altri e con la natura.

Nella riunione di oggi culminano diversi mesi di intenso dialogo fraterno tra i leader religiosi e gli scienziati, riuniti insieme nella consapevolezza della necessità di una sempre più profonda solidarietà di fronte alla pandemia globale e alla crescente preoccupazione per la nostra casa comune.

La nostra consapevolezza: la natura è un dono

La natura è un dono, ma è anche una forza vitale, senza la quale noi non potremmo esistere. Le nostre fedi e spiritualità insegnano il dovere, individuale e collettivo, di avere cura della famiglia umana e dell’ambiente nel quale essa vive. Non siamo padroni senza limiti del nostro pianeta e delle sue risorse. Noi siamo i custodi dell’ambiente naturale con l’innato dovere di prendercene cura per le future generazioni e con l’obbligo morale di cooperare per la preservazione del pianeta.

Siamo profondamente interdipendenti tra di noi e con il mondo naturale. Questa connessione è la base della solidarietà interpersonale ed intergenerazionale e del superamento dell’egoismo. Il danneggiamento dell’ambiente è il risultato, in parte, della tendenza predatoria a guardare il mondo naturale come qualcosa da sfruttare, senza tenere in considerazione quanto la sopravvivenza umana dipenda dalla biodiversità e dalla salute degli ecosistemi planetari e locali. Le molteplici crisi che l’umanità sta fronteggiando stanno dimostrando i fallimenti di tale approccio; questi fallimenti sono in ultima analisi derivanti da una crisi di valori, etici e spirituali.

Affrontare le minacce alla nostra casa comune

La fede e la scienza sono pilastri essenziali della civiltà umana, con valori condivisi e complementarità. Insieme, dobbiamo affrontare le minacce che riguardano la nostra casa comune. Gli avvertimenti della comunità scientifica stanno diventando sempre più forti e chiari, così come la necessità di azioni concrete da intraprendere. Gli scienziati affermano che il tempo si sta esaurendo. Le temperature globali sono già aumentate al punto che il pianeta è più caldo di quanto non lo sia mai stato negli ultimi 200.000 anni. Stiamo andando verso un aumento delle temperature di più di due gradi rispetto ai livelli preindustriali. Non è solo un problema fisico, ma anche una sfida morale. La crisi climatica riguarda tutti noi, ma non ci coinvolge nello stesso modo, perché avrà effetti diversi e devastanti sulle persone nei Paesi industrializzati e su quelle nei Paesi non industrializzati. In particolare, colpirà i più poveri, specialmente le donne e i bambini dei Paesi più vulnerabili, che sono i meno responsabili di questo fenomeno.

Adottare un approccio integrale ed estirpare i semi dei conflitti

L’umanità ha il potere di pensare e la libertà di scegliere. Dobbiamo affrontare queste sfide usando la conoscenza della scienza e la saggezza della religione: sapere di più e avere più cura. Dovremmo cercare soluzioni all’interno di noi stessi, all’interno delle nostre comunità, e con la natura, adottando un approccio integrale. Dobbiamo pensare a lungo termine per il bene dell’intera umanità, ora e nel futuro.

Abbiamo bisogno di estirpare i semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza. Dobbiamo focalizzarci specialmente su coloro che sono ai margini. È necessario agire insieme per ispirarci e darci forza l’un l’altro. Abbiamo bisogno di vivere in pace tra di noi e con la natura. Ora è tempo di attivarci in maniera differente come risposta comune. Mentre la pandemia da COVID infuria, il 2021 presenta la sfida vitale di trasformare questa crisi in un’opportunità di ripensare il mondo che vogliamo per noi stessi e per i nostri bambini. Il prendersi cura deve essere al cuore di questa conversione, a tutti i livelli.

La nostra chiamata: il bisogno di una più grande ambizione alla COP26. Cambiare la narrativa dello sviluppo e di adottare un nuovo tipo di economia

Abbiamo bisogno di un contesto di speranza e di coraggio.

Ma abbiamo anche bisogno di cambiare la narrativa dello sviluppo e di adottare un nuovo tipo di economia: un’economia che metta la dignità umana al centro e che sia inclusiva; che sia rispettosa a livello ecologico, che abbia cura dell’ambiente e che non lo sfrutti; che non sia basata sulla crescita illimitata e su desideri smisurati, ma sia un sostegno per la vita; che promuova la virtù della temperanza e condanni la malvagità dell’eccesso; che non sia solo guidata dalla tecnologia, ma sia anche morale ed etica.

Ora è tempo per un’azione urgente, radicale e responsabile. Mutare la situazione presente richiede alla comunità internazionale di agire con un’ambizione maggiore e con equità, in tutti gli aspetti delle sue politiche e strategie.

Azzeramento delle emissioni nette di carbonio

Il cambiamento climatico è una grave minaccia. Nell’interesse della giustizia e dell’equità, noi chiediamo un’azione climatica comune ma differenziata a tutti i livelli, dai cambiamenti di comportamento individuali ai processi decisionali politici di alto livello.

