Skip to main content

Mai fragole a dicembre

| Annelise Caverzasi

Tempo di lettura: 2 minuti

Mai fragole a dicembre

“Mai fragole a dicembre” ammonisce dalla copertina un fragolone blu: sia perché transgenico sia perché illividito dal freddo invernale, la metafora cromatica dell’illecito o dell’inadeguato alimentare è immediata.

Licia Granello
Mai fragole a dicembre
Mondadori 2007, 15 euro

E per sottrarci alla trascuratezza irresponsabile che ci fa guastare il palato e lo stomaco, l’autrice, giornalista di Repubblica, ci accompagna in una sorta di ricerca del cibo, e del tempo, perduto giacché «nella cultura popolare contadina, l’avvicendarsi dei giorni è indissolubilmente legato alla maturazione dei frutti della terra». L’opera, voluminosa, si fa leggere molto volentieri, suddivisa com’è in piccole sapide monografie che vanno dall’A dell’acciuga alla Z della zucca attraversando le quattro stagioni e chiudendo con itinerari del gusto che compongono una piccola preziosa guida. Mai saccente o didascalica, l’informazione condisce sapientemente l’aneddoto (la colomba pasquale come segno di pace dei pavesi verso re Alboino); la curiosità (noi italiani beviamo a testa 190 litri d’acqua minerale all’anno e siamo così i primi nel mondo) si mescola alla notazione storica (il cappuccino da kapuziner, il frate friulano che aveva difeso Vienna dai Turchi che vi lasciarono sacchi di grani di caffè tostato) e con la filologia (borragine da borrach, coraggio nella lingua celta perché i Celti la univano al vino dei loro guerrieri).
Anche i consigli, numerosi e praticabili, sono imbanditi con tanto garbo da farci digerire la nostra ignoranza alimentare, gastronomica, chimica. Ignoranza colpevole perché imparare o re-imparare a sentire (utilizzando i cinque sensi) le esigenze del nostro corpo ci può aiutare non poco a vivere meglio e più a lungo in salute, finalmente emancipati dal comfort food e dal plastic food con packaging attivo e dagli attentati gastronomici di molti star chef, che ci propongono, appunto, fragole a Natale! Come dire, emancipati culturalmente dalle mode che ci vogliono tutti, sempre e soltanto, belli giovani alti snelli e muscolosi il giusto. Come dire, capaci di non confondere l’attesa (della stagione “giusta”) con una perdita di tempo e l’assenza (di un frutto, ortaggio alimento che sia) come un limite alla (anche nostra) onnipotenza.

Annelise Caverzasi

 

Scrive per noi

Annelise Caverzasi
Laureata in Filosofia estetica, ha insegnato nei licei. Ha coordinato per l’amministrazione scolastica progetti di orientamento e di integrazione territoriale tra enti. È autrice di svariati articoli e pubblicazioni su tematiche ambientali e formative.