di Monica Mantelli
Se gli uomini e donne di un territorio, ovvero una comunità, si riconoscono e identificano nel loro sistema antropico-naturalistico in cui abitano/vivono, essi stessi possono costruire – in particolare attraverso la multidisciplinarietà e creatività – nuovi progetti evolutivi economici, culturali e sociali, in equilibrio sostenibile con l’ambiente.
Non si possono quindi più leggere gli spazi intorno alle città, dove prevalgono agricoltura e aree verdi, come indipendenti e dissociati dalla contesto urbano, bensì come un sistema inter-dipendente tra uomo e natura che diventa preziosa risorsa ambientale biunivoca.
Un futuro sostenibile, economico ambientale e sociale, passa inevitabilmente attraverso progetti di sviluppo capaci di porre al centro dell’attenzione e delle strategie, il territorio con tutte le sue componenti umane, sociali, storiche, culturali e naturalistico-ambientali.
Non si dà futuro se non in continuità con il passato, la storia, l’esperienza, la capitalizzazione di predisposizioni naturali e di saperi consolidatisi nel tempo. Costruire riflessioni e strumenti di comunicazione che permettano di aumentare la nostra consapevolezza in questo campo è non solo importante, ma etico, in quanto argomento di consapevolezza collettiva e responsabile di un vero welfare che vada oltre gli strumenti di controllo sociale. Questo è particolarmente vero per le azioni che imprese e enti e organizzazioni attuano attraverso le linee guida del loro bilancio sociale.
A conferma di ciò, il riconoscimento nel comprensorio Torinese di 86 Comuni (tra cui Torino) che tocca l’Astigiano, il Vercellese, il Canavese e il Cuneese, la Riserva della Biosfera UNESCO del geo-marchio territoriale CollinaPo, ha raggiunto un obiettivo strategico non solo a livello locale, ma anche nazionale lungo l’asta fluviale del fiume Po: un completamento di asset di visione del bacino fluviale che dal piemontese Pian del Re (Monviso) – attraversando Lombardia ed Emilia Romagna – arriva sino al Delta del Po (emiliano-romagnolo, veneto) entrambe a loro volta già riconosciute aree MaB, valorizzando, incrementando e arricchendo i territori attraverso buone pratiche. Azioni dove le risorse naturali della terra ed attività umane si impegnano reciprocamente per costruire progetti orientati al rispetto del Pianeta. Tutto ciò è al centro dell’idea di sviluppo locale.
Un progetto, quello del geobrand CollinaPo costruito lungo una forma e una visione “nuova” del territorio, oltre i confini amministrativi e attraverso una struttura geografico-ambientale come il fiume più grande d’Italia e il suo ricco bacino, che qui comprende anche i rilievi collinari a est di Torino. In un contesto di visione simile, è sempre più necessario pensare che chi si occupa di ambiente, natura e paesaggio, chi ha responsabilità di amministrazione e gestione delle risorse naturali, debba costruire un dialogo non solo con gli addetti ai lavori, bensì con i creativi, i progettisti e le imprese che producono elementi di sostegno all’infrastruttura verde sul territorio. Alle figure professionali di riferimento territoriali – naturalisti, agronomi, giardinieri, geologi, geografi, ingegneri e architetti – si debbono affiancare quelle di designer, artisti, artigiani e operatori culturali che interagiscono e pensano alla produzione antropica, a partire da temi come la mobilità dolce e il sistemi di trasporti sostenibili, dai quali dipendono buona parte della qualità di vita dei cittadini, in modo da attuare processi ideativi e di filiera più consoni alle necessità del Terzo Millennio.
L’assioma antropologico-sociale di interdipendenza sistemica per cui “se gli altri esseri sono separati da me, sarà legittima la mia indifferenza per la loro sorte; ma se essi sono inseparabili da me come io da loro, se la mia stessa identità è formata dal tessuto delle relazioni in cui sono coinvolto, allora ogni autentica cura verso me stesso coincide con l’agire responsabile nel contesto che mi comprende”, fa coincidere il percorso della vita di ogni singolo cittadino con la comunione tra uomo, società, ambiente e territorio. Tuttavia nel contemporaneo questa correlazione, ad esclusione di alcuni movimenti, ha subito un progressivo scollamento e arretramento.
