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Relazioni di cura dell’arte con la biosfera, l’arte come voce della biosfera

| TIZIANA CARENA

Tempo di lettura: 3 minuti

Relazioni di cura dell’arte con la biosfera, l’arte come voce della biosfera

La rappresentazione artistica deve manifestare l’immagine della vita, della biosfera, di cui è necessario prendersi cura. Relazioni di cura il tema di “Artissima” 2023.

Saverio Repetto

Il tema della trentesima edizione di Artissima (svoltasi a Torino dal 3 al 5 novembre 2023) è stato “Relations of care”. Come spiega il direttore Luigi Fassi, l’arte può essere figurata e interpretata come una disciplina che produce un nuovo immaginario e che questo può diventare un veicolo di produzione di relazioni di cura”. È, del resto, l’opinione di Renzo Taddei, antropologo dell’Università federale di San Paolo in Brasile: “Per uscire dalla crisi del nostro tempo dovremo attivare delle vere relazioni di cura nell’organizzazione delle nostre vite, il che significa creare una diversa socialità che sappia includere in sé tutte le forme di vita e guardare a una dimensione futuribile in maniera concreta, anteponendo la cura a qualunque forma di sapere”.

Inevitabile il riferimento a Martin Heidegger e al tema dell’“essere con gli altri e prendersi cura di loro”. Gli altri: degli “altri” fa parte la biosfera nel suo complesso. Possiamo dire, addirittura, che noi, come esseri umani, essendo parte della biosfera, dobbiamo prendercene cura. Il che non significa, semplicemente, conoscerla: “Sappiamo tutto delle foreste da un punto di vista chimico, botanico, zoologico, ma al tempo stesso mai le abbiamo decimate e distrutte quanto oggi”, aggiunge Fassi.

Un ‘fare’ che rivela

L’arte come relazione di cura con la biosfera, l’arte come voce della biosfera. L’arte intesa come unità (alla maniera romantica), come dimensione di un ‘fare’ che rivela quello che lo sguardo comune non è in grado di cogliere. Una linea continua collega, del resto, l’estetica romantica alle avanguardie artistiche del Novecento che rappresentano, comunque le si voglia intendere, il luogo di radicamento dell’arte contemporanea. La rappresentazione artistica deve manifestare l’immagine della vita, della biosfera, di cui è necessario prendersi cura.

Il prendersi cura della biosfera passa attraverso la percezione del colore. E in questa trentesima edizione di “Artissima” è, forse, il bianco il colore che sembra prevalere in un certo numero di opere.

Il bianco ha una particolare importanza nella teoria dei colori di Goethe (1808): lo spettro dei colori si produce, secondo lui, dall’incontro del bianco con il nero con un processo di contaminazione del bianco da parte del nero e, quindi, i colori sono generati dal nero. Newton, invece, nel 1672, aveva sostenuto che la luce bianca fosse una miscela di luci colorate dovute a corpuscoli diversi per spessore; quando questi corpuscoli erano deviati in misura maggiore incontrando un materiale diverso dall’aria (il prisma) si differenziavano andando dal violetto al rosso.

Le percezioni dei colori

Se dal punto di vista dell’ottica soltanto la teoria di Newton è corretta, va detto che Goethe ha evidenziato come il contesto sia decisivo nel modificare le percezioni dei colori: la visione dei colori è un modo dell’organismo di reagire alle stimolazioni luminose.

Ecco che il bianco è generatore di immagini, come nelle opere di Saverio Repetto (Lugano).

Emilio Prini

Oppure Emilio Prini (a fianco)

Il candore della luce può manifestarsi anche in una forma solida, come il parallelopipedo di South Parade (London) composto da tessere vetrose di diversi colori tenute insieme da un’armatura metallica: si crea un ambiente cromatico in cui il bianco si colora delle più diverse sfumature.

Katharine Hinsberg (immagine di apertura) fa emergere da un niveo candore imperfette immagini della geometria piana.

L’essenza naturale non è soltanto geometria regolare, ma anche linea ondulata, efflorescenza, movimento lievemente irregolare.

Il bianco è la potenzialità, il poter essere tutti i colori, tutte le forme: cioè, il senso e la dimensione stessa della physis. Se è vero che “la natura ama nascondersi”, come affermava Eraclito di Efeso, è vero anche che la natura si manifesta in tutta la sua potenza formale e cromatica. Anche attraverso la poiesis umana, l’arte, una sorta di opera al bianco”?

Non ha, forse, scritto Wittgenstein “Bianco non è ciò che toglie via l’oscurità?”.

Scrive per noi

TIZIANA CARENA
Tiziana C. Carena, insegnante di Filosofia, Scienze umane, Psicologia generale e Comunicazione, Master di primo livello in Didattica e psicopedagogia degli allievi con disturbi dello spettro autistico, Perfezionamento in Criminalistica medico-legale. È iscritta dal 1993 all'Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Si occupa di argomenti a carattere sociologico. Ha pubblicato per Mimesis, Aracne, Giuffrè, Hasta Edizioni, Brenner, Accademia dei Lincei, Claudiana.