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SOSTENIBILITÀ NEI MESTIERI E ARTI INTANGIBILI. Parte prima: LA MUSICA

| Monica Nucera Mantelli

Tempo di lettura: 12 minuti

SOSTENIBILITÀ NEI MESTIERI E ARTI INTANGIBILI. Parte prima: LA MUSICA

Il Suono è vita. Fiumi di note per guidarci verso un futuro più armonioso e a basso impatto ambientale. 

Un concerto dell’Orchestra G.B. Polledro il 21 maggio al Conservatorio di Torino con il Trentennale della rivista .ECO Educazione Sostenibile

di Monica Mantelli

Immagine: Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Photo courtesy Marco Borrelli

 

Interdisciplinarietà vuol dire innanzi tutto spaziare dalla storia, alla merceologia, dalla fisica alla sociologia, dalla filosofia all’arte, scoprendo che la biologia e le scienze della natura a cui tradizionalmente guardano (in modo spesso troppo specialistico e settoriale coloro che si occupano di ambiente) sono in realtà un segmento di un pensiero globale che va sotto il nome di Sviluppo Sostenibile, ovvero sono un tema di Cultura del Pianeta. Pertanto Natura e Società sono categorie che dobbiamo leggere come unite. Ecco perché, dopo vari mesi di gestazione esce questa nuova, credo attualissima riflessione, sul rapporto tra Suono (Musica) e Territorio.

D’altronde già pensatori di un tempo lo suggerivano: come non trovare spunti straordinari proprio nei temi del rapporto fra Natura e Uomo ad esempio in “Man and Nature: Or, Physical Geography as Modified by Human Action” di George Perkins Marsh del 1864, nel quale il confronto fra attività umana e pianeta era già chiaramente individuato come un tema della società contemporanea d’allora. Oppure le cogitazioni di un altro studioso, questa volta geografo, anch’esso misconosciuto come Eliseé Reclus , che nel suo lavoro “Natura e Società” traccia le linee di una geografia, che come suggerisce John P. Clark: “…contribuisce enormemente al progetto, ancor oggi in corso, di scrivere la storia della Terra dal punto di vista dell’autorealizzazione planetaria naturale e sociale. La sua storia del progresso prefigura così imprese intellettuali recenti come la «storia socio-ecologica della libertà» di Murray Bookchin e la «storia universale» di Thomas Berry e Brian Swimme, ecologica e centrata sulla Terra”.

Sappiamo fortunatamente che da tempo vari artisti musicali nazionali ed internazionali sentono l’importanza di una maggiore attenzione nei confronti delle tematiche di sostenibilità legate al proprio ruolo di produttori di musica. Se parliamo di Pop e Rock in Italia già un decennio fa il tour dei Subsonica si è distinto per la forte connotazione “verde”, soprattutto nella comunicazione, mentre l’azione concreta si è rivolta a misure quali la partnership con Legambiente per sostenere un messaggio contro il ritorno al nucleare e l’adozione in alcune performance live di impianti luce e audio alimentati attraverso pannelli fotovoltaici. L’artista Ligabue ha invece scelto la prassi della riforestazione per compensare le emissioni dovute all’uscita del suo album “Secondo tempo”, e allo stesso modo lo ha seguito Jovanotti in occasione del suo “Safari Tour”. Ad un livello di maggiore interesse per la tematica si son posti gli anglosassoni Radiohead, lanciando il loro album di inediti tramite download gratuito dalla rete. Un approccio di questa natura – scusate il gioco di parole – è di per sé segnale di una certa sensibilità verso un modo di essere sostenibile. Ma, in tema più prettamente ambientale, sempre i Radiohead hanno commissionato tempo addietro un’indagine a Best Foot Forward per valutare l’impatto complessivo dei loro tour.

