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Papa Francesco: costruire il “villaggio globale della cura” con una educazione fondata sull’ecologia integrale

| Redazione

Tempo di lettura: 4 minuti

Papa Francesco: costruire il “villaggio globale della cura” con una educazione fondata sull’ecologia integrale

Parlando ai partecipanti al convegno internazionale di educazione ambientale sulla tutela della biodiversità, ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Papa ha esortato alla tutela della natura, incoraggiando un’educazione che evidenzi il legame fra esseri umani e ambiente. «Non dobbiamo illuderci di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile, con un’altra creata da noi», ha detto, con una chiara allusione a chi propende per una “sostenibilità debole”.

(Nell’immagine di apertura, foto Vatican Media)

Tra la sostenibilità “forte” (la natura non può essere intaccata) e uno sviluppo sostenibile “debole” (il capitale naturale può essere sostituito, anche come eredità lasciata alle future generazioni, dalle opere umane), ma purtroppo prevalente nelle politiche e nel discorso pubblico, papa Francesco propende senz’altro per la “strong sustainability”. Lo ha scritto a chiare lettere nella fondamentale enciclica “Laudato si’” e lo ha ricordato nel suo discorso tenuto sabato 21 maggio nella grande sala Clementina dei palazzi vaticani.

Ad ascoltarlo, i vertici dell’Arma dei carabinieri e del loro comando forestale, ambientale e agroalimentari, che si sono fatti carico del convegno internazionale “Nature in Mind. Una nuova cultura della natura per la tutela della biodiversità. L’educazione formale, non formale e informale di fronte alla complessità del mondo naturale”.

Papa Francesco: nessuna sostenibilità senza una educazione ecologica

Con loro e con il Raggruppamento Biodiversità del CUFAA (ideatore, promotore e infaticabile organizzatore di un evento complesso e di largo successo), i tanti partecipanti del convegno, di diversa appartenenza e da ogni parte del mondo (uno degli elementi che, come abbiamo più volte sottolineato sulle nostre pagine, fa di “Nature in Mind” un possibile momento di svolta per l’educazione ambientale).

Una occasione, quella di accogliere la comunità di educatori amici della natura raccoltasi intorno al convegno del 19 e 20 maggio, che papa Bergoglio ha senz’altro gradito: «Ogni misura – ha detto – sarà inefficace se non coadiuvata e sostenuta da un processo educativo che favorisca la cura e la protezione della nostra casa comune».

Ampia presenza del network WEEC

Tra i relatori e i partecipanti al convegno, ampia la presenza al caldo incontro in Vaticano di membri della rete mondiale e italiana WEEC, che al convegno ha collaborato dall’inizio in modo convinto.

Nella sala Clementina c’erano membri del board internazionale della rete come Takur S Powdyel, già ministro dell’istruzione del Bhutan, e David Orr, uno degli esponenti più autorevoli della nostra comunità mondiale (mentre un’altra autorevole componente del direttivo WEEC, Lucie Sauvé, Università del Québec di Montréal, purtroppo ha potuto intervenire al convegno solo a distanza, per motivi di famiglia) e firme note alla rete Italia, ai lettori di “.eco” e di “Culture della sostenibilità” o ai frequentatori dei nostri seminari, come Tomaso Colombo, Serenella Iovino, Alessandro Chiarucci, Fabrizio Bertolino, Maria Antonietta Quadrelli, Bianca La Placa, Gaetano Capizzi, oltre, ovviamente, al segretario generale della rete mondiale Mario Salomone.

Nei processi educativi promuovere nuovi paradigmi pedagogici

Il pontefice: per arrivare alla sostenibilità «Ogni misura sarà inefficace se non coadiuvata e sostenuta da un processo educativo che favorisca la cura e la protezione della nostra casa comune».

Pubblichiamo il testo integrale del discorso pronunciato da Papa Francesco ai partecipanti al convegno internazionale “Nature in Mind.