D’altra parte i valori culturali e l’importanza della trasmissione dei patrimoni immateriali nonché la produzione di quelli materiali, sono di strategico valore nella società della globalizzazione, nella quale i temi identitari e di appartenenza ai luoghi in cui le comunità vivono, fanno parte di aspetti sociali e antropologici di primaria importanza. Le buone pratiche “green thinking” applicate a qualsiasi professione impattano positivamente nel territorio e nell’ambiente in cui viviamo. Solo comprendendo la completa natura e identità dei nostri luoghi saremo in grado di partecipare positivamente alla loro sostenibilità, recupero e miglioramento sociale e ambientale. Gli spazi urbani non costituiscono un mondo interno indipendente: essi, per consentire l’orientamento e l’identificazione, devono “concretizzare” in modalità partecipativa la cittadinanza e coinvolgere l’insediamento umano che vive e opera nei territori, costituito anche dalla componente naturale.
Pertanto, poiché questo non può essere realizzato attraverso una semplice visualizzazione cartografica, un ruolo decisivo viene assunto dalla simbolizzazione dei processi di interscambio quotidiano “uomo-natura (biosfera)” tramite la cultura e le arti umanistiche come la fotografia, la cinematografia, il video, la musica, la pittura, il teatro, la danza e la spettacolarizzazione non invasiva bensì interconnessa ai luoghi attraverso messaggi sociali specifici sul tema “verde”. Ovvero attraverso processi di partecipazione attiva della comunità insediata.
Fondamentale quindi l’approccio interdisciplinare tra ambiente, natura, architettura, infrastruttura, attività culturali, tradizioni e produttività locale, che in questa parte del Torinese è presente e fruibile grazie ad una serie di scelte di sensibilizzazione operate negli anni.
Nell’area metropolitana di Torino sono state attuate iniziative tra pubblico e privato attraverso il Parco del Po e Collina Torinese come ad esempio la Call sul design sostenibile ”Vedere l’Invisibile” con il coinvolgimento di Gruppo Iren, SmartCity, Istituto SiTI e Designation, il contest fotografico sulle bellezze naturalistiche della collina “Il Bello che c’è” con il gruppo KaroVision e il film d’autore sulla danza e il paesaggio “Poema Circular” con Cluster & Stampede e Etnotango LCMM. Queste e molte altre nuove modalità di divulgazione-comunicazione –interazione con la cittadinanza, educano informalmente le persone a vivere e rispettare i contesti naturalistici e rurali al pari dei beni culturali, ovvero a percepire la ricchezza infrastrutturale verde come straordinari patrimoni attivi della biodiversità, oltre a costituire spettacolari fondali di un palcoscenico paesaggistico da amare, rispettare, vivere e proteggere. Le infrastrutture verdi e blu debbono quindi essere il luogo privilegiato dove nascono iniziative di educazione e comunicazione ambientale sempre nuove e dove si sperimentano percorsi che, sempre più, mirano a coinvolgere “tutti” i cittadini. La “natura” è, dunque, allo stesso tempo l’oggetto dell’attenzione e il principale attore dello sviluppo di nuovi comportamenti sociali e civili.
A riguardo sono nate anche comunità virtuali sul web e sui social – es. “La Natura torna ad Arte” – dove sono benvenute tutte le persone che hanno qualcosa di costruttivo da dire e proporre sul tema verde-natura-città, che mettono a disposizione le proprie competenze ed esperienze per “fare rete” e per stabilire connessioni che arricchiscono il bagaglio culturale di ognuno, come elemento di crescita di consapevolezza ambientale per il territorio.