Il mondo è chiamato all’azzeramento delle emissioni nette di carbonio il più presto possibile, con i Paesi più ricchi che assumono un ruolo guida nella riduzione delle loro emissioni e nel finanziamento delle riduzioni di emissioni da parte delle nazioni più povere. È importante che tutti i governi adottino un percorso che limiti l’aumento della temperatura media globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali. Per raggiungere questi obiettivi dell’Accordo di Parigi, il Vertice COP26 dovrebbe dare impulso alla realizzazione di azioni ambiziose a breve termine da parte di tutte le nazioni con responsabilità differenziate. C’è anche un bisogno urgente di mettere in atto azioni per gli obiettivi di medio e lungo termine.

Le nazioni che hanno maggiore responsabilità faccino un salto in avanti

Chiediamo a gran voce alle nazioni che hanno maggiore responsabilità e capacità di: fare un salto in avanti nella loro politica climatica a livello nazionale; ottemperare agli impegni esistenti per fornire un supporto finanziario sostanziale ai Paesi vulnerabili; accordarsi sui nuovi traguardi per permettere loro di diventare resilienti ai cambiamenti climatici, così come di adattarsi e di affrontare il cambiamento climatico, nonché le perdite e i danni derivanti da tale fenomeno, che sono già una realtà per molti Paesi.

Accompagneremo le nazioni nel cercare di proteggere e di investire risorse a favore dei gruppi emarginati e delle popolazioni vulnerabili all’interno dei loro confini, che per troppo tempo hanno portato un peso sproporzionato e sono state maggiormente colpite dalla povertà, dall’inquinamento e dalla pandemia. I diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali devono ricevere una speciale attenzione, che li protegga da interessi economici predatori. Essi sono stati per millenni i custodi della terra. Dovremmo ascoltarli e lasciarci guidare dalla loro saggezza.

Transizione verso l’energia pulita e uso sostenibile della terra

Facciamo appello ai governi affinché elevino le loro ambizioni e la loro cooperazione internazionale per: favorire la transizione verso l’energia pulita; adottare pratiche di uso sostenibile della terra che includano la prevenzione della deforestazione, il recupero delle foreste e la conservazione della biodiversità; trasformare i sistemi alimentari affinché diventino ambientalmente sostenibili e rispettosi delle culture locali; debellare la fame; nonché promuovere stili di vita, modi di consumo e di produzione sostenibili.

Chiediamo inoltre ai governi di considerare pienamente gli effetti che la transizione verso un’economia basata sull’energia pulita comporterà per la forza lavoro. Deve essere data priorità alla creazione di posti di lavoro dignitosi, specialmente in quei settori che dipendono dai combustibili fossili. Chiediamo che venga garantita una transizione giusta effettiva e inclusiva per uno sviluppo che sia a bassa emissione di gas a effetto serra e resiliente al clima. Allo stesso tempo, li invitiamo a considerare sia le conseguenze sociali ed economiche a breve termine che quelle a lungo termine, e ad adottare un approccio bilanciato che unisca la cura per le generazioni future alla garanzia che nessuno, nella nostra epoca, sarà privato del suo pane quotidiano.

Fermare la perdita di biodiversità

Chiediamo alle istituzioni finanziarie, alle banche e agli investitori di adottare un sistema di finanziamento responsabile per investimenti che abbiano un impatto positivo sulle persone e sul pianeta.

Chiediamo alle organizzazioni della società civile e a ciascuno di affrontare queste sfide con coraggio e in uno spirito di collaborazione.

Parallelamente, chiediamo ai leader che partecipano alla COP26 di assicurare che non ci siano altre perdite di biodiversità e che tutti gli ecosistemi terrestri e marini siano ripristinati, protetti e gestiti in modo sostenibile.

Un’importante sfida educativa

Al fine di raggiungere questi obiettivi, si pone di fronte a noi un’importante sfida educativa. I governi non possono gestire un cambiamento così ambizioso da soli. È necessario che l’intera società – la famiglia, le istituzioni religiose, le scuole e le università, le nostre aziende e i nostri sistemi finanziari – si impegni in un processo trasparente e collaborativo, assicurando che tutte le voci siano considerate e che tutte le persone siano rappresentate nel processo decisionale, coinvolgendo coloro che sono maggiormente colpite, soprattutto le donne, e quelle comunità le cui voci sono spesso ignorate o sottovalutate.

Qui è dove noi, istituzioni e leader religiosi, possiamo dare un contributo importante. L’umanità deve ripensare le proprie prospettive e i propri valori, rigettando il consumismo e la pervasiva cultura dello scarto, ed abbracciare una cultura della cura e della cooperazione.

Sensibilizzare l’opinione pubblica sarà indispensabile per il cambio di rotta che occorre intraprendere.

Il nostro impegno e la nostra creatività

I fedeli delle tradizioni religiose hanno un ruolo cruciale da svolgere nell’affrontare la crisi della nostra casa comune. Ci impegniamo ad agire molto più seriamente. I giovani stanno chiedendo a noi più anziani, di dare ascolto alle indicazioni della scienza e di fare molto di più.