Qui il podcast di Radio Vaticana con la voce del pontefice: https://www.vaticannews.va/it/podcast/gli-incontri-di-papa-francesco/2022/05/papa-francesco-biodiversita-carabinieri-cura-ambiente-educazione.html

Cari amici!

Do il benvenuto a voi, partecipanti al Convegno Internazionale “Nature in Mind. Una nuova cultura della natura per la tutela della biodiversità”, organizzato dal competente Comando dell’Arma dei Carabinieri. Ringrazio il Comandante Generale per le sue cortesi parole ed esprimo la mia riconoscenza per questa iniziativa, che dimostra la volontà di collaborare per proteggere insieme la nostra casa comune. Il vostro impegno contribuisce a rafforzare il dialogo urgente, il dialogo responsabile sul futuro del pianeta, «perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti» (Enc. Laudato si’, 14).

Il bello e il buono sono inscindibili

Il titolo del Convegno “La natura in mente” fa pensare all’itinerario di San Buonaventura da Bagnoregio, il quale in più occasioni invita a scoprire il Trascendente anche attraverso la contemplazione della bellezza della natura. È un viaggio formativo per la mente e per l’anima. Quando guardiamo con stupore il cielo e le stelle o le acque cristalline di un ruscello, per analogia contempliamo l’autore della bellezza (cfr Sap 13,3). Essa è stata data in dono al genere umano, che è chiamato a coltivarla e custodirla (cfr Gen 2,15). Nelle Sacre Scritture il bello e il buono sono inscindibili.

Non di eroismo titanico ma di fratellanza c’è bisogno

Come Dio ha posto a disposizione degli uomini il suo creato, così essi trovano la loro piena realizzazione superando l’egoismo e gustando una “bellezza condivisa”. Questo legame dinamico tra Creatore, creatura umana ed altre creature è un’alleanza che non può essere rotta senza danni irrimediabili. Non dobbiamo illuderci «di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi» (Laudato si’, 34).

Il mito di Prometeo, adatto forse ad altre epoche, non lo è più per la nostra. Non di un eroismo titanico abbiamo bisogno, ma di una mite e paziente fratellanza tra di noi e con il creato. La vita e la storia dimostrano, infatti, che non possiamo essere noi stessi senza l’altro e senza gli altri. In un mondo nel quale «tutto è intimamente relazionato» (ibid., 137), occorre individuare nuovi paradigmi pedagogici da promuovere nei processi educativi, finalizzandoli al dialogo tra i saperi e contribuendo a far crescere la cultura della cura. E la cultura della cura è una cultura dell’armonia, è conservare l’armonia, e non una cultura dei dettagli che rompe l’armonia.

«Un’educazione inclusiva che poggia sui pilastri dell’ecologia integrale»

Tale cultura, infatti, è strettamente legata a un’educazione inclusiva che poggia sui pilastri dell’ecologia integrale.

Di fronte alla ricchezza e complessità del mondo naturale, ogni progetto educativo offre una prospettiva di comprensione volta a sottolineare le interrelazioni tra l’uomo e l’ambiente.

Al fine di promuovere uno sviluppo davvero sostenibile, è necessario aprirsi con creatività a itinerari nuovi, più integrati, condivisi, collegati direttamente con le persone e i loro contesti. In questo modo tutti si sentono coinvolti nel contribuire al patto educativo, che tende a formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni. Ogni misura sarà inefficace se non coadiuvata e sostenuta da un processo educativo che favorisca la cura e la protezione della nostra casa comune.

L’educazione portatrice di fraternità e generatrice di pace

Attraverso i nostri talenti siamo tutti chiamati a costruire il “villaggio globale della cura”, a formare una rete di relazioni umane che respingano ogni forma di discriminazione, violenza e prevaricazione. In questo nostro “villaggio”, l’educazione si fa portatrice di fraternità e generatrice di pace fra i popoli nonché di dialogo tra le religioni.

Cari Carabinieri, cari amici, vi rinnovo il mio apprezzamento per il vostro impegno quotidiano e vi esorto a proseguirlo con coraggio. Benedico tutti voi e i vostri familiari. Vi auguro un buon lavoro; e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.