Skip to main content

Siamo tutti migranti. Analisi del fenomeno che più interessa il terzo millennio

| Valerio Calzolaio

Tempo di lettura: 3 minuti

Siamo tutti migranti. Analisi del fenomeno che più interessa il terzo millennio

Homo migrans. De la sortie d’Afrique au grand confinement

Jean-Paul Demoule
Scienza delle migrazioni
Payot & Rivages Parigi
2022
Pag. 430 euro 23

“Scelti da Valerio” è la rubrica di recensioni e segnalazioni a cura di Valerio Calzolaio.

Pianeta (tutto raggiunto e abitato a partire dal continente africano). Da milioni di anni.

L’uomo è l’unica scimmia migratrice, nessun’altra migra, né quelle della savana, né quelle delle foreste: siamo dunque una specie di scimmie migratoria o addirittura invasiva (fra le almeno 182 identificate)?

 

 

Le specie umane iniziarono almeno due milioni di anni fa, al tempo dei più antichi Erectus che riuscirono a lasciare l’Africa (attestati prima in Georgia, poi in Cina e India, forse nello stesso periodo o certamente da 800.000 anni fa, in Spagna e Francia circa 1,2 milioni di anni fa). Le scoperte archeologiche non sono ancora abbastanza numerose né i sistemi di datazione abbastanza precisi per permetterci di ripercorrere nel dettaglio modi e tempi di questi spostamenti. Le migrazioni dei sapiens ci hanno via via condotto ancor più lontano degli antenati umani, con una svolta stanziale legata al Neolitico e al relativo boom demografico (con l’avvento dei “popoli”, mai delle “razze”).

Esistono molte categorie di classificazione delle migrazioni umane, rimaste più o meno le stesse nella lunga durata: di popolamento o di conquista, economiche o politiche, dovute a forze esterne o a curiosità interiori, individuali e di gruppo. Se si tenta una storia globale delle migrazioni umane si deve riflettere su alcune premesse: probabilmente non vi è mai un’esclusiva causa scatenante; partire e arrivare, veder partire o veder arrivare è sempre una questione di punti di vista; assumono pure ovvi significati diversi qualcuno che vuole espatriare rispetto a qualcuno che è costretto a rifugiarsi all’estero, pur entrambi migranti; la vita nomade era assolutamente prevalente fino al Neolitico ed è rimasta praticata da minoranze anche dopo, anche ora; interrogativamente, il “Grande Confinamento” conseguente alla pandemia di Covid-19 potrebbe forse anticipare una tendenza alla fine delle migrazioni? Forse se o quando gli uomini smetteranno di migrare ci sarà da preoccuparsi.

L’esperto archeologo e storico della tarda preistoria Jean-Paul Demoule (Neuilly-sur Seine , 1947), dopo innumerevoli volumi e saggi sulle teorie e sulle pratiche del Neolitico, ha deciso di prendere di petto la questione delle migrazioni umane con un corposo documentato studio tematico “Homo migrans. De la sortie d’Afrique au grand confinement“.

Il migrare umano esiste da prima, ma da diecimila anni ci ha proprio radicalmente trasformato: sapiens eravamo poche centinaia di migliaia sparsi in tutti i continenti ma non stanziali, isolati in gruppi erranti. Ora siamo circa otto miliardi, sedentari, perlopiù con residenza unica o prevalente nelle fasi dell’esistenza (pur talora migrante). L’introduzione progressiva dell’agricoltura e dell’allevamento ci ha reso “residenti”, diffondendo anche “pratiche” che esistono ancor oggi: lavoro, guerra, religione.

L’autore ha predisposto nove meditati capitoli secondo uno schema cronologico: quando Homo erectus e sapiens si avventurarono fuori dall’Africa; quando le rivoluzioni neolitiche e le colonizzazioni agricole «rovesciarono» il pianeta; quando gli «indo-Europei» popolarono il mondo; quando nacquero gli Stati, gli imperi e i «barbari»; quando i barbari «invasero» l’Impero romano; quando uomini, merci e idee circolarono liberamente nel Medioevo; quando l’Europa partì alla conquista del resto del mondo; quando le grandi potenze costruirono gli imperi coloniali, accelerando i movimenti delle popolazioni; quando gli imperi caddero a pezzi nella violenza.

Le conclusioni ragionano su chi ha inutilmente (e un poco scioccamente) paura delle migrazioni, fenomeno indissociabile dalla storia umana per cinque principali costanti: la demografia, la volontà di potenza, il meticciato costante che «agita» popoli e culture, il bisogno di capri espiatori (boucs émissaires) esterni (barbari e immigrati) per definire sé stessi, la solidarietà sociale.

In fondo non mancano ricchi apparati: le brevi note, l’ampia bibliografia, grafici e carte, fonti, articolato indice di nomi di persone e popoli, indice dei tanti luoghi citati, sommario.

Scrive per noi

Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio
Valerio Calzolaio, giornalista e saggista, è stato deputato (1992-2006) e sottosegretario all’Ambiente (1996-2001). Ha pubblicato numerosi libri sul tema della migrazioni e dei profughi ambientali.