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Rendiamo le scuole capitali del quartiere

| MARIO SALOMONE

Tempo di lettura: 4 minuti

Rendiamo le scuole capitali del quartiere

Si vota per le amministrative in quasi tutte le grandi città. Una proposta per gli eletti (e per chi è già in sella): al centro dei quartieri (organizzati con il criterio dei “15 minuti”, che è anche un ottimo modo per fare educazione ambientale urbana) le scuole rinnovate e rese polifunzionali. E il piano del Ministero dell’Istruzione “RiGenerazione Scuola” può essere una occasione per farlo.

(Nell’immagine di apertura, il modello di quartiere “a quarto d’ora” secondo la sindaca di Parigi)

La città del quarto d’ora (dal sito del Comune di Parigi)

L’idea di città “dei quindici minuti” (o dei 20, in alcuni paesi) sta prendendo piede anche in Italia (Milano tra queste). Alcuni candidati sindaco l’hanno inserita nel loro programma. Si tratta, secondo il modello rilanciato dall’urbanista franco-colombiano e professore alla Sorbona Carlos Moreno, di una città che – come spiega in una intervista e nell’e-book Vie urbaine et proximité à l’heure du Covid-19 – è «città policentrica, dove la densità abitativa è resa piacevole, dove la prossimità è vivace e l’intensità sociale è autentica. È una città dove gli abitanti possono soddisfare sei categorie di funzioni sociali: vivere, lavorare, rifornirsi, curarsi, imparare e divertirsi. Immagina che le persone incontrino una vita sociale di alta qualità in 15 minuti di corsa o di cammino.»

Nata negli anni Venti del secolo scorso negli Usa per la progettazione di “quartieri compatti” in contrapposizione a quartieri-dormitorio privi di servizi, riemergente in vari continenti (è stata fatta propria dalla rete di città impegnate per il clima C40 Cities), l’idea è diventata un cavallo di battaglia della sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo, che porta avanti con determinazione la realizzazione di “Paris ville du quart d’heure”.

La scuola deve diventare la capitale del quartiere

Al centro del progetto della sindaca Hidalgo c’è proprio la scuola, che deve diventare la “capitale” del quartiere, il suo “luogo centrale”. Riqualificata, con cortili verdi, con le vie intorno pedonalizzate, la scuola si apre alle famiglie e agli abitanti anche al di fuori dell’orario di lezione. Gli edifici scolastici, tra asili nido, scuole materne, primarie e secondari, infatti, rappresentano una rete capillare di spazi e di strutture: questo tessuto capillare molto denso può diventare, oltre che più vivibile e sostenibile per chi va a scuola, una grande risorsa per tutto il quartiere.

La scuola prima della “cura” per farla diventare “capitale” del quartiere (disegno di N. Bascop)
La scuola rinnovata e con cortili verdi, tra vie pedonalizzate (disegno di N. Bascop).

I “quattro pilastri” del Piano RiGenerazione Scuola per la transizione ecologica e culturale della scuola (rigenerazione dei saperi, ovvero che cosa si impara a scuola; la rigenerazione delle infrastrutture, con la costruzione di edifici innovativi e la creazione di nuovi ambienti di apprendimento; la rigenerazione dei comportamenti, con l’acquisizione di buone abitudini nel rispetto dell’ambiente anche a scuola; la rigenerazione delle opportunità, ovvero indirizzi scolastici caratterizzati da percorsi formativi che guardano ai temi dell’ecologia e della sostenibilità) è una occasione per fare delle scuole le capitali (fisiche e culturali) dei quartieri.

Mondo scolastico attore di cambiamento

Crisi climatica e crisi sanitaria hanno evidenziato la necessità di città verdi, con una mobilità “dolce” e ricche di servizi (tagliati da decenni di politiche di chiusure, di accorpamenti, di riduzione della spesa pubblica, di blocco delle assunzioni). Scuole-capitale del quartiere devono servire a invertire la rotta ed essere protagoniste (e non solo indirettamente beneficiarie) del cambiamento: sarebbe incongruo che usciti insegnanti e studenti entrassero – come da una porta girevole – gli abitanti del quartiere. C’è insomma un grande lavoro da fare insieme, mondo della scuola e comunità: cambiare la scuola e cambiare stili di vita, politiche urbanistiche, servizi pubblici sono rivoluzioni da portare avanti in stretto dialogo e sinergia.

La città dei 15 minuti, per la scuola una grande occasione di educazione ambientale urbana

L’idea di diventare “capitali” può essere, insomma, una grande occasione per le scuole, così come lo è tutta l’idea della città del quarto d’ora, che diventa un tema centrale di educazione ambientale urbana. Chiedersi dove sono i servizi, come ci si sposta, come si possono migliorare qualità della vita e qualità dell’ambiente, come contrastare il riscaldamento globale e mitigarne gli effetti sono sfide di giustizia e di sostenibilità sociale e ambientale che schiudono grandi prospettive di esplorazione, di discussione, di elaborazione e di proposta, oltre che di azione concreta e di coprogettazione e di partenariato insieme a enti non profit e agli enti locali.

L’occasione si offre anche agli attori del Terzo settore, cui sempre di più si chiede di costruire progetti territoriali multi-attori. E, chissà, lavorare tutti per città “compatte” e piene di vita e allo stesso tempo per una nuova centralità della scuola “a porte aperte” servirà anche a creare maggiori vasi comunicanti sia tra vari ambiti educativi (formale, non formale e informale) sia tra vari potenziali pubblici, realizzando finalmente anche quella educazione ambientale “per tutte le età della vita” che finora non è riuscita a sviluppare davvero delle strategie educative per gli adulti.

Scrive per noi

MARIO SALOMONE
MARIO SALOMONE
Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.