COP16, le chiavi per la conservazione della biodiversità. Ma i paesi ricchi remano contro
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La COP16 sulla biodiversità, tenutasi a Cali, Colombia, dal 21 ottobre al 1° novembre 2024, ha rappresentato un’importante occasione di incontro per i rappresentanti di circa 200 nazioni, esperti del settore, attivisti e membri delle comunità indigene. Questo evento ha visto una convergenza di idee e approcci sulla salvaguardia della biodiversità, un tema di crescente importanza data la crisi ecologica che stiamo affrontando, ma anche il fallimento degli accordi sul contributo che i paesi ricchi devono mettere perché la difesa della biodiversità (minacciata dal riscaldamento globale, dal consumo di suolo, dall’estrattivismo, dall’inquinamento) devono mettere sul tavolo.
Durante la COP16 sulla biodiversità, Jason J. Pitman, co-organizzatore del congresso WEEC 2026 che si terrà a Perth, in Australia, ha avuto l’opportunità di partecipare attivamente agli importanti dibattiti e alle iniziative legate alla conservazione dell’ambiente. Seguici sui social e iscriviti alla newsletter, presto sarà disponibile il suo articolo in cui condividerà le riflessioni e le esperienze vissute da vicino in questo significativo incontro internazionale.
Crisi della biodiversità
La biodiversità del nostro pianeta è sotto una pressione senza precedenti. Secondo il rapporto dell’IPBES (Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services), un milione di specie sono a rischio di estinzione a causa di fattori come il cambiamento climatico, la perdita di habitat, l’inquinamento e l’introduzione di specie invasive. Questa crisi non solo minaccia le specie stesse, ma anche i servizi ecosistemici di cui dipendono gli esseri umani per la propria sopravvivenza e benessere.
La COP16 si colloca all’interno di un contesto più ampio, che include l’Accordo di Kunming-Montreal e il Global biodiversity framework (GBF), il quale mira a fermare la perdita di biodiversità e a ripristinare gli ecosistemi entro il 2030. La conferenza ha avuto il compito di tradurre questi obiettivi in azioni concrete e misurabili.
Risultati della conferenza
- Organo consultivo per le popolazioni indigene: Uno dei risultati più significativi è stata l’istituzione di un organo consultivo permanente per le popolazioni indigene. Questo nuovo organismo è stato creato per garantire che le voci delle comunità indigene siano incluse nelle decisioni riguardanti la conservazione della biodiversità. Le comunità indigene, custodi di una vasta conoscenza tradizionale e di pratiche sostenibili, giocano un ruolo cruciale nella protezione degli ecosistemi e nella gestione delle risorse naturali.
- Fondo Cali: La conferenza ha approvato il Fondo Cali, progettato per facilitare la condivisione dei benefici derivanti dall’uso delle informazioni genetiche digitali. Questo fondo è particolarmente rilevante per l’industria farmaceutica, dove spesso si attinge a risorse genetiche senza fornire un adeguato compenso alle comunità locali. Tuttavia, la natura volontaria dei pagamenti previsti dal fondo solleva preoccupazioni circa la sua efficacia nel garantire un ritorno equo per le comunità
- Protezione delle aree marine: Un altro accordo importante è stato il riconoscimento e la protezione delle aree marine di importanza ecologica e biologica (EBSA). Questa decisione prevede la creazione di un gruppo consultivo internazionale per coordinare gli sforzi di conservazione in acque internazionali. La protezione degli oceani è importante, poiché questi ecosistemi sono fondamentali per la regolazione del clima e la biodiversità marina
- Finanziamenti e governance: Nonostante i progressi, la COP16 ha evidenziato un grave stallo riguardo ai finanziamenti necessari per la conservazione della biodiversità. I paesi in via di sviluppo, che ospitano la maggior parte della biodiversità globale, hanno richiesto la creazione di un nuovo fondo con governance equa. La sfiducia verso il Global environment facility (GEF) ha complicato le negoziazioni, rendendo difficile l’accordo sui finanziamenti.
Le promesse di finanziamento da parte di paesi sviluppati, purtroppo, sono rimaste insufficienti rispetto alle necessità espresse dai paesi in via di sviluppo.
Affrontare la crisi e le sfide
La COP16 ha messo in evidenza non solo i successi, ma anche le enormi sfide che rimangono da affrontare nella conservazione della biodiversità. Le iniziative come il Fondo Cali e l’inclusione delle popolazioni indigene sono passi significativi, ma non sono sufficienti senza un sostegno finanziario robusto e misure di attuazione concrete.