In primo luogo, ci impegniamo a far avanzare la trasformazione educativa e culturale che è cruciale per sostenere tutte le altre azioni. Sottolineiamo l’importanza di:

– Intensificare i nostri sforzi per cambiare i cuori tra i componenti delle nostre tradizioni religiose nel modo di relazionarsi alla terra e alle altre persone (“conversione ecologica”). Ricorderemo alle nostre comunità che avere cura della terra e degli altri è un principio chiave di tutte le nostre tradizioni. Riconoscendo i segni dell’armonia divina presente nel mondo naturale, ci sforzeremo di integrare questa sensibilità ecologica in modo più consapevole nelle nostre pratiche.

– Incoraggiare le nostre istituzioni educative e culturali a dare priorità nei loro programmi a rilevanti conoscenze scientifiche, per rafforzare un’educazione ecologica integrale, e per aiutare gli studenti e le loro famiglie a relazionarsi con la natura e gli altri, con occhi nuovi. Oltre alla trasmissione di nozioni e di conoscenza tecnica, noi vogliamo infondere quelle solide virtù necessarie per sostenere la trasformazione ecologica.

– Partecipare attivamente e in maniera appropriata al dibattito pubblico e politico sulle questioni ambientali, condividendo le nostre prospettive religiose, morali e spirituali dando voce ai più deboli, ai giovani, e a coloro che sono troppo spesso ignorati, come i popoli indigeni. Sottolineiamo l’importanza di collocare i dibattiti su temi ambientali in un rinnovato quadro di riferimento affinché – anziché concentrarsi solo su questioni tecniche – includano la dimensione morale.

Coinvolgere le nostre stesse istituzioni e comunità

– Coinvolgere le nostre congregazioni e istituzioni, insieme al loro vicinato, nella costruzione di comunità sostenibili, resilienti e giuste, creando e sviluppando risorse per una cooperazione locale in materia, ad esempio, di agricoltura rigenerativa su piccola scala e di cooperative per le energie rinnovabili.

In secondo luogo, sottolineiamo l’importanza di intraprendere un’azione ambientale di ampia portata all’interno delle nostre stesse istituzioni e comunità, con le informazioni della scienza e le basi della saggezza religiosa. Mentre invitiamo i governi e le organizzazioni internazionali ad essere ambiziosi, riconosciamo anche il ruolo principale che noi svolgiamo. Sottolineiamo l’importanza di:

– Sostenere azioni volte a ridurre le emissioni di carbonio, raggiungere la neutralità carbonica, promuovere la riduzione del rischio di catastrofi, migliorare lo smaltimento dei rifiuti, risparmiare acqua ed energia, sviluppare energia rinnovabile, garantire spazi verdi all’aperto, preservare le aree costiere, prevenire la deforestazione e ripristinare le foreste. Molte di queste azioni richiedono una collaborazione con le comunità agricole e di pescatori, specialmente aziende agricole a conduzione familiare e di piccole dimensioni, che noi sosterremo.

– Lavorare per realizzare impegnativi progetti per raggiungere una piena sostenibilità nei nostri edifici, terreni, veicoli e altre proprietà, prendendo parte allo sforzo mondiale per salvare il nostro pianeta.

– Incoraggiare le nostre comunità ad adottare nelle proprie case stili di vita semplici e sostenibili, così da ridurre l’impronta collettiva di carbonio.

– Sforzarsi di allineare i nostri investimenti finanziari con standard ecologicamente e socialmente responsabili, assicurando maggiore controllo e trasparenza, in quanto la tendenza ad allontanarsi dagli investimenti nei combustibili fossili verso investimenti in energia rinnovabile e agricoltura riparatrice sta diventando sempre più diffusa. Incoraggeremo il settore pubblico e privato a fare lo stesso.

– Valutare tutti i prodotti e i servizi che acquistiamo con lo stesso sguardo etico, evitando di applicare due diversi standard morali al settore delle imprese e al resto della vita sociale. Ad esempio, sensibilizzeremo le nostre comunità religiose riguardo alla necessità di analizzare le nostre scelte bancarie, assicurative e di investimento, al fine di correggerle in linea con i valori che affermiamo qui.

La nostra speranza: un tempo di grazia, un’opportunità che non possiamo sprecare

Stiamo attualmente vivendo un momento di opportunità e verità. Preghiamo affinché la nostra famiglia umana possa unirsi per salvare la nostra casa comune prima che sia troppo tardi. Le generazioni future non ci perdoneranno mai se sprechiamo questa preziosa opportunità. Abbiamo ereditato un giardino: non dobbiamo lasciare un deserto ai nostri figli.

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".eco", rivista fondata nel 1989, è la voce storica non profit dell'educazione ambientale italiana. Intorno ad essa via via si è formata una costellazione di attività e strumenti per costruire e diffondere cultura ecologica e sostenibilità.