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200 anni di parchi in TV: RAI STORIA apre alle origini dei Parchi italiani, svelando al grande pubblico retroscena non scontati.

| IPPOLITO OSTELLINO

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200 anni di parchi in TV: RAI STORIA apre alle origini dei Parchi italiani, svelando al grande pubblico retroscena non scontati.

Una interessante occasione per diffondere la conoscenza della storia ambientale, in questo caso dedicata alle persone impegnate nella tutela dell’ambiente, nella storica assenza sorda dello Stato.

Purtroppo lo dobbiamo riconoscere, grazie ai documenti e testimonianze storiche: le aree protette e l’amore per la natura sono state più un frutto del volere delle persone che degli apparati dello Stato, che solo dopo decenni di battaglie condotte dal basso, ha accettato di assumere l’impegno per la tutela della biodiversità: un segno che conferma come l’adesione all’unione con la natura in Italia resti un fatto soprattutto etico, più che della società organizzata. E forse questo è un comportamento che accomuna molti paesi dell’Occidente.

E’ una delle principali conclusioni a cui si giunge seguendo le due puntate recentissime su RAI Storia dedicate ai centenari dei due Parchi nazionali Italiani del Gran Paradiso e dell’Abruzzo (oggi denominato in aggiunta anche del Lazio e Molise). Una conclusione, in parte amara, a cui si arriva addentrandosi nell’ambito di una specifica disciplina che si sta diffondendo anche in Italia, con ricercatori come il prof. Luigi Piccioni, intervistato nelle puntate sui parchi nella serie “Italia: viaggio nella bellezza” – un progetto di Ada Carpentieri – del canale istituzionale nazionale (un format nato nel 2016 e che conta nel 2022 8 episodi e nel quale sono rintracciabili in 6 anni di produzioni una interessante sequenza di documentari sulle belle naturali e i patrimoni italiani) .

Finalmente: grazie a Rai Storia nella televisione italiana si può da questo fine 2022, accedere a contenuti sulla Natura non solo con spettacolari immagini di animali o paesaggi mozzafiato, ma anche della storia di uomini e donne che hanno dedicato la loro vita professionale e la loro energia individuale alla difesa dei valori e dei beni più intimi della specie umana: l’ambiente in cui viviamo. Una disciplina, quella della storia ambientale, che vede impegnati interdisciplinarmente storici e naturalisti, nel ricostruire le vicende del rapporto tra uomo e natura, in generale quando questo rapporto è stato caratterizzato soprattutto da profondi conflitti.  Nasce nelle scuole francese e americana questo sguardo della conoscenza storica:

In Francia dagli anni 1950 storici quali Fernand Braudel e Emmanuel Le Roy Ladurie pubblicano i loro primi studi nella rivista Annales: Economies, Sociétés, Civilisations, che diede il nome alla scuola. Secondo la loro interpretazione storica, le condizioni geografiche e ambientali restringono l’evoluzione delle vicende storiche entro un certo ventaglio di traiettorie possibili. Essi esplorarono l’impatto di eventi quali epidemie, estremi climatici e carestie sullo sviluppo dell’economia agraria e della società umana in generale, in particolare in epoche antiche e medioevali. Questa scuola precedette la nascita della sensibilità ambientalista contemporanea: i cambiamenti ambientali indotti dall’uomo non occupavano un rilievo particolare nel suo lavoro. Ma la Storia ambientale contemporanea è stata profondamente influenzata dal suo sviluppo anche dalle esperienze negli Stati Uniti nate alla fine del 1800 lavorando sull’incontro tra espansione economica e sociale e la natura selvaggia (wilderness), i grandi spazi e le loro abbondanti risorse naturali. Questo filone storico è stato poi superato, lasciando in eredità l’interesse storico per le battaglie della conservazione.

Oltre alla tradizione prima descritta, esiste anche la storia ambientale che si dedica a chi ha profuso energie a favore e non contro la natura, studiando i singoli accadimenti nelle loro relazioni con la società, la politica e le istituzioni. Pionieri, sognatori e appassionati del rapporto virtuoso tra uomo e ambiente sono uno spaccato particolare della società, spesso composto da personalità che a costo di seguire la propria passione “naturale” hanno affrontato forti difficoltà e diffidenze, in una società tutta centrata sull’umano, spesso per questa ragione disposta a calpestare interi territori ed a depredare le risorse del Pianeta, e con essi anche le comunità indigene.

