Una mostra a Torre Pellice (To) per riscoprire i valori della vita, non solo quelli biologici.
Sono molteplici i canali semiotici e simbolici che le forme rappresentate nella mostra Delizie delle opere di Giuseppe Attini, scatenano nel nostro profondo. Tra questi uno emerge con forza: l’archetipo della bambola come elemento composto da parti montate una con l’altra, e che nel gioco, a piacimento, possono essere disgiunte o unite a seconda della volontà di chi ha il potere di manipolare questa sorta di modellino dell’umano. Quanto ritroviamo, in questa rappresentazione, della tragedia dello smembramento dell’umano di oggi, come, e certo di più, anche del femmineo.
L’essere robotico umamoide, ormai divenuto elemento della nostra estetica del nuovo millennio, attore di esercizi nel web, presenza inquietante già collocata nel mondo del lavoro, rinvia ad una forma della nostra specie non già unione perfetta, non di parti, ma di un’unica forma irripetibile, che però con lucida follia tendiamo sempre di più a dividere per poterla reinventare nella spasmodica voglia occidentale di costruire oggetti per un mercato: in questo caso di falsi umani.
La volontà del separare, tramite l’approccio razionale, le parti di un unicum per svelarne le leggi del suo funzionamento, appare nella bambola come nel robot dare l’esito peggiore che si possa immaginare: l’illusione di poter giungere alla comprensione di una realtà nata come unità e impossibile da separare, pena la perdita della sua identità. Pena la sua morte, finale.
Le contemporanee prospettive di un altroumano, ovvero di un postumano, sono una dimensione che non può non far nascere un sentimento distopico, un forte timore di perdita di senso dell’essenza umana: e i volti tra pelle e staticità plastica delle Bambole di Attini paiono sfidarci nel percorrere il debole confine tra naturale e artificiale, che oggi rappresenta la peggiore guerra in corso, nella quale, come sempre, conta chi paga le tecnologie per stare a cavallo di questa avventura per troppi versi pericolosa.
La guerra è l’altro presente che pervade la nostra esistenza, dove ancora in modo più tragico sono sconvolte le nostre coscienze spettatrici di troppa umanità spezzata, sotto le armi che questa volta in modo violento anch’esse dividono, uccidendo.
Pezzi di umano, parti di femmineo, paiono essere la frontiera nella quale l’umanità si trova a vivere, dal sapore troppo forte e soffocante di Apocalisse.
Eppure la bambola, a patto di interpretarla nel contesto del ciclo giovinezza vecchiaia, ovvero nell’arco della vita, può assumere un diverso messaggio, denso invece di positivo e di unicità, perché urla l’importanza d’essere mantenuta intera, vera rappresentazione simbolica dell’unicum umano. E d’altra parte quale è l’unica stagione della vita dove vince la purezza e l’ancora vicina sensazione di saper vedere la luce e non l’ombra, celebrandone in ogni istante la bellezza: è l’infanzia, è il mondo del gioco, e non del fare sul serio, foriero di troppi fallimenti che la storia ci ricorda, a patto di mantenerne la memoria.
Ma quale identità può meglio maneggiare con cura e amorevolezza questi ossimori dell’infanzia, animata dalla sapienza del vivere allungo e quindi dell’esperienza che matura l’importanza alternativa di tenere tutto insieme, di mai dividere? Sono le Matrone uniche artefici di questa forza del non disperdere, di mantenere unite le diverse parti nate per così restare, ovvero magnificamente composte per dare vita al valore suppletivo che la legge sistemica insegna, laddove l’unione delle parti non genera una somma ma da vita a nuove realtà che gemmano in più da quelle di cui sono composte.
La sapienza dell’antico così emerge, e riunisce, tenendo lontano colui che divide, e sta nell’ombra in attesa che noi umani si ceda alla proposta di immaginarci superiori, quando invece non lo siamo, mentre siamo veri solo laddove la luce dell’infanzia e della vetustà si uniscono, per riavviare il ciclo della vita e non quello della morte solo fine a se stessa.
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Vista l’atmosfera di grande fascinazione esercitata da questi lavori originalissimi, la direzione artistica di Open ADA organizza alcuni incontri speciali per conoscere meglio l’ operato di Giuseppe Attini.
