È possibile fare comunicazione ambientale per tutt*?
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Un racconto di cosa è successo durante il settimo incontro del ciclo di eventi “Ambiente per tutt* – i Mercoledì in Casa dell’Ambiente”, un talk e dibattito per trattare il tema della comunicazione ambientale e che ha visto tematiche come scienza, didattica, comunicazione e crisi climatica incontrarsi ancora una volta.
La relazione tra scienza e società e la necessità di creare un dialogo fra comunità scientifica e Stato è sempre più evidente. Lo possiamo vedere soprattutto nel bisogno di costruire una cittadinanza scientifica, al fine di creare un rapporto stretto, trasparente e rispettoso tra esperti e cittadini, e anche sensibilizzare i non esperti e fornire loro tutti gli strumenti necessari per poter prendere parte ai processi decisionali riguardo quelle tematiche scientifiche con ricadute sociali.
Ciò però non significa andare a modificare il contenuto scientifico che si vuole trasmettere semplificandolo al fine di renderlo il più comprensibile possibile: il messaggio deve essere invece tradotto, tenendo in considerazione vari elementi, i più importanti forse il linguaggio da usare, il target di riferimento e il contesto.
In questo momento storico di crisi climatica, la didattica e la comunicazione ambientale giocano un ruolo fondamentale nella divulgazione ed educazione di quello che sta accadendo, a livello globale, nel presente e i vari scenari futuri.
Ci siamo chiesti: come fare comunicazione ed educazione ambientale rendendo nozioni e contenuti accessibili a più persone possibili? In quali contesti possono essere trattate queste tematiche, in maniera che la comunicazione risulti efficace al pubblico? E, quali possono essere i limiti e i punti di forza?
Per provare a rispondere a queste difficili domande abbiamo scelto di utilizzare il settimo incontro di Ambiente per tutt* – i Mercoledì in Casa dell’Ambiente, che ha visto come ospiti Olivia Ferguglia, Lorenza Villani, Chiara Acquaroli e Pierpaolo Bonante, quattro giovani specialisti provenienti da diversi campi di studio che, ogni giorno e in maniera diversa, cercano di comprendere e arginare le problematiche che si presentano nel comunicare le questioni ambientali e sostenibili.
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Quali sono le nostre mancanze nel raccontare il cambiamento climatico?
Olivia Ferguglia, laureata in Fisica del Sistema Terra e attualmente dottoranda in Fisica del Clima presso l’Università di Torino, racconta che per lei, uno degli elementi più problematici della comunicazione ambientale è quello della confusione in quanto, spesso, termini legati al cambiamento climatico vengono mal interpretati. Ciò può portare alla strumentalizzazione delle informazioni, come accade con il fenomeno del negazionismo, e rendere difficile percepire con criterio la gravità della situazione climatica in cui ci troviamo.
Un esempio è la differenza tra meteo e clima: il meteo è una fotografia dell’atmosfera, il clima è più complesso, ci sono tanti attori in ballo e si valuta su tempistiche più lunghe, in quanto è una media in una determinata regione e in un determinato momento di almeno 30 anni.
Le previsioni meteo sono dei modelli che analizzano come si evolvono le varie variabili dell’atmosfera (temperatura, umidità…) […], le proiezioni climatiche sono molto complicate, tengono insieme tutti i vari aspetti del clima, e quindi per farle bisogna tenere in considerazione più storie (quanto verrà emesso nei prossimi anni, come utilizzeremo il suolo, quanto crescerà la popolazione…), che possono essere ottimistiche o nel peggiore dei casi. Queste storie mi racconteranno quanto aumenterà la temperatura media.
Per sentire l’intervento di Olivia Ferguglia clicca qui
Essere umano, essere terrestre
Lorenza Villani, architetta di formazione e attualmente dottoranda presso il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna, apre il suo intervento con il gioco di parole “Essere umano, essere terrestre” per riprendere il tema della complessità e la ricerca di risposte non facili.