Ciò detto, l’approccio sistemico nel comprendere e affrontare la complessità dell’impatto anche acustico su un territorio – implicita ad esempio nel programma UNESCO MaB (Man and Biosphere), è riconducibile alla presenza, tra i suoi padri fondatori, della figura di Valerio Giacomini (1914-1981). Botanico, pianificatore e pioniere della fitosociologia francese nella geobotanica italiana, Giacomini ha contribuito all’evoluzione di quest’ultima verso una vera e propria ecologia territoriale che considerasse centrale il ruolo dell’azione umana nella natura, necessitando, di conseguenza, di approcci interdisciplinari che mirassero alla complementarizzazione di saperi scientifici e umanistici. Incarnando tale visione, il programma dell’Agenzia mondiale sopracitata, combina quindi l’applicazione pratica delle scienze naturali, sociali ed economiche, sostenute trasversalmente da attività educative e di comunicazione a tutti i livelli dell’avvio al mondo del lavoro e delle professioni – dal geometra al musicista per intenderci – per promuovere uno sviluppo che sia socialmente e culturalmente appropriato, nonché ecologicamente sostenibile (UNESCO, 2017).

Sull’unione fra economia, produzione antropica – musica compresa – e ambiente proprio un sociologo del lavoro come Luciano Gallino ha sviluppato le sue ricerche negli ultimi anni, fino a teorizzare lucidamente lo stretto collegamento fra economia del capitale non regolato e crisi ecologica planetaria: ” …. l’impronta ecologica dell’economia globale occupa ormai un pianeta virgola tre. Se il Sud del mondo dovesse produrre come l’Occidente, in pochi anni di Terre ce ne vorrebbero due. I responsabili principali sono la fede neoliberale e le pratiche economiche che ne sono derivate. Le dottrine economiche del neoliberalismo parlano di foreste, di mari, di acque, di terreni, ecc. sotto un unico aspetto: la valorizzazione. Uno distrugge mille kmq di foreste pluviali in Indonesia o in Brasile e la considera un’opera di valorizzazione: qualcosa che pareva non servire a nulla diventa materiale da costruzione. Questa dottrina economica è affatto irrazionale, perché non calcola nei passivi la distruzione dei servizi che quella foresta – o quella palude, quell’agro, quel fiume – rendeva: un valore annuo che in media supera di due o tre volte il ricavo della cosiddetta valorizzazione. Con la differenza che quei servizi che erano durevoli sono scomparsi per sempre, mentre la valorizzazione avviene una volta sola.”.

Ecco perché ecologia e il fare umano sono intimamente legati: la produzione tutta – persino quella in forma intangibile come la Musica, sono in grado di modificare l’ambiente secondo una infinita serie di combinazioni. L’interrogarsi dunque sulla sostenibilità ambientale del sistema musica risiede anche (e forse soprattutto) nella valenza culturale e di “modello” che un ambito come quello della musica esercita su un numero elevatissimo di persone, giovani in particolare. Fornire a quell’ambito solide basi e una oggettiva capacità di regolamentare e ridurre il proprio impatto certifica la legittimità con cui prese di posizione e messaggi “verdi” possono essere offerti al pubblico. Detto in altri termini, ha poco senso occuparsi di deforestazione in Amazzonia o di povertà in Africa quando con un singolo concerto si consumano quantità estreme di risorse preziose, spesso sottratte proprio da quei territori che si pretende di salvaguardare.

Se ha dunque senso interrogarci sul grado di sostenibilità del mondo della produzione musicale, di fronte al consumo vorace di risorse legato alle attività industriali, alla produzione di energia, alle pratiche agricole intensive e al commercio globale, soffermarsi a parlare di musica e sostenibilità appare probabilmente come un esercizio un tantino lezioso e fine a se stesso. Mentre una buona fetta del mondo della ricerca guarda con comprensibile sufficienza ad una problematica tanto marginale, dirigendo i propri sforzi su aree produttive ben più sostanziali, la maggioranza dei decisori politici e degli amministratori, per parte sua, vede nel binomio musica e sostenibilità soltanto un buon veicolo per pubblicizzare il proprio presunto impegno “verde”. Il risultato che ne scaturisce è che dietro al gran parlare di eventi a impatto zero, di green music e di festival sostenibili, una volta enfatizzati gli aspetti emotivi e di immagine, lo spazio dato alle scelte concrete e soprattutto agli studi oggettivi che consentono di migliorare l’impatto negativo sul pianeta del fare musica è davvero molto poco.