Il merito di questo debutto sulla rete RAI va all’occasione offerta dai due centenari dei Parchi storici nazionali italiani, ai quali sono state dedicate due puntate davvero di qualità e che sono entrambe fruibili su Raiplay ai due rispettivi link:

Italia: viaggio nella bellezza. Cent’anni di Paradiso. Il Parco e la sua storia. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso compie cento anni: un affascinante racconto tra storia e natura, conservazione e ricerca, con uno sguardo sul futuro alla luce dei cambiamenti climatici e ambientali.

Italia: viaggio nella bellezza. Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Cento anni dalla parte della natura. Cento anni di storia, di natura protetta e di bellezza, inaugurato il 9 settembre 1922. – Un programma di Eugenio Farioli Vecchioli A cura di Paola Principato Produttore esecutivo Sabrina Destito

É una delle molte attività che sono state prodotte in occasione di questa ricorrenza, alle quali tra il resto seguirà una iniziativa editoriale della Mulino edizioni dedicata alla storia dei parchi in Italia (Regionali e nazionali), ed anche una altra chicca di RAI Storia di prossima uscita, ma di cui parleremo in una prossimo articolo appena saranno disponibili.

La traccia narrativa di questi due documentari a firma dei due autori (rispettivamente Fabrizio Marini per il Gran Paradiso e Keti Riccardi per l’Abruzzo) si distingue per aver colto molti lati della vicenda e della storia dei Parchi in Italia. Da un lato il loro essere isole in un mare sempre pronto a scagliarvi contro flotte di malintenzionati, tra amanti della caccia, degli impianti per lo sci in ogni dove e come, di strade per portare auto sin sulle più alte cime e compagnia cantanto (a squarcia gola)  e costruendo.

Un senso di solitudine che hanno anche sentito gli attori che hanno difeso per decenni questi luoghi, a partire dai funzionari, dai guardiaparco e dai direttori (i più esposti), che a differenza dei politici nominati per l’amministrazione degli enti, hanno scelto per mestiere la difesa della natura dedicandovi una vita e non qualche anno di mandato politico. Uno spaccato professionale questo dove l’aderenza tra passione e lavoro assume una coloritura profonda, troppo spesso non riconosciuta, e che si può trovare forse in altre professioni sempre dedicate alla vita, come quella del medico. Certo con una differenza profonda: la natura non paga mai come la medicina.

Si sente questa vena di totale dedizione nelle parole dei tanti tecnici intervistati, le cui storie sono dense di vissuto: é così per Renzo Videsott, di cui sempre Piccioni ha narrato la sua ricca e densa esperienza in un bellissimo lavoro editoriale dal suggestivo titolo Primo di cordata, biografia ricerca sullo storico direttore del parco del Gran Paradiso dove sono ricostruite le complesse e ardue vicende di un personaggio che senza risorse ed aiutato da amici e dalla sua incrollabile fede ha lavorato per la rinascita del parco dopo il periodo buio del ventennio fascista. E’ così anche per Erminio Sipari, che in un suo testo ricorda come dopo l’indifferenza di ben 9 governi, lui un uomo di politica, si decise a fare da solo e con i suoi pochi fedeli, prendendo l’iniziativa da soli ed istituendo il primo nucleo del Parco d’Abruzzo affittando privatamente direttamente 500 ettari di territori.

Ma vi è anche in queste due bellissime trasmissioni lo sguardo al contesto sociale dei 100 anni di vita, con uno spaccato che rimanda ai temi dell’ambientalismo, che presenta scorci anche qui da scoprire nelle sue radici più profonde come accade nel volume Il volto amato della Patria una profonda ed interessante ricerca svolta da Piccioni ed interamente scaricabile sulla rete.

Della narrazione più precisa della storia di queste aree protette abbiamo già detto nell’articolo dello scorso 23 luglio sempre sul blog su .ECO, al quale si rimanda dedicato al volume sul centenario dei parchi edito dall’Università di Camerino, ed al quale si rimanda per tutti per tutti gli approfondimenti.

