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Palloni sgonfiati

| TIZIANA CARENA

Tempo di lettura: 4 minuti

Palloni sgonfiati

Caro marziano, parlaci del “balùn”. La paura come elemento costitutivo della cultura deli Stati, lo spionaggio industriale parte costitutiva del “libero mercato”. Storie di spionaggio e di controllo che si prestano perfettamente a ogni manipolazione delle masse. Cinema e TV ce ne danno molti esempi.

Palloni sonda per rilevazioni metereologiche vengono lanciati un paio di volte al giorno simultaneamente da almeno 900 località diverse. Leggi anche l’approfondimento su “Nature”.

Un pallone-sonda (foto National Weather Service, USA)

Il pallone aerostatico cinese abbattuto negli Stati Uniti era attrezzato per attività di spionaggio, riferisce il Dipartimento di Stato americano, a proposito del noto episodio del 5 febbraio scorso.

La risposta cinese è stata: palloni-spia USA nel nostro spazio aereo “più di 10 volte”

Lo spionaggio è vecchio quanto le relazioni internazionali (Chester G. Starr lo ricordava già a proposito del mondo greco antico).

Ovviamente il progresso tecnologico, come si è riversato nella farmacologia e nella medicina, così si è riversato nella fabbricazione di armi e di tecnologie di spionaggio, anche se qui si è ricorso a un attrezzo che sembra appartenere alla “belle époque” (il pallone aerostatico).

Lo spionaggio è connaturato allo Stato

Dato lo Stato moderno sovrano è dato lo spionaggio.

Data qualsiasi forma di governo del territorio, qualsiasi distinzione fra “dentro” e “fuori” è dato lo spionaggio. Che è un uscire dalle regole del gioco (le regole del rispetto della sovranità altrui) ammesso per tutti (nel senso che ognuno, preparandosi, a esempio, a uscire dalle regole del gioco, sa che anche gli altri si stanno preparando a farlo). È un po’ il “gioco a rimbalzo” descritto da Lacan nel suo seminario sulla Lettera rubata di Edgar Allan Poe (Écrits, pp. 11-16).

Vecchia come le relazioni internazionali è anche la meraviglia e l’indignazione che, ogni volta, si manifestano – come se le spy-stories che si sono avvicendate dagli anni Sessanta in avanti fossero state pura fantasia e mai si fosse nemmeno potuto immaginare di spiare i segreti militari altrui.

La diffidenza è il presupposto, la fiducia un elemento residuale

Ma c’è persino lo spionaggio industriale che si intreccia alle regole del gioco del “libero mercato”, però come se non ne fosse parte costitutiva. Anche qui, la credibilità non può separarsi dalla diffidenza, come nelle relazioni internazionali. La diffidenza come presupposto delle relazioni internazionali, la fiducia come elemento residuale e marginale che una accortezza sempre più ‘aggiornata’ consiglia di mettere tra parentesi in un “non detto” che attraversa le pagine dei nostri maggiori giornali, dei nostri più seguiti notiziari e dei media più praticati.

Il nostro mondo, così emancipato, manifesta una ritrosia di fronte alla realtà maggiore di quella di un maestro d’etica di età vittoriana. Esso fa come se il suggerimento kantiano di abolire il segreto dalle relazioni internazionali fosse stato attuato e come se soltanto qualche “discolo” non si fosse ancora avvicinato alle “buone pratiche”. Invece, abbiamo un mondo di “discoli”.

Lo si è già detto: “la Cina accusa gli Stati Uniti di avere utilizzato più di dieci palloni spia per il sorvolo dello spazio aereo cinese, senza l’approvazione di Pechino dall’inizio del 2022” Si tratta della risposta all’abbattimento da parte di un caccia americano, di un pallone-spia cinese.

La paura degli alieni

Come concludevano, una volta, i paciosi organizzatori di convegni accademici, “avete ragione tutti e due!”

