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Mercurio e oro: la crisi silenziosa che avvelena i bambini minatori e l’ambiente

| Elena Bonino

Tempo di lettura: 4 minuti

Mercurio e oro: la crisi silenziosa che avvelena i bambini minatori e l’ambiente
L’uso di mercurio nell’estrazione dell’oro causa inquinamento ambientale e gravi danni alla salute, colpendo milioni di persone, inclusi bambini minatori.

Estrazione dell’oro e inquinamento delle acque

Il mercurio viene utilizzato per estrarre l’oro presente nelle sabbie e nei detriti. Durante questo processo, l’amalgama di mercurio e oro viene riscaldata per far evaporare il mercurio, rilasciando quest’ultimo nell’ambiente, dove si accumula nel suolo e nei corsi d’acqua. Secondo l’ONU, questa attività rappresenta la principale fonte di inquinamento da mercurio a livello globale.

Ma cosa succede quando si entra in contatto con il mercurio?

L’ingestione di mercurio inorganico o di metilmercurio può causare la sindrome di Minamata, caratterizzata da sintomi come atassia, parestesie (formicolio) a mani e piedi, debolezza muscolare, riduzione del campo visivo, danni all’udito e difficoltà nel parlare.

L’esposizione al mercurio elementare colpisce vari sistemi del corpo:

  • Sistema respiratorio: inalare i suoi vapori può provocare tosse, brividi, febbre e difficoltà respiratorie.
  • Cute: può causare irritazione, orticaria, eritema, gonfiore, vesciche e dermatite allergica associata a dolore.
  • Sistema nervoso centrale e periferico: si possono manifestare depressione, paranoia, irritabilità, allucinazioni, difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, tremori (a mani, testa, labbra, mascella e palpebre), perdita di peso, sonnolenza, cefalea, insonnia e affaticamento.

L’esposizione al mercurio inorganico provoca generalmente un gusto metallico, dolore alla gola, nausea, vomito, diarrea emorragica, crampi addominali, danni renali e anomalie neurologiche.

L’esposizione al mercurio organico può portare a una neurotossicità che si manifesta anche dopo un certo periodo, con effetti potenzialmente letali.

Dal 2017, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha vietato l’uso del mercurio in ogni tipo di prodotto e processo industriale. Sono passati dieci anni da quando circa 100 Paesi hanno accettato di interromperne l’utilizzo.

Alcuni dati significativi

L’estrazione dell’oro è responsabile del 38% delle emissioni di mercurio negli ecosistemi. Questo metallo, per via delle sue caratteristiche chimiche, si integra facilmente nella catena alimentare umana, rappresentando un rischio per la salute. Inoltre, l’estrazione dell’oro produce più gas serra di tutti i voli passeggeri degli stati europei messi insieme.

Questo processo richiede grandi quantità di acqua, che viene contaminata dalle sostanze chimiche utilizzate. Paesi come la Colombia, l’Uzbekistan e il Sudafrica non forniscono dati sulle estrazioni interne (fonte: Wired). I principali esportatori di oro sono la Cina, la Russia, l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada e il Messico. Tuttavia, l’apertura delle miniere, con l’eccezione parziale dell’Australia, comporta spesso massicce operazioni di deforestazione.

Tra il 2010 e il 2021, circa 20.000 ettari di foreste nelle terre indigene dei Kayapó, Munduruku e Yanomami in Amazzonia sono stati distrutti dall’estrazione illegale di oro. Secondo Greenpeace, solo tra il 2019 e il 2021, l’area deforestata nei territori indigeni è cresciuta del 202% rispetto al decennio precedente.

In Zimbabwe, circa 500.000 minatori rischiano la vita per l’esposizione al mercurio utilizzato nell’estrazione. Alcuni di loro, inconsapevoli del pericolo, si bagnano e bevono l’acqua contaminata. Studi recenti mostrano che i livelli di mercurio nel lago Alexander, che alimenta i fiumi Odzi e Mutar, sono 150 volte superiori alle linee guida dell’OMS per l’acqua potabile.

Nel 2020, lo Zimbabwe ha esportato oro per un valore di 2,14 miliardi di dollari, classificandosi al 35º posto tra gli esportatori mondiali. I principali importatori del suo oro sono gli Emirati Arabi Uniti, l’Uganda, il Sudafrica, Hong Kong e l’Ucraina (fonte: Corriere).

Nel nord del Kordofan, in Sudan, il cianuro viene utilizzato per estrarre e lavorare l’oro, un metodo altamente tossico. Secondo il WWF, fino al 70% dell’oro estratto nel mondo viene raffinato in Svizzera, ma spesso non è possibile verificare la provenienza o i metodi estrattivi utilizzati.

Il mercurio avvelena i bambini minatori

Nelle miniere d’oro del Burkina Faso, così come in Ghana, Indonesia e Colombia, molti bambini sono esposti al rischio di avvelenamento da mercurio. Questi minori, ridotti in condizioni di schiavitù, lavorano in situazioni disumane e pericolose.

Il rapporto annuale “World’s worst pollution problems”, pubblicato dalle ong Pure earth e Green cross, rivela che tra i 10 e i 15 milioni di persone – di cui un terzo sono donne e bambini – sono esposte ai vapori tossici di mercurio. Questo metallo pesante danneggia soprattutto il sistema nervoso, e a causa del bioaccumulo può colpire anche organi vitali come il cuore, i reni e i polmoni.

Secondo il rapporto “Toxic toil” di Human rights watch, in Tanzania i bambini lavorano su pozzi e strutture instabili, spesso fino a 50 metri di profondità. Trasportano pesanti sacchi di roccia in superficie, senza protezioni o misure di sicurezza, esposti a fumi e gas tossici. Gli incidenti sono frequenti, e i turni di lavoro, anche per i più piccoli, possono durare fino a 24 ore.

Il rapporto evidenzia anche che molte ragazze, impiegate nei siti minerari o nelle strutture vicine (mense e bar per i minatori), subiscono sfruttamento e abusi sessuali. Il rischio di HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili è molto elevato, ben oltre la media nazionale. Questo lavoro compromette anche l’istruzione, costringendo i bambini a saltare o abbandonare la scuola. La ricerca si basa su testimonianze di bambini tra gli 8 e i 17 anni (fonte: Unimondo).

Esistono alternative al mercurio per estrarre l’oro?

Una delle alternative più innovative per l’estrazione dell’oro proviene dalla Northwestern University (Illinois), grazie alla scoperta casuale dello scienziato Zhichang Liu. Durante una ricerca per creare una struttura cubica per lo stoccaggio del gas, Liu ha trovato un metodo ecosostenibile e non tossico, basato sull’amido di mais.

Il processo si sviluppa in due fasi:

  1. Scioglimento del materiale: Si utilizzano acidi molto meno tossici rispetto a quelli impiegati nel metodo tradizionale a base di cianuro.
  2. Isolamento dell’oro: Lo zucchero presente nell’amido di mais agisce selettivamente, separando l’oro anche da altri metalli preziosi come il palladio e il platino, con cui spesso è associato.

I residui prodotti da questo processo sono significativamente meno inquinanti rispetto ai gas tossici e ai sali derivati dalla cianurazione, rendendo questa tecnica un’alternativa più sicura e sostenibile.

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Elena Bonino