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A Roberto Gambino. La statura tecnico-scientifica e culturale di un intellettuale tra ‘900 e nuovo millennio.

| IPPOLITO OSTELLINO

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A Roberto Gambino. La statura tecnico-scientifica e culturale di un intellettuale tra ‘900 e nuovo millennio.

Il 1 agosto 2019 ci ha lasciati il Prof. Roberto Gambino, noto e stimato studioso dei problemi del territorio che ha segnato con la sua esperienza una vasta regione di problematiche che dal territorio e tramite le discipline della pianificazione, ha esplorato  però che esplorato in profondità i temi della cultura ambientale, del paesaggio, della biodiversità naturale e culturale, degli strumenti per interpretare l’oggi e quindi saper capire dove andiamo, il futuro.

E’ la categoria dell’intellettuale quella che si addice di più alla sua figura, in particolare per la sua capacità e originalità nell’aver saputo superare le