Ma altri oggetti non identificati sono apparsi nel cielo in questi ultimi tempi, accompagnati dal timore che si è fatto appena trapelare, di una sorveglianza da parte degli alieni. Alieni che sono preoccupanti perché, a detta di taluni esperti in “ufologia” non intendono soltanto spiarci, ma renderci parte di loro conquistandoci, in un modo o in un altro.

Ripensando a un film datato (1956) di Don Siegel (Usa), L’invasione degli ultracorpi, c’è da riflettere sui contributi della fantascienza di oltre mezzo secolo fa.

Nel film si narra di quanto accade a Santa Mira: una strana epidemia di fenomeni “isterici”. Un bambino che non riconosce più la mamma, una signora che non riconosce più lo zio. Tutti affermano che il congiunto è un “impostore” che finge di essere chi, in realtà non è. Su che cosa basano questa loro impressione? Sul sentire “empatico”. Una sorta di percezione fondata sulla assoluta convinzione che l’“impostore” finga di provare sentimenti, ma non li provi, in realtà.

La paura di essere controllati

Che cosa è accaduto? Vengono ritrovati grossi baccelli che si dischiudono lentamente e lasciano uscire la copia perfetta, la replica degli abitanti di Santa Mira. I replicanti dicono: “Non ti farà nessun male. La vita, senza emozioni è molto più tranquilla. Amore, emozioni, passano sempre. Tutto è più comodo senza queste cose”. Un invito a essere come loro: il passo successivo al controllo.

Non a caso, la paura di essere controllati è caratteristica della cultura (anche cinematografica) degli Stati sovrani; un sentimento tanto individuale, quanto di massa, che si presta perfettamente a ogni manipolazione.

Un pallone aerostatico spia.

Non si tratta di una delle tre sfere del celebre olio su tela La voix des aires  (1931) di René Magritte che evoca lo scenario complesso del surrealismo: qui lo scenario evocato è quello, altrettanto complesso, della Raison d’État, di quelli che il XVI secolo denominava, molto realisticamente, arcana imperii, i segreti del comando, compreso l’uso di spie e di soggetti a metà strada tra la legge e il crimine. A differenza dei nostri predecessori, facciamo finta che gli arcana imperii non esistano e quando, inopinatamente, essi ci mostrano il loro volto, restiamo sconvolti.

In una serie televisiva

Ma ancora un film del passato ci viene in soccorso: The Prisoner, una serie televisiva britannica giunta in Italia nel 1974; un agente segreto britannico si dimette dal suo incarico e, sulla strada che lo porta al proprio appartamento, a Londra, viene seguito, narcotizzato e quando si risveglia si ritrova in un posto strano, il “Villaggio”, guidato dal “Numero 2” che governa una comunità tutti vestiti con abiti simili e identificati da un numero stampato sul petto. L’uomo si ritrova a essere il “numero 6”. Un enorme pallone bianco interviene per soffocare chi tenta la fuga.

C’è un dato comune fra L’invasione degli ultracorpi e The Prisoner: la minaccia è l’uguaglianza repressiva e la negazione dell’individualità, considerata come una realtà proveniente da un altro mondo.

Il “balùn” è stato abbattuto e Pechino ha richiesto quanto rimaneva del pallone aerostatico. Al mistero si aggiunge mistero; ci rimane la riflessione su quanto la fantascienza non superi la realtà o su quanto la realtà rincorra la fantascienza. Speriamo soltanto di non essere sul set di Alien. Non dovremmo guardare il cielo, in questo caso…

Scrive per noi

TIZIANA CARENA
Tiziana C. Carena, insegnante di Filosofia, Scienze umane, Psicologia generale e Comunicazione, Master di primo livello in Didattica e psicopedagogia degli allievi con disturbi dello spettro autistico, Perfezionamento in Criminalistica medico-legale. È iscritta dal 1993 all'Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Si occupa di argomenti a carattere sociologico. Ha pubblicato per Mimesis, Aracne, Giuffrè, Hasta Edizioni, Brenner, Accademia dei Lincei, Claudiana.