In virtù di tutto ciò, a inizio 2019 IREN COLLABORA Comitato territoriale di Torino e Engim Piemonte hanno lanciato nel comprensorio torinese CONOSCERE PER GESTIRE IL TERRITORIO, il primo corso di formazione per i cittadini, che possono finalmente aggiornarsi su ciò che può migliorare il loro comprensorio e renderlo sempre più appetibile in termini sia di qualità di vita che di fruizione turistica sostenibile. Un territorio nominato RISERVA DI BIOSFERA nel programma di UNESCO Man and Biosphere (MAB) denominata “CollinaPo” che comprende complessivamente un’area 171.233,85 ettari, e una popolazione residente nella Riserva di 1.519.529 cittadini. Un “laboratorio aperto” di scenario ideale dove confrontare e codificare esperienze innovative. Uno stimolo per coniugare temi solo apparentemente distanti tra loro: biodiversità, mobilità sostenibile, agricoltura e allevamento, qualità del paesaggio, piattaforme di creatività allestite per e dentro quel “verde metropolitano” aperto a un target eterogeneo che guarda al fattore antropico – composto di progettualità, di centri di ricerca e istituti di formazione sempre più attenti ed indirizzati alla tutela e salvaguardia dell’ambiente – a una natura che racchiude tradizioni e prodotti caratterizzanti la zona.
Già dagli anni Settanta il programma mondiale MAB UNESCO ha portato al riconoscimento di Riserve della Biosfera che gli Stati Membri si impegnano a gestire nella prospettiva della conservazione delle risorse. Realtà di governo locale come il Parco del Po e Collina Torinese, partendo, da un lato, dalla consapevolezza della ricchezza ambientale che caratterizza il suo territorio e, dall’altro, del contesto di sviluppo antropico elevato in cui essa è situata, ha riconosciuto nel programma MAB un’opportunità per incrementare le sue attività di protezione e potenziamento delle risorse. Unitamente ai beni naturalistici e paesaggistici, attraverso il sostegno economico di Gruppo Iren e il tutoring tecnico di Istituto SiTI, ha censito in mappatura, oltre ai tesori naturalistici, i beni culturali e artistici più rilevanti e meglio conservati del territorio CollinaPo. Lo spazio delle aree boschive e agricole intorno all’area metropolitana di Torino, i parchi, il grande fiume Po con la sua rete di affluenti, i paesaggi collinari integrati a beni artistico-culturali, connotano come valori e qualità questo territorio urbano e periurbano – costituendo uno degli asset di base del programma strategico metropolitano, in quanto fattori di qualità di vita ed attrattività del territorio.
Il Comitato territoriale IREN di Torino si presenta quindi come un attore di territorio a sostegno di quella “Green community” dell’area nominata a laboratorio attivo per la crescita e implementazione della biodiversità. Grazie all’expertise dei docenti coinvolti e il coordinamento formativo di ENGIM ne è nata una esperienza innovativa nel settore della formazione “green” al termine della quale i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione nonché il riconoscimento di Ambasciatori del territorio Mab UNESCO CollinaPo. Oltre a ciò durante tutta la durata del percorso formativo, grazie al sito web e alla pagina FB CONOSCERE PER GESTIRE IL TERRITORIO appositamente realizzati, i partecipanti possono arricchire il progetto didattico con progetti proposti di loro iniziativa.
E’ una iniziativa che è stata definita “pilota” in quanto, tramite un percorso formativo iniziale, ha voluto testare un metodo che abbina parte teorica e pratica a attività di laboratorio e di escursione guidata, proponendo una azione formativa più contemporanea, non solo legata alla conoscenza dei temi, ma anche allo scambio delle conoscenze tra i partecipanti a partire dalle loro singole esperienze, desideri, sogni e necessità. Questo corso mira a contribuire nel processo di coniugazione tra queste tre sfere e culture ed a agevolare lo scambio reciproco dei metodi, per raggiungere un approccio e un trattamento unitario che superi le differenze, creando canali di comune progettualità nell’ambito delle azioni per lo sviluppo sostenibile e le buone pratiche in qualsiasi campo dell’impresa e della formazione dell’individuo che abita le Riserve di Biosfera.
Il primo modulo affronta due diversi temi: il primo dedicato alla conoscenza dei principi della valorizzazione dei territori, alla creazioni delle reti di collaborazione, alla promozione ed al marketing territoriale, per stimolare l’utilizzo dei principi che stanno alla base della comunicazione di una attività sia di servizio turistico che di valorizzazione dei patrimoni del proprio territorio. Il secondo tema offre una visione nuova e integrata dei propri territori, per descrivere gli elementi salienti dei paesaggi, dei patrimoni naturali e delle reti di percorrenza presenti e in progetto. Il secondo modulo, è invece di tipo più laboratoriale e fornisce gli strumenti per poter costruire un progetto di valorizzazione concreto basato sulle tecniche di progettazione partecipata. Infine le escursioni guidate consentono di prendere direttamente visione e consapevolezza degli ambiti geografici nei quali sono organizzati i beni che compongono il territorio, stimolandone l’individuazione delle relazioni virtuose reciproche.
