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Purché tutto non “torni come prima”. L’alluvione in Emilia-Romagna segna un punto di svolta

| Redazione

Tempo di lettura: 3 minuti

Daniele Zavalloni: “La storia si ripete perché non è maestra di vita”. La Natura ci sta presentando il conto per tutti i guai che abbiamo combinato anni addietro, per i guai che continuiamo a combinare ogni giorno che passa. E quando si dice che bisogna “ricostruire come prima”, ancora una volta non abbiamo capito nulla di ciò che è successo. Cambiare dipende da noi: i politici che abbiamo scelto ci rappresentano nel nostro pensare e nel nostro agire e agiscono in funzione del consenso che noi gli decretiamo e che faranno di tutto per mantenere.

Pubblichiamo un estratto di un dossier in preparazione sul tema delle alluvioni e della gestione del territorio in un’epoca di eventi climatici estremi, a cura di Daniele Zavalloni, geografo, naturalista, per molti anni impegnato nella Protezione civile dell’Emilia-Romagna. Daniele Zavalloni abita a Cesena e dal 2022 fa parte del Consiglio direttivo del Parco nazionale delle foreste casentinesi in rappresentanza delle associazioni di protezione ambientale.

di Daniele Zavalloni

La storia si ripete, la storia non è maestra di vita perché l’uomo ha la memoria corta, mentre la Natura ha la memoria lunga.

La Natura è matrigna! Oggi la Natura ci sta presentando il conto per tutti i guai che abbiamo combinato anni addietro, per i guai che continuiamo a combinare ogni giorno che passa, pur di fronte a ripetuti eventi disastrosi quali le esondazioni, avvenute già in passato.

Poi vedremo perché le esondazioni sono disastrose pur essendo un evento naturale – che permettono la ricarica della falda -, esondazioni che non possiamo e non siamo in grado di impedire come è avvenuto anche in questi giorni.

Di fronte a questi eventi l’uomo cerca di confrontarsi con la Natura adottando la tecnica della “emergenza” che si identifica con la emergenza funzionale, purtroppo questa modalità non funziona (scusate il gioco di parole), perché di fatto possiamo intervenire solo dopo che il guaio è stato combinato: tappando le falle, salvando le persone che si sono rifugiate sui tetti, svuotando le cantine dalla melma, montando campi di emergenza per le persone che sono state evacuate, fornendo assistenza.

L’encomiabile intervento dei volontari

L’intervento dei volontari è encomiabile – moltissimi i giovani/giovanissimi presenti in questa occasione – ma il guaio rimane, l’unico esercizio che siamo capaci di mettere in atto è quello di cercare il “responsabile” i “responsabili” di questi disastri; abbiamo una certezza: “non è colpa nostra!”

Mettiamo alla ricerca dei colpevoli. Abbiamo sentito ripetere: “Non è stata fatta la manutenzione dei fiumi”, “non abbiamo alzato gli argini”, “dobbiamo liberare le foci dei fiumi (dal mare?)”, “dobbiamo costruire i laghetti a monte (di che cosa?)”, “dobbiamo costruire le casse di espansione.”

E poi ancora: “Ricostruiremo tutto come prima”; ecco il grande guaio! sta proprio in questo, “ricostruire come prima”, ancora una volta non abbiamo capito nulla di ciò che è successo!

A nessuno sorge il dubbio che forse abbiamo costruito troppo, che forse abbiamo costruito in luoghi sbagliati?

Il dolore diventa spettacolo

Settembre del 2022: sarà ricordato per l’esondazione del fiume Misa nella regione Marche; due maggio 2023 la data la ricorderemo per l’esondazione del fiume Lamone, del Sillaro e altri fiumi della regione Emilia-Romagna; 13 maggio 2023 le esondazioni si ripetono sempre in Regione, aumenta il numero dei fiume coinvolti, in particolare il fiume Savio a Cesena dove abito – che ho percorso per 26 anni durante la mia attività professionale -.

Potremmo andare addietro negli anni e lo spettacolo non cambia. Ci siamo dimenticati della esondazione del fiume Arno con l’alluvione di Firenze 1966.

Da sempre, questi eventi, sono occasioni per riprese video spettacolari e dirette televisive con l’inviato speciale (perché speciale?) dove il dolore diventa spettacolo e poi le domande dei giornalisti che, in molti casi, rasentano la stupidità.

Questi avvenimenti sono l’occasione per articoli giornalistici con le solite domande e le solite frasi di circostanza: “sarà richiesto lo stato di calamità” “saranno richiesti finanziamenti straordinari” “e poi promesse di mettere in sicurezza i fiumi”, “è stato un evento eccezionale” “chiederemo i danni (a chi?)”.

Necessario un cambio di indirizzo epocale

Comunque ciò che sta capitando in questi giorni segna un punto di svolta, in quanto è necessario un cambio di indirizzo epocale, sono segnali che vanno letti con attenzione ci dicono che non è la “transizione ecologica” (un ossimoro) che ci salverà ma è necessario una “transizione economica” che attualmente è improntata all’accumulo (di pochi), dove la fanno da padrone le costruzione di abitazioni non necessarie, i nuovi capannoni i adiacenza a capannoni abbandonati da anni, piazzali per parcheggi, centri commerciali che circondano le città.

Il nostro futuro dipende da quanto coraggio abbiamo, come cittadini, nell’attuare la scelta di una nuova economia.

Dipende da noi, i politici che abbiamo scelto fino ad oggi ci rappresentano nel nostro pensare e nel nostro agire e loro agiscono in funzione del consenso che noi gli decretiamo e loro faranno di tutto per ottenerlo.

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".eco", rivista fondata nel 1989, è la voce storica non profit dell'educazione ambientale italiana. Intorno ad essa via via si è formata una costellazione di attività e strumenti per costruire e diffondere cultura ecologica e sostenibilità.