Perché in realtà anche la musica – in quanto attività produttiva, in alcuni casi anche di livello industriale – lascia la propria pesante impronta sul territorio e può manifestare effetti negativi sull’ambiente contribuendo ad aumentare le emissioni di gas serra e sostanze inquinanti, e la produzione di rifiuti non sempre facilmente smaltibili. Stabilito quindi che esiste un problema di sostenibilità dei processi di produzione e consumo di musica, val la pena addentrarsi su che cosa si muove attorno a questa tematica, quali approcci sul futuribile di Chi avvia a questi mestieri e qauli buone pratiche esistano nel mondo della didattica per supportare il futuro sostenibile della Terra e dei suoi giovani, e capire se esistono prassi virtuose che possano essere assunte dagli Attori di questo sistema.

Partiamo come sempre dalla Storia, ovvero dall’influenza del pensiero e dell’operato di luminari della sostenibilità come il sopracitato Giacomini che oggi si riflette nel mondo odierno anche nella territorializzazione dello stesso programma MaB, che più di tutti nella famiglia UNESCO tocca questo aspetto. Lo si comprende bene osservando le scelte di programmazione culturale di territori in Italia che – pur possedendo grandi valori ecologici e ambientali non hanno ancora ben compreso la responsabilità degli Attori tutti (da chi governa a chi produce arte) – di orientare le proprie scelte e comportarsi in modo da non arrecare danni a tale tesoro: lo stesso vale per i territori che hanno, tutti, il compito di ospitare al loro interno attività e progettualità attente alle ricadute ambientali che i loro prodotti possono avere.

Nel contempo – e lo sarà anche il Festival interdisciplinare “INDULGENCE” di prossima produzione ad Asti per volontà dell’impresario Carlo Sorrentino, quest’anno di rimonta dopo tre edizioni (2014 -2015 e 2016) sul tema SOSTENIBIBILITA’ e AMBIENTE nel quale si evidenziano fortunatamente gli eventi acustici dove i musicisti eseguono musica in ambienti desueti, senza alcun filtro scenografico, se non l’habitat e il panorama stesso. E la cosa straordinaria non è l’esistenza di questi eventi, quanto l’affacciarsi di questo tipo di performance ad un pubblico più vasto anche grazie alla mobilità delle stazioni radio, web e social TV con ovvie ricadute turistiche e di messaggio traslato sulla bontà vocazionale del rapporto tra musica e paesaggio.

L’Europa ci insegna inoltre che esistono molti metodi integrati per migliorare la qualità della vita delle persone anche riguardo al clima acustico in cui vivono. Il Piano di Zonizzazione acustica si deve integrare con il Piano di Governo del Territorio comunale per ridurre l’inquinamento acustico e promuovere una migliore gestione del territorio, semplici decisioni urbanistiche e di regolamentazione possono migliorare drasticamente l’impatto delle più grosse fonti di disturbo sui cittadini (p.e. le strade, i locali pubblici, le fabbriche e le attività artigianali). Purtroppo però esistono ancora Comuni nella nostra Penisola senza zonizzazione acustica o con piani obsoleti perché non rispondenti alle ultime normative, ciò va a discapito dei cittadini che purtroppo nei centri abitati vivono immersi in livelli sonori sempre troppo elevati e accanto a numerose fonti di disturbo.

Segnaliamo a tal proposito il piano di zonizzazione acustica (acronimo PdZ) con il quale ogni Comune divide il suo territorio in zone corrispondenti ai limiti assoluti di livello sonoro equivalente previsti dal DPCM 14/11/1997 (che ha sostituito il precedente DPCM 1/3/1991). Definisce i limiti di livello sonoro anche per il rumore generato da strade, ferrovie, aereoporti in base ai decreti che le regolamentano (il decreto più recente risale al 2005). Il Piano definisce le regole e gli iter burocratici per l’inizio di nuove attività rumorose, la costruzione di nuove case e permette di gestire eventi rumorosi nel territorio (feste, sagre, meeting etc.). Serve come riferimento da rispettare per tutte le sorgenti sonore: di fatto è uno strumento per proteggere le zone poco rumorose, per promuovere il risanamento di zone molto rumorose, per regolamentare la vita civile della popolazione e per pianificare lo sviluppo urbanistico del territorio. Deve essere redatto da un tecnico competente in acustica ambientale e si integra con il piano di gestione del territorio comunale.

Pertanto, la crescente attenzione all’azione umana nelle dinamiche ecologiche di un territorio, influenza obiettivi, delimitazioni e definizione di strumenti di tutela ambientale non impedente dinamiche di sviluppo della popolazione locale. Per queste ragioni il tema della creatività – categoria nella quale la disciplina Musica ricade – non può non essere nell’agenda del Piano di Azione di un territorio che ambisce al riconoscimento di Riserva della Biosfera. Ciò anche per una ragione territoriale specifica: tali tipologie di aree infatti ospitano al loro interno sia attività produttive, ma anche ingenti sedimenti di intelligenza creativa, pratiche del fare specializzate, professionalità di alto profilo tecnologico, che possono costituire un bacino di saperi che hanno anche il compito di applicare alla progettazione dei prodotti il contenuto ambientale di tale produzione. Le discipline artistiche e, in particolare la musica – strumento di crescita dell’individuo e di sviluppo culturale di una società – è sicuramente anche veicolo di valori sociali importanti, che possono essere canalizzati in messaggio attraverso una leadership naturale dettata dal genere musicale stesso. La musica ha saputo trasmettere la sua forza trainante di linguaggio universale, pur attraverso la sua intangibilità, sino all’ epoca attuale. La musica non si tocca, non si mangia e non si vede, ne’ necessariamente asserve ad un utilizzo materiale primario, eppure risulta fondamentale per il nutrimento dello spirito, e ora scopriamo anche del..Pianeta! Il musicista dunque può essere un agente essenziale di trasformazione sociale e civile. Un attrattore dei processi di innovazione e di pensiero. Egli può rivelarsi una risorsa di mediazione assai potente.

Ne parliamo con il rappresentante di una illustre istituzione pubblica come il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino, il Direttore Maestro Marco Zuccarini. “Direttore, la responsabilità dell’artista della musica oggi è chiamata a dare un contributo per la crescita dell’Etica dell’arte, mentre dall’altro permane il tema della competitività e del garantire performance sempre più elevate. In questo delicato equilibrio, su quali aspetti il percorso formativo può permettere la crescita della tecnica capace di compendiare gli aspetti etici della professione?La funzione Sociale dell’Arte è un aspetto importantissimo di questa nostra professione. L’impegno del musicista, nella sua crescita professionale, ha, fra i suoi scopi, proprio quello della diffusione, dell’appropriarsi da parte del pubblico, di questo grande patrimonio che è la Musica Alta, colta,”classica”. L’aspetto etico e quindi intrinseco allo studio, sia par la disciplina che esso implica che per la valenza sociale di questa professione.” “ …Quindi’ l’impegno di un Istituto formativo come il Conservatorio in ambito musicale può proporre un nuovo sistema di valori d’innovazione positiva, con attenzione anche a temi trasversali come la qualità di vita e la sensibilità ambientale, la sostenibilità e la solidarietà?” “Nella formazione dello studente la possibilità, come avviene al Conservatorio di Torino, di misurarsi spesso in esecuzioni pubbliche, coglie diversi aspetti. Non solo l’attività concertistica nelle nostre stagioni o in occasioni esterne richieste da enti o privati, ma anche concerti nei quartieri, nelle carceri, negli ospedali e concerti per le scuole proprio a dare un’educazione civica di cui sopra ho espresso le ragioni. Gli strumenti che si possono fornire, oltre alla imprescindibile preparazione, la più completa possibile, sono tutto quel ventaglio di informazioni, anche grazie a incontri non solo con grandi musicisti, ma operatori del settore perché l’allievo possa avere più strumenti a disposizione per immaginare e ideare il proprio percorso professionale. Il clima di decrescita che può essere immaginato, pur in tutte le sue varie sfumature, per una visione economica diversa, non può certo ulteriormente intervenire in un settore che, in Italia, in questi anni è stato fortemente penalizzato e che necessita, al contrario, di una nuova pianificazione e sviluppo, certo su basi diverse da quanto è stato realizzato nei decenni precedenti. Una ulteriore decrescita, nel nostro ambito, risulterebbe, in tempi brevi, esiziale per la vita culturale del Paese.

E per para condicio ora è la volta di ascoltare una crescente istituzione Privata, anch’essa piemontese, che si distingue per scelta statutaria sulla vocazione a sostenere un organico giovane di professionisti. Si tratta dell’ Orchestra da Camera Giovanni Battista Polledro di Torino, che già ha lanciato nel 2018 una piccola Rassegna attenta ai temi ambientali dal titolo evocativo “Fiumi di Note”. Intervistiamo il suo Direttore Stabile e Artistico, Maestro Federico Bisio. “Maestro, dove va oggi la musica Classica in Italia e quali sono le nuove sfide per mantenere l’audience e farla crescere anche tra i giovani non necessariamente musicisti? Il mecenatismo e/o l’impresa culturale sta tornando ad essere il crocevia di sostegno ai talenti della “terra di mezzo”?Parto dalla prima parte della domanda: sicuramente oggi i giovani sono forse i più difficili da avvicinare alla musica dal vivo, specie la classica. Vivono in un mondo in cui la fruizione di musica è facilitato dalle moderne tecnologie. E forse questa facilità e abbondanza impedisce loro di districarsi. Certo non è così per tutti; permane tuttavia un cospicuo numero di ragazzi che non ha alcun contatto con la musica classica. Certamente un impegno a portare la musica nelle scuole costituirebbe una svolta. Nei Paesi in cui questo accade – Germania, Inghilterra, Stati Uniti – la frequentazione continuativa con questa forma d’arte serve a formare, non solo dei cittadini con un maggior numero di strumenti culturali, ma soprattutto un pubblico attento e partecipe. Prefiggersi di creare in ciascun allievo un musicista sarebbe certamente velleitario ma è possibile educare sin da piccoli alla frequentazione e, soprattutto, al godimento della musica. Perché la musica è anche piacere. Persino quando muove le corde più tristi e dolenti della nostra coscienza. E il cammino della classica nell’attuale panorama italiano non è facilmente individuabile. Permangono istituzioni di altissimo livello e si assiste alla nascita di nuove realtà di gran valore artistico. Tuttavia è chiaro che il pubblico, che fino a qualche anno fa garantiva un sostegno alla vita musicale del Paese, sta, per ragioni le più varie, scomparendo. Così come si affievolisce un sentire comune che alla cultura in generale, e alla musica in particolare, riconosceva un valore in quanto tale. Naturalmente non bisogna in alcun modo cedere al vittimismo o alla negatività. Per quanto seria, la situazione non esclude che risorse presenti nella nostra società possano ancora fungere da sostegno allo sviluppo culturale del paese. In questo ambito il mecenatismo sta, insieme con l’approccio di impresa alla cultura, cercando di arginare la sempre più ingente perdita di sostegno finanziario da parte degli enti pubblici in generale. Questa difficoltà strutturale (solo italiana purtroppo) di saper leggere eticamente e valorizzare il potenziale intervento privato da parte delle pubbliche amministrazioni – tenuto conto che i Privati spesso rinunciano ad avviare un dialogo per non dover conciliare visioni e prospettive – comporta indubbiamente un danno del beneficio a vantaggio della collettività.”

Secondo Lei si può fare cultura di livello, e proporre momenti molto piacevoli fuori dal frastuono che spesso sembra dover accompagnare obbligatoriamente un appuntamento pubblico, sapendo individuare gli spazi giusti, quegli angoli di qualità che tanti luoghi del nostro Bel Paese celano. Qualcuno ha detto “Buono, Pulito e Giusto” nel cibo. Ma se la musica è cibo dell’anima, come Lei pensa che si possano educare i giovani, e la società attuale, al Bello e Giusto attraverso l’ascolto dal vivo dei Grandi compositori classici?Si stanno sperimentando tanti modi per avvicinare i giovani alla musica e sono convinto che possano portare grandi risultati. I giovani rispondono moltissimo e bene agli stimoli. Vanno però cercati. Dicevo prima che oggi sono letteralmente bombardati di musica in ogni dove, pertanto è normale che in tanti facciano difficoltà ad orientarsi. Ma ho notato che molti, provata l’esperienza dal vivo, ne sono usciti entusiasti. L’importante è far capire che la musica che noi proponiamo, quella dei massimi compositori, è frutto di persone vere che hanno vissuto realmente e che attraverso la loro arte hanno espresso sentimenti, passioni, tristezza, ecc… non dissimili da quelle che anche noi oggi viviamo. Quindi calare nella contemporaneità le caratteristiche anche biografiche di un certo Autore può essere una chiave di volta per attrarre l’interesse dei giovani. Occorre senz’altro cercare di portare il più capillarmente possibile sul territorio la possibilità di una fruizione dal vivo della musica di qualità. Soprattutto in quei luoghi lontani dalle grandi città dove sono comunque presenti delle strutture in grado di accogliere questo tipo di manifestazioni. Allo stesso tempo occorre avvicinare quelle realtà urbane, soprattutto le periferie, dove la musica stenta ad arrivare, vissuta e vista come un qualcosa di elitario legato alle strutture auliche del centro.”

Grazie quindi anche a queste due preziose testimonianze raccolte “all’interno” del mondo della musica colta, ed all’esempio di alleanza tra organizzazioni della musica e della cultura ambientale, possiamo constatare come la vicinanza tra temi apparentemente lontani come musica e sostenibilità, siano in realtà un indizio molto forte e preciso che anche in questo ambito le azioni per uno sviluppo più attento e consapevole possono toccare tutte le forme dell’azione antropica sul Pianeta.

Apprendiamo infine con piacere, all’atto di stesura finale di questo articolo, che – in occasione dell’ultimo concerto di Stagione 2018/19 dell’Orchestra da Camera Giovanni Battista Polledro, la qui presente rivista “.ECO EDUCAZIONE SOSTENIBILE” sceglie di festeggiare il suo Trentennale (1968/1998). A suggello di questo rapporto di questa reciproca “sostenibilità”, assisterà all’evento il prof. Mario Salomone, fondatore dell’omonima rivista in compagnia di illustri rappresentanti del settore. Vi aspettiamo per celebrare insieme questa speciale ricorrenza!

Appuntamento quindi presso il Conservatorio “G.Verdi” di piazza Bodoni a Torino il prossimo martedì 21 maggio alle ore 21 per il Concerto dell’Orchestra Polledro diretta dal Maestro Federico Bisio, con il Concerto per violino, pianoforte e orchestra d’archi in re minore MWV 04 del compositore tedesco Felix Mendelssohn-Bartholdy – con ospiti i Solisti Alessandro Milani al violino e Roberto Issoglio al pianoforte. A questo segue l’esecuzione della Sinfonia in sol minore n. 3 op. 36 composta da una donna, questa volta francese, Louise Farrenc. Inoltre, una sorpresa musicale ispirata al tema ispanico di quest’anno del Salone Internazionale del Libro: verrà infatti eseguita in apertura di spettacolo “l’Ouverture da Los esclavos felices” del compositore spagnolo Juan Crisóstomo de Arriaga. Biglietti da 5 a 20 Euro, secondo convenzioni e fasce di età. Prevendita presso Libreria Feltrinelli Piazza CLN 237 Torino – Circuito PiemonteTicket (a partire da due settimane prima del concerto) e vendita diretta alla Cassa del Teatro, dalle ore 20.15 del giorno stesso del concerto. Tutte le info alla pagina Facebook ORCHESTRA POLLEDRO.

Scrive per noi

Monica Nucera Mantelli
Monica Nucera Mantelli
“La Natura torna ad Arte” è una piattaforma di rapporti/scambi tra la creatività e buone pratiche dell'uomo e lo spazio - paesaggio del pianeta Terra.
Ideata da Monica Nucera Mantelli.
Giornalista – Facilitatore di reti e progetti territoriali - Event & Communication Manager.
Monica Nucera Mantelli nasce in Italia ma cresce e studia sin da ragazzina in Inghilterra. Si forma in una cultura anglosassone innervata di valori sociali e attenti all’interdipendenza tra uomo e natura. Dopo il doppio diploma sia nel Regno Unito che a Torino, si laurea alla Facoltà di Magistero in Lingue e Letterature Straniere con indirizzo comparativo ed artistico e si trasferisce per l’anno sabbatico in Nuova Zelanda dove si forma su agricoltura biodinamica, pratiche di vita sostenibili e eventi outdoor. Vince un Master Enea Olivetti per l’Imprenditoria al Femminile con il progetto TRENOVIVO sul turismo & slow living con i treni a vapore sulla linea Ciriè-Lanzo e Torino – Ceres in collaborazione con il Museo Ferroviario Piemontese. Nel mentre scrive articoli, interviene come divulgatrice e moderatrice su temi cultura-arte-natura a conferenze e tavole rotonde e collabora per testate nel settore dei beni culturali, artistici ed enogastronomici. Si diploma ONAV – Assaggiatrice di Vino – nel 1994. Parimenti lo stesso anno prende il Patentino da Giornalista Pubblicista e entra all’Albo di Roma. Si occupa di servizi di comunicazione, mkt culturale e pianificazione territoriale strategica per realtà aziendali di primo livello. Collabora con imprese agricole, ristoranti e strutture ricettive. Progetta con Enti pubblici e privati attività di animazione e fruizione di territorio, raccordando beni naturali/paesaggistici/produttivi a arte, ambiente e cultura.
Dopo aver maturato una solida esperienza di curatela espositiva e project management nella gestione di manifestazioni culturali inserite nei contesti più vari, decide di ampliare le sue competenze in ambito di buone pratiche sistemiche ed “eco-friendly” focalizzandole alla riqualificazione dei territori. Ad oggi si occupa di raccordi e facilitazione di rete tra produzioni di eccellenze locali e politiche di sostenibilità ambientale. E’ ideatrice di festival, convegni, eventi e incontri multidisciplinari. E’ stata direttrice del Museo del Design GH di Torino e Vice-Presidente ADI (Ass. Disegno Industriale) Piemonte e Valle d’Aosta.
Tra i molteplici servizi svolti, ha collaborato con l’Opera Torinese del Murialdo nel progetto di rigenerazione Artigianelli150. Ha creato e sviluppato eventi culturali con l’Orchestra da Camera “G. B. Polledro” diretta dal M° Federico Bisio. Ha ideato progetti di valorizzazione territoriale come DE.GU.CRE’ e SUPERGA PARK TOUR, la rassegna sui temi tra natura, ambiente e sostenibilità GREEN MOOD, il talk-show tra ecologia ed economia THE GREEN THEATRE PARK DAY e il format convegno/evento/mostra sulla rete territoriale GREEN GRAIN.
Suo il progetto di riqualificazione ILOVEPULCHERADA.
Ha teorizzato “PER UN UMANESIMO VERDE. TRA AREE VERDI E NUOVE MODALITÀ DI SVILUPPO METROPOLITANO” nell’ambito della progettazione di Torino Strategica 2015-2025. E’ stata collaboratrice per l’Ente Parco regionale del Po To.se per la nomina del comprensorio metropolitano di 86 Comuni torinesi a Riserva di Biosfera MAB UNESCO COLLINAPO.
Ha scritto e co-prodotto il film sul paesaggio urbano e live performance POEMA CIRCULAR con il regista Alessandro Avataneo. Ha scritto e diretto l’opera –concerto PIAZZOLLA’S DAEDALUS con il M° Raffaele Tavano e il Piazzolla Modern Quartet e l'agri-commedia DUE CUORI E UN PEPERO'con la cantante argentina Sonia Farrell. Pubblica saggi sulla rubrica editoriale IN PUNTA DI TANGO.
Ha curato circa un centinaio di mostre e scritto decine di testi critici di accompagnamento alla produzione artistica di artisti internazionali. Redige la sua rubrica fissa NELL'ANTRO DELL'ARTISTA sulla rivista ContemportArt.
E’ co-autrice con Ippolito Ostellino del libro “UN PO DA CAMMINARE” Ed. Il Capricorno. Sempre con Ippolito Ostellino ha fondato la piattaforma e comunità virtuale LA NATURA TORNA AD ARTE, da cui è nata la rubrica omonima sulla testata .ECO EDUCAZIONE SOSTENIBILE.
Da oltre un ventennio è direttrice artistica di ETNOTANGO LCMM, con autoproduzioni tra musica, arte, letteratura, danza e molto altro per comunicare e trasferire la ricchezza culturale il patrimonio UNESCO del Tango rioplatense.
Tra le sue passioni: la musica, il design, l’arte contemporanea, il tango argentino, l’enologia, la gastronomia gluten-free e la ricerca esoterica.
Tutti i suoi progetti sono caratterizzati da una peculiare chiave di volta: sottendono al risveglio evolutivo dell’Uomo.