Ascoltare interviste e narrazioni, insieme a immagini di grande attrattività, aiuta ed accompagna quindi lo spettatore alla scoperta di cosa di profondo e vero sta dietro la difesa della natura: un sentimento, una scintilla etica che porta individui animati da una comune idea a decidere di raccogliere ogni dato scientifico ed ogni analisi a supporto del progetto di tutela delle risorse primarie che garantiscono la stessa vita della specie umana sul pianeta, e non il contrario.  A valle di questa adesione spirituale alla natura c’è poi tutto il resto: le leggi, le norme, le strutture e le organizzazioni compresi Ministeri, Regioni e quant’altro. E se la prima scintilla rischia di spegnersi, anche tutto il resto si svuota. Qui non si sta parlando della gestione di beni o di servizi della società, ma delle stesse radici del nostro esistere, e qui si inserisce la volontà “parco” che rappresenta null’altro che una metafora della “scelta per la natura” che anime buone del pianeta hanno dedicato e dedicano alla salvaguardia di quanto resta di sano nel nostro ambiente.

Dunque buona visione, e soprattutto buone riflessioni.

Alcuni link utili

P.S. A proposito di riflessioni eccovi alcuni link dai quali poter accedere ad altri contenuti. Tra questi certo molto interessante quello che raccoglie i contributi ad un convengo tenutosi nel 2010 dal titolo Parchi per il terzo millennio, che può aiutare a traguardare dopo la Storia quali siano le prospettive del domani.

Anche la densa attività di ricerca e pubblicazione sui temi della Storia ambientale che si può recuperare nella bellissima rivista open Altronovecento, e da segnalare per la ricchissima attività di proposta intorno ai temi storici ed ambientali spesso legati alla straordinaria figura di Giorgio Nebbia.

Inoltre eccovi il link ad una serie di interventi su Web di Mirko Bueti che raccoglie in una serie di articoli la ricostruzione storica del tema dell’ambientalismo:

Prima parteIl movimento ambientale dalle origini all’ecologismo moderno: tra società, cultura e scienza

Seconda parte; I proto-ambientalisti: conservazionismo sulle due sponde dell’Atlantico.

Terza parteL’era dell’ecologia. Il movimento ambientale dalle origini all’ecologismo moderno.

Quarta parteTra ecologia e nuovi movimenti sociali: nasce l’ambientalismo.

Sesta parte: I pionieri dell’ambiente in Italia: dalle origini alla caduta del regime fascista. Il movimento ambientale dalle origini all’ecologismo moderno. Quinta Parte

 

 

 

 

Scrive per noi

IPPOLITO OSTELLINO
Ippolito Ostellino nasce a Torino il 16 agosto 1959. Nel 1987 si laurea in Scienze Naturali e opera come prime esperienze nel settore della gestione e progettazione di Giardini scientifici Alpini. Nel 1989 partecipa alla fondazione di Federparchi Italia. Autore di guide botaniche e di interpretazione naturalistica e museale, nel 1997 riceve il premio letterario Hambury con la guida ai Giardini Alpini delle Alpi occidentali. Dal 2007 al 2008 è Presidente nazionale AIDAP, Associazione italiana dei direttori dei parchi italiani. Dal 2009 partecipa come fondatore al Gruppo di esperti nazionale sulle aree protette "San Rossore". Nell'area torinese opera in diversi campi: è il promotore del progetto Corona Verde dell'area metropolitana torinese per la Regione Piemonte, e svolge attività di docenza presso il Politecnico di Torino; nel 2008 progetta il format della Biennale del Paesaggio Paesaggio Zero; nel 2009 è autore con i Prof. Pala e Occeli del progetto della ciclovia del canale Cavour ; nel 2011 ha ideato il marchio di valorizzazione territoriale “CollinaPo” sul bacino di interesse dell'area del fiume Po e delle colline torinesi e nel 2016 porta a riconoscimento UNESCO Mab il territorio di riferimento; nel 2016 coordina il tavolo Green infrastructure nel III Piano strategico dell'area metropolitana. Autore di saggi, contributi congressuali e libri sul tema Natura, Paesaggio e Ambiente, nel dicembre del 2012 è stato insignito del premio Cultori dell'Architettura da parte dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Torino. Dal 2022 è membro effettivo del Centro di Etica ambientale di Parma e prosegue la sua attività presso l’Ente di gestione regionale del Parco del Po piemontese.