Perché in qualche modo la crisi climatica ci rivela una profonda crisi culturale, del nostro immaginario, del nostro modo di dare significato al pianeta e alla nostra vita.
La comunicazione ambientale è complicata per svariati motivi, e Villani ne elenca alcuni: l’invisibilità delle cause, in quanto i gas serra non sono visibili, per cui non è possibile vedere direttamente la minaccia e fare un’esperienza diretta; l’alienazione delle persone dall’ambiente, in quanto abitiamo prevalentemente in città e di conseguenza in edifici con una temperatura controllata, per cui non siamo più in grado di osservare le lente variazioni dell’ambiente.
Questo problema di percezione ha delle conseguenze dirette sul nostro agire nei confronti del cambiamento climatico, e queste sono importanti perché sono reali e guidano le nostre azioni.
Per sentire l’intervento di Lorenza Villani clicca qui
Educazione climatica: la rilevanza della scuola e dei social
A parlare del ruolo della scuola e dei social nella narrazione del cambiamento climatico a bambini e ragazzi, le generazioni future, e le esperienze più significative nella costruzione di una cittadinanza scientifica è stata Chiara Acquaroli, naturalista per formazione e specializzata in didattica museale e comunicazione delle scienze.
Il tema del cambiamento climatico è una delle numerose tematiche scientifiche che stanno pervadendo la nostra quotidianità; è un argomento di discussione attuale, trattato sia da esperti e non esperti. Questa compartecipazione tra scienza e società ha richiesto e, ancora oggi, richiede una profonda e graduale evoluzione metodologica e concettuale proprio nel ruolo della comunicazione della scienza.
Acquaroli ci racconta come oggi si sia diffusa la consapevolezza e necessità di avere open science, ovvero scienza democratica, aperta a tutti e che punta a una scienza collaborativa tra scienziati e pubblico al fine di costruire la formazione di una cittadinanza scientifica.
[…] più inclusione ed accessibilità alla vita quotidiana, così da poter essere membri consapevoli e informati, partecipare attivamente ai processi decisionali quando si parla di tematiche scientifiche che hanno ricadute sociali. In questo contesto si inserisce l’educazione climatica, per aiutare i giovani a comprendere ed affrontare le conseguenze del riscaldamento globale, incoraggiando a modificare i comportamenti pratici e psicologici. Detto questo, a scuola si parla ancora poco di riscaldamento climatico…
Per sentire l’intervento di Chiara Acquaroli clicca qui
Qual è il senso della comunicazione ambientale?
Ce lo ha chiesto Pierpaolo Bonante, giornalista pubblicista, comunicatore e formatore, laureato in Sviluppo e Cooperazione, in Comunicazione Multimediale e di Massa e laureando in Scienze Pedagogiche. E per cercare una risposta a questa prima domanda, ne ha fatte molte altre, tra cui:
A chi si rivolge la comunicazione ambientale?
Il pubblico ha risposto che la comunicazione ambientale dovrebbe parlare a tutti e a tutte, a chi non ne sa, a chi si occupa di regolamentare il mercato… Ma da un punto di vista comunicativo è difficile parlare a tutt*, soprattutto attraverso un singolo metodo di comunicazione. Per questo quando si comunica un messaggio bisogna tenere in considerazione diverse variabili, come viene mostrato nel modello di Shannon-Weaver, uno dei primi modelli nel campo di studio della comunicazione.
In questo modello vediamo un mittente che deve comunicare un contenuto a un ricevente; il contenuto subisce variazioni in base al canale, al codice formale utilizzato e al contesto. Quando si fa comunicazione bisogna tenere in conto tutti questi elementi, al fine di riuscire a mandare un messaggio chiaro. E questo modello può ricadere anche nell’ambito della comunicazione ambientale.
Per sentire l’intervento di Pierpaolo Bonante clicca qui
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