I potenziali nuovi ambasciatori MAB UNESCO CollinaPo potranno – grazie anche a questo percorso formativo – contribuire in modalità più cosciente e competente alla diffusione della sensibilità e conoscenza dei patrimoni del territorio coinvolti nel progetto CONOSCERE PER GESTIRE IL TERRITORIO.
L’azione, che fa parte delle Linee di Azione MAB UNESCO CollinaPo è destinata a tutti quei cittadini “attivi” che desiderano dare un contributo allo sviluppo delle qualità territoriali locali per incrementare il turismo e l’uso sostenibile delle mille risorse che la loro terra conserva, il corso si è rivolto, in particolare ma non solo, a diplomati in materie turistiche, agrarie o umanistico / scientifiche che abbiano passione per promuovere il loro territorio così come professionisti che già operano a vario titolo nel comprensorio. Ma l’aspetto più curioso di questa sperimentazione è che in realtà hanno risposto anche imprenditori agricoli, fattorie didattiche, agriturismi, strutture ricettive “green”/rurali, B&B, alberghi diffusi, ristoratori e albergatori innovativi, gestori di servizi accessori al turismo, produttori agroalimentari a km 0, aziende della tradizione locale, parchi tematici della zona, titolari di agenzie turistiche incoming e operatori di promozione turistica locale, stakeholder nel settore dello sport, della cultura e del food&wine, operatori di fruizione naturalistica, sentieristica, campeggi, associazioni di attività outdoor (trekking, cayaking, nordic walking, escursionismo, e-biking, etc.).
Sappiamo, però, che essere a stretto contatto con la natura non solo è “educativo”, ma è anche certezza di benessere, fisico e mentale. Questa “certezza”, che è alla base di tutti le attività svolte ad esempio nelle Aree Protette, trova oggi una nuova forma di attenzione e di certificazione. Sono infatti sempre più numerose le ricerche che esplorano la dimensione del rapporto tra natura e salute/benessere e sempre più dati dimostrano che la vita all’aperto, l’educazione outdoor e quindi anche l’educazione ambientale che vanno verso un modus operandi che mette la natura al centro della collettività. Tematica che assume un ruolo straordinario nello sviluppo della persona e negli equilibri psico-fisici, soprattutto dei bambini. E’ chiaro altresì che senza conoscenza del valore ecologico dell’ambiente non ci potrà essere amore per il territorio – da qui il claim del corso “AMARE LA TERRA CHE ABITO” – e senza amore non potrà mai esserci la sua piena valorizzazione.
Vivere in un ambiente naturale è dunque anche sinonimo di arricchimento della coscienza e della dimensione più spirituale di una persona e di una comunità e mille sono gli esempi mondiali che testimoniano questo stretto legame. Un legame così forte che è anche testimoniato dalle iniziative della stessa IUCN, l’organizzazione mondiale per la conservazione della natura (vedasi www.sacrednaturalsites.org) che ha sviluppato linee guida e programmi in merito. Tutto il bene origina dalla natura: la natura è la sorgente di ogni forma di benessere spirituale e materiale, oltre che spazio di ricreazione. Proprio per la sua connessione con la natura attraverso l’arte, lo sport e le varie espressioni del tempo libero e la cultura, l’uomo si apre al concetto di accettazione di ciò che è altro da sé, e dunque di maggior tolleranza verso la diversità, qualità strategica in ambito non solo biologico.
