Il protocollo che istituisce un piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria prevede anche l’informazione ai cittadini. Ma cambiare i comportamenti, coinvolgere, produrre una svolta culturale è stato un punto sottolineato da molti interventi al Clean air dialogue di Torino. L’importanza dell’educazione ambientale e della formazione nelle risposte del ministro dell’Ambiente Sergio Costa alle nostre domande.
Sono stati diversi gli accenni fatti nel corso dell’apertura del Clean air dialogue tenutosi a Torino alla necessità di una svolta culturale e di un cambiamento dei comportamenti da parte delle persone, che possono scegliere di usare mezzi pubblici o la biciletta invece del SUV o non tenere il riscaldamento a palla.
Le politiche, è stato detto, da sole non bastano. Lo sforzo deve essere collettivo e condiviso.
Il primo ambito del piano d’azione (“Azioni trasversali”) prevede ad esempio come Azione 4 l’informazione ai cittadini.
Referente il Ministero della salute con la partecipazione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare: dovrà, “entro 90 giorni dall’entrata in vigore del protocollo”, provvedere alla creazione di pagina tematica sul sito istituzionale e alla pubblicazione di opuscoli informativi per informare e promuovere la consapevolezza dei cittadini sul tema della qualità dell’aria e aumentare le possibilità di controllo dei relativi rischi per la salute.
Il ministro Sergio Costa: la formazione al centro delle politiche
Una semplice campagna informativa sarebbe però poca cosa, senza piani organici per rafforzare ed estendere l’educazione ambientale a ogni livello. Più tardi, rispondendo, con visibile entusiasmo, alle nostre domande, il ministro Sergio Costa ha rivendicato l’impegno (insieme al MIUR) a rafforzare l’educazione ambientale (come testimoniato dal protocollo interministeriale del 5 dicembre 2018), facendola anche diventare in prospettiva, da extracurriculare, un tema curricolare nel sistema formativo italiano.
La formazione è un elemento essenziale, ci ha dichiarato il ministro, ricordando con legittimo orgoglio che la formazione ambientale è presente anche nei protocolli di cooperazione internazionale che il Ministero dell’Ambiente sta stipulando con paesi in via di sviluppo e piccoli stati insulari minacciati dall’innalzamento del livello degli oceani. Sono ben quaranta gli accordi firmati finora e altri venticinque sono in via di sottoscrizione.