Mario Salomone, nel 2003, ha iniziato a incaricarsi della rete WEEC internazionale, nel momento in cui capo della delegazione al primo congresso, che si teneva in Portogallo, propose di dare una struttura permanente ai congressi e gli organizzatori del 1st WEEC affidarono a lui il compito. L’intervista si snoda lungo le tematiche dell’educazione ambientale, della rete WEEC Italia e della Summer School.
Cos’è per lei l’educazione ambientale? Perché è importante?
«È l’educazione fondamentale del nostro tempo: lo è diventata perché la specie umana da sola ha trasformato l’intero pianeta e ora deve imparare a camminarci sopra con passo leggero, e non con gli scarponi pesanti e ferrati degli ultimi secoli. Se tutto il pianeta è
plasmato dall’homo sapiens, tutti gli esseri umani a loro volta subiscono, in modo differente e disuguale però, le conseguenze di questa trasformazione»
Come è nata la Rete WEEC? Che esperienze le ha permesso di fare?
«Nasce di fatto nel 2003, quando la nostra delegazione al primo congresso, che si teneva in Portogallo, propose di dare una struttura permanente ai congressi e gli organizzatori del 1st WEEC ce ne affidarono il compito. La rete italiana nasce nel 2013, sull’aereo che riportava da Marrakech un nutrito gruppo di partecipanti dall’Italia e sull’onda dell’entusiamo per il grande successo del congresso appena conclusosi decidemmo di convocare un primo incontro, ospitato da Annastella Gambini all’Università di Milano Bicocca. Personalmente è stata una grande responsabilità, con la preoccupazione costante che tutto funzioni bene e la fatica di trovare le risorse per fornire un minimo servizio continuativo a una comunità così variegata come quella mondiale. E l’amarezza di vedere lo scarso interesse di istituzioni pubbliche e private italiane verso una realtà internazionale assolutamente unica e originale, con sede proprio nel nostro paese. In compenso, mi ha dato una rete di amici e colleghi nei cinque continenti e un crescente rispetto verso la nostra capacità di assicurare la vita dei congressi e mantenere i rapporti su un arco di tempo tanto lungo»
Perché consiglia di partecipare alla Summer School?
«Per il clima relazionale che si respira, fatto di entusiasmo, condivisione, solidarietà, professionalità. E per la qualità delle alimentazioni culturali e dei laboratori. Dal 2013 abbiamo fatto molti incontri nazionale dal nord al sud, ma è grazie a questi incontri che la rete è cresciuta e si è consolidata»