Presenti i rappresentanti del Ministero, che hanno seguito in questi anni il processo di preparazione e i lavori della conferenza, e i membri della società civile e delle associazioni che in varia misura vi hanno preso parte.
«Il processo di preparazione è stato denso e difficile – spiega Paolo Soprano, direttore per lo sviluppo sostenibile e i rapporti con l’associazionismo – ristretto nel tempo e con poche riunioni tra i negoziatori, lento nel suo avanzare. Ma il documento conclusivo non può dirsi mediocre. E si possono riscontrare vari risultati: il rinnovamento dell’impegno dei governi per lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà; l’enfasi sull’uguaglianza di genere e lo sviluppo del ruolo della donna; il rilancio della partnership con la società civile, la definizione comune di che cosa significhi il passaggio alla green economy…».
Rio+20 si può leggere così come un’ulteriore tappa per rilanciare numerosi principi: «è importante inoltre confrontare ciò che è successo a Rio con ciò che è accaduto contemporaneamente al G20 a Los Cabos – spiega Alessandro Busacca, direttore centrale DGMO, sous-sherpa G8/G20, Ministero degli Affari Esteri – dove è emerso il concetto di green growth».
Anche per quanto riguarda il ruolo delle imprese, riunitesi a Rio nel Global Compact Forum, è emerso come la sostenibilità aziendale sia un elemento essenziale dello sviluppo sostenibile. «Il rispetto dei diritti umani – ha spiegato Marco Frey, Chairman del Global Compact Network Italia – l’innovazione tecnologica e sociale, sono solo alcuni dei numerosi impregni presi».
Ma, a un mese dalla conferenza di Rio, resta la domanda che anche il ministro Clini si è posto: si è trattato di un fallimento o di un miracolo? La società civile e le associazioni si aspettavano certamente di più, come ha ricordato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF. Si tratta ora di vedere come mettere in pratica le linee programmatiche e le indicazioni emerse da Rio. Come far sì che non si disperda il patrimonio di impegno e aspettative, le proposte e le idee raccolte in questi anni di lavoro. Come la Carta dei principi per la sostenibilità ambientale realizzata da Confindustria con i valori di riferimento da concretizzare nelle attività quotidiane. O il coinvolgimento dei giovani e il ruolo dell’educazione, citato dalla Presidente del Volontariato Internazionale per lo sviluppo Carola Carazzone. Qualcuno è già al lavoro, come le tante esperienze sulla green economy già censite. Le richieste? Investimenti, accesso al lavoro qualificato, innovazione e partecipazione. Rio+20 un mese dopo, siamo ai blocchi di partenza.