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Piccole lotte crescono. Dalle Marche la protesta arriva all’ONU

| Giuseppe (Peppe) Dini

Tempo di lettura: 3 minuti

Piccole lotte crescono. Dalle Marche la protesta arriva all’ONU

La partecipazione dei cittadini è un diritto umano inalienabile. Mentre sei giovani partono dal Portogallo per mettere sotto accusa 32 pasi europei di fronte alla CEDU, a Sant’Angelo in Vado 55 cittadini la mettono in pratica, ottenendo la messa in mora dell’Italia e il blocco di un impianto di 7 ettari a 52 metri dal centro abitato. Storia di un’azione che dalla provincia di Pesaro-Urbino è arrivata a coinvolgere la commissione per la Convenzione di Aarhus presso l’ONU a Ginevra.

(Nell’immagine di apertura, il Palazzo della Nazioni, sede dell’UNECE a Ginevra)

(Sant’Angelo in Vado) Siamo a Sant’Angelo in Vado, dove una società di Verona ha proposto di installare un campo agrivoltaico da 6 megawatt, interessando 70.000 metri quadri, a 52 metri dal centro abitato.

I cittadini raccolgono 55 firme e inoltrano le osservazioni a gennaio, al dirigente del servizio pianificazione territoriale della Provincia di Pesaro-Urbino, Maurizio Bartoli. La documentazione del progetto è pubblicata nel sito del servizio.

Non avendo risposte, ad aprile chiedo di sapere se le osservazioni sono state accettate ed in quale modo è stata garantita la partecipazione dei cittadini dato che anche i confinanti non hanno ricevuto alcuna comunicazione.

La sua risposta il dott. Bartoli, indica che con l’avvio del procedimento e la pubblicazione “sono state pienamente garantite le forme partecipative e di pubblicazione”.

Scrivo al difensore civico regionale, il quale sostiene che a lui compete solo l’accesso agli atti e non la partecipazione.

Documenti da decifrare

A luglio scrivo all’AGID, l’agenzia governativa che ha il controllo della corretta applicazione dei dispositivi digitali nella amministrazioni pubbliche. Chiedo di intervenire perché i documenti pubblicati dal Servizio Pianificazione Territoriale sono tutti firmati in maniera tale da crittografare l’intero documento. La Provincia mette a disposizione il programma di decifratura, ma queste operazioni sono eccessive ed ostacolano l’accesso, in particolare quando i progetti contengono anche 240 documenti (vedi digestore di Talacchio). In sostanza non risulta un “accesso facilitato” così come richiesto dal Codice dell’Amministrazione Digitale. La Cassazione è intervenuta in merito alle firme digitali nel 2017, dicendo che sia quelle che crittografano il documento e sia quelle che lo lasciano in chiaro, sono del tutto equivalenti. Stiamo aspettando la risposta dell’AGID.

Inoltre, scrivo alla commissione per la Convenzione Aarhus presso l’ONU a Ginevra (che ha sede presso l’UNECE, NDR.). Ho sostenuto la mancata partecipazione dei cittadini in particolare dei confinanti, diretti interessati.

In videoconferenza con Ginevra

Martedì 19 settembre sono stato convocato per una videoconferenza con detta commissione. La presidente ed il vicepresidente si sono congratulati per l’esposizione dei fatti e delle problematiche, sostenendo che la partecipazione dei cittadini rientra nella vasta categoria dei diritti umani.

Il Ministero dell’ambiente dell’Italia, come controparte, ha sostenuto che abbiamo scritto molto tempo dopo la scadenza dei termini, non rispettando le modalità di accesso alla giustizia amministrativa. Ho ribattuto che le osservazioni sono state inviate tre giorni dopo la scadenza e che la giustizia amministrativa facilitata è riservata solo per l’accesso ai documenti ambientali e non per la partecipazione.

Ho ringraziato per l’attenzione posta al caso da me sollevato, ribadendo che le autorità nazionali preposte, solitamente sono restie a dare risposte.

Giovedì 21 settembre, la commissione per la convenzione di Aarhus mi ha comunicato che il procedimento di realizzazione dell’impianto è stato bloccato.

Indispensabile rispettare i diritti dei cittadini

Non conosco i poteri che ha questa Commissione ONU, né cosa significhi in pratica la messa in mora dell’Italia.

Certo è che la partecipazione dei cittadini è per le amministrazioni un obbligo. A tutti quelli che seguono le varie amministrazioni pubbliche dal punto di vista giuridico, ai vari dirigenti degli affari legali, ai dirigenti dei procedimenti che investono un territorio, ribadisco che è indispensabile coinvolgere il pubblico, prima della fine dei procedimenti, non farlo significa non rispettare i diritti umani dei cittadini comuni.

Leggi anche l’articolo di Peppe Dini sulle procedure partecipative.