Domenica 26 novembre 2023, dalle ore 15 alle ore 18, durante l’orario di libera visita alla mostra, appuntamento con il fratello dell’artista in esposizione, il fotografo ed editore Antonio Attini, co- curatore dell’ allestimento in corso, che svelerà alcuni aneddoti sull’ inedita produzione artistica del fratello gemello. Tony Attini ha infatti seguito direttamente la progettazione delle tirature limitate delle opere raccolte in “Delizie”, in particolare quelle delle Bambole stampate su plexiglass, delle Scatole in metallo, delle Cartoline e dei Foulards. Tra gli Ospiti previsti all’incontro, il Maestro di Bonsai Massimo Bandera. L’ingresso è libero.
Sabato 16 dicembre 2023 alle ore 15.30 ENCUENTRO CON L’ ARTISTA GIUSEPPE ATTINI. Un stimolante incontro aperto a tutti con l’ autore della mostra DELIZIE, in corso sino al 14 gennaio 2024, che offrirà ai visitatori la possibilità di conoscere il mondo delle Matrone, Bambole e Giravolte attraverso una intervista a botta e risposta tra l’ artista e la critica d’ arte Monica Nucera Mantelli.
Il pomeriggio vedrà anche una breve introduzione condotta dalla co-curatrice sulle origini del linguaggio iconografico surreale e fantastico, partendo dal tardo medioevo per giungere sino alla attuale produzione dell’Artista torinese. L’ ingresso è libero, sino ad esaurimento posti.
Domenica 17 dicembre 2023 dalle ore 15 l’ esposizione è aperta al.pubblico, nell’ambito del Mercatino di Natale organizzato dalla Proloco di Torre Pellice. Il centro storico del paese sarà colorato da banchetti e un godibile scenario coreografico con vari ballerini. Verso le ore 15 al Caffè Arnaud e alle ore 17 presso Open ADA ci un momento di gioiosa performance per chi sarà in visita. In collaborazione con Proloco Etnotango LCMM, Caffè Arnaud, Les Accordeons du Villar, Open Ada e Ac Renjoy.
Periodo espositivo mostra DELIZIE: sino al 14 gennaio 2024
Giorni e orari di apertura: visite solo nei pomeriggi di sabato e domenica ore 15 – 18. Il venerdì su appuntamento. Info e approfondimenti sulle opere: AttiniArte tel. 3479756902
nota: la foto di copertina dell’artista Giuseppe Attini è di I.Ostellino.
Ippolito Ostellino nasce a Torino il 16 agosto 1959. Nel 1987 si laurea in Scienze Naturali e opera come prime esperienze nel settore della gestione e progettazione di Giardini scientifici Alpini. Nel 1989 partecipa alla fondazione di Federparchi Italia. Autore di guide botaniche e di interpretazione naturalistica e museale, nel 1997 riceve il premio letterario Hambury con la guida ai Giardini Alpini delle Alpi occidentali. Dal 2007 al 2008 è Presidente nazionale AIDAP, Associazione italiana dei direttori dei parchi italiani. Dal 2009 partecipa come fondatore al Gruppo di esperti nazionale sulle aree protette "San Rossore". Nell'area torinese opera in diversi campi: è il promotore del progetto Corona Verde dell'area metropolitana torinese per la Regione Piemonte, e svolge attività di docenza presso il Politecnico di Torino; nel 2008 progetta il format della Biennale del Paesaggio Paesaggio Zero; nel 2009 è autore con i Prof. Pala e Occeli del progetto della ciclovia del canale Cavour ; nel 2011 ha ideato il marchio di valorizzazione territoriale “CollinaPo” sul bacino di interesse dell'area del fiume Po e delle colline torinesi e nel 2016 porta a riconoscimento UNESCO Mab il territorio di riferimento; nel 2016 coordina il tavolo Green infrastructure nel III Piano strategico dell'area metropolitana. Autore di saggi, contributi congressuali e libri sul tema Natura, Paesaggio e Ambiente, nel dicembre del 2012 è stato insignito del premio Cultori dell'Architettura da parte dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Torino. Dal 2022 è membro effettivo del Centro di Etica ambientale di Parma e prosegue la sua attività presso l’Ente di gestione regionale del Parco del Po piemontese.