Un’altra sfida è rappresentata dalla necessità di monitorare e valutare i progressi verso gli obiettivi fissati. Senza meccanismi di monitoraggio chiari, è difficile garantire che le politiche adottate abbiano un impatto reale sulla conservazione della biodiversità. Inoltre, l’implementazione di misure di conservazione deve essere accompagnata da strategie di adattamento al cambiamento climatico, poiché molti ecosistemi sono già sotto pressione a causa di questo fenomeno
La questione della responsabilità e della trasparenza nella gestione dei fondi per la biodiversità è fondamentale. I paesi in via di sviluppo hanno espresso preoccupazione per il fatto che i fondi esistenti non sono stati utilizzati in modo efficace e che la governance è spesso influenzata da interessi esterni, creando una disparità nel controllo delle risorse e nelle decisioni riguardanti la conservazione.
Critiche e preoccupazioni per l’Italia
Purtroppo, l’Italia si è distinta negativamente durante la COP16, registrando un disimpegno preoccupante sui finanziamenti per la biodiversità. Il governo italiano non ha annunciato alcun impegno a favore del GBFF, diventando l’unico paese del G7 a non contribuire al fondo. Pratesi ha espresso preoccupazione per il disinteresse dell’Italia verso queste importanti sfide globali, sottolineando che il disimpegno si riflette anche a livello nazionale, in un momento cruciale per l’attuazione dei framework normativi per la tutela della biodiversità e il ripristino della natur. La Legge di bilancio attualmente in discussione trascura completamente questi temi, creando preoccupazione su come il paese fronteggerà le sfide del cambiamento climatico.
Verso un futuro sostenibile? riflessioni sulla COP16 e le prospettive per la biodiversità
Osservando gli sviluppi della COP16, è chiaro che, sebbene siano stati compiuti progressi significativi, la conferenza ha messo in evidenza la fragilità degli accordi internazionali sulla biodiversità. La creazione di un organo consultivo per le popolazioni indigene e il Fondo Cali rappresentano passi nella giusta direzione, ma la mancanza di un accordo chiaro sui finanziamenti è preoccupante.
È evidente che la comunità internazionale deve intensificare gli sforzi per garantire che le promesse di finanziamento si traducano in azioni concrete. La biodiversità non è solo una questione ambientale, ma anche economica e sociale. Investire nella sua protezione significa investire nel futuro del nostro pianeta e nella salute delle generazioni future.
Inoltre, la partecipazione attiva delle comunità indigene è fondamentale. Queste popolazioni non solo conoscono il loro territorio e le sue risorse, ma hanno anche un legame culturale e spirituale con la natura che è essenziale per la conservazione. È cruciale che i loro diritti siano rispettati e che le loro voci siano ascoltate.
La COP16 deve servire come un campanello d’allarme per tutti noi. La crisi della biodiversità è una questione che riguarda ogni cittadino del mondo. Dobbiamo agire collettivamente, a livello locale e globale, per proteggere la biodiversità, affrontare il cambiamento climatico e garantire un futuro sostenibile. La strada da percorrere è lunga, ma la COP16 ha dimostrato che la collaborazione internazionale è possibile e necessaria.
COP16 come catalizzatore per il cambiamento
La COP16 sulla biodiversità ha rappresentato una piattaforma cruciale per discutere le sfide e le opportunità nella conservazione della biodiversità. Mentre alcuni progressi sono stati fatti, l’assenza di accordi chiari sui finanziamenti e la mancanza di meccanismi vincolanti rappresentano ostacoli significativi. Il futuro della biodiversità del nostro pianeta dipende dalla nostra capacità di collaborare, innovare e impegnarci concretamente per la protezione degli ecosistemi e delle specie che ne fanno parte. È solo attraverso uno sforzo collettivo e concertato che possiamo sperare di affrontare le sfide che ci attendono e di garantire un pianeta sano e vitale per le generazioni future.
Durante la COP16 sulla biodiversità, Jason J. Pitman, co-organizzatore del congresso WEEC 2026 che si terrà a Perth, in Australia, ha avuto l’opportunità di partecipare attivamente agli importanti dibattiti e alle iniziative legate alla conservazione dell’ambiente. Seguici sui social e iscriviti alla newsletter, presto sarà disponibile il suo articolo in cui condividerà le riflessioni e le esperienze vissute da vicino in questo significativo incontro internazionale.
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