In qualsiasi luogo, i significati di tale spazio vengono trasferiti / proiettati / ammantati soprattutto da chi li vive non solo come ”dormitorio” ma come habitat di incontro e scambio attraverso attività manifeste di partecipazione. E’ così che le componenti naturalistiche urbane e periurbane diventano di interesse generale e collettivo, ossia entrano a far parte della cosiddetta “verità percepita di una identità d’appartenenza”. I simboli che rendono manifesta tale “verità” costituiscono quindi la cultura che trasforma le “forze locali” in significanti simbolici trasferibili in altro luogo – vedasi la percezione del geo-marchio “CollinaPo” sviluppato in modalità di rete di partecipazione su stakeholder e attori locali. A loro volta, gli ecosistemi naturali forniscono una essenziale “funzione di consultazione” e contribuiscono al mantenimento della salute umana attraverso la fornitura di opportunità di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo cognitivo, esperienze ricreative ed estetiche. Quest’ultimo punto stabilisce che il buon rapporto fra natura e uomo non assume solo un plus di carattere fisico, legato al benessere che fornisce un ambiente naturale, grazie alla qualità complessiva che esso ingenera e reca alla persona, ma rappresenta anche un valore aggiunto di carattere più interiore, che lega l’uomo al concetto di crescita evolutiva ed ai suoi valori più intangibili e profondi, come quelli dello spirito e della consapevolezza interiore.
Si deve quindi porre maggiore attenzione al fatto che la cultura “green” è basata sia sull’astrazione che sulla concretizzazione. Grazie alla cultura verde l’uomo mette radici nella realtà, e allo stesso tempo si libera dalla dipendenza completa da una situazione specifica come quella infusa dal contesto artificializzato dall’uomo, per assumerne una più olistica e omnicomprensiva. Si tratta quindi, di attuare tutte le leve interdisciplinari e di governance locale atte a implementare il processo culturale innovativo, che mira alla costruzione di una nuova “identità metropolitana del cittadino” dove la vita non è più solo guidata dal concetto urbano, ma da una visione più fluida e “natur-urbana” dello stesso.
Questi elementi naturali, rurali e antropico/urbani costituiscono valori da tramandare alle future generazioni di una area come quella del Torinese, dove le diverse attività produttive e gli stakeholder che interagiscono, sono in primis gli attori di un nuovo modello di società dove gli spazi di interazione tra uomo e natura (quali la rinaturalizzazione dei luoghi antropizzati, la fruizione sostenibile del territorio, la gestione forestale ed altre ancora) dimostrano la forza della diversità bioculturale e la capacità di trasformare la crisi economica che ha indotto ad un rallentamento della produzione industriale in un’occasione per attivare nuove pratiche di sostenibilità e approfondire temi quali la green economy, il design sistemico, la partecipazione sociale, il coinvolgimento dei cittadini e l’offerta dell’ eco-turismo, arricchita di nuove “sale” da visitare, fatte di paesaggi boscati, sponde fluviali e aree agricole ricche di produzioni del territorio.
I significati umanistici di appartenenza a un luogo possono quindi essere saggiamente “usati” dalle forze politiche, economiche e culturali, operando una scelta fra quelle possibili custodite in un luogo che esprime condizioni realmente appetibili per una qualità di vita migliore, anche da un punto di vista di FEEL PIL, come se si trattasse di una illustrazione semplificata di un luogo e con un fine specifico. Va ricordato che un luogo ha significati che hanno una origine più profonda, meno visibili e “pratici” o reali: questi si formano a partire da 4 fattori che possiamo chiamare “Cosa, Ordine, Carattere e Luce”, ovvero la forma di un luogo, il suo contesto, come l’uomo lo usa e infine l’energia infrastrutturale che lo attraversa. Un circuito che dal materiale arriva all’immateriale, dal tangibile all’intangibile. Se queste quattro componenti coesistono, l’azione dell’abitare e vivere un luogo/città è piena e completa mentre in carenza di questa unione si apre la condizione per il fenomeno dell’alienazione da un luogo, in assenza di armonia da esso. Tutto ciò non può supportare scelte consapevoli per governare saggiamente, definire le strategie globali, favorire la condivisione di buone pratiche politiche che siano sostenibili dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Un approccio che permette di andare verso la competitività e l’innovazione per attuare uno sviluppo più equo e inclusivo che guarda al trasporto green, mobilità green, case green e stile di vita eco friendly. Verso ciò che altrove ho già definito come “Umanesimo Verde”.
Photo Courtesy Andrea Caliendo (dal film “Poema Circular” a regia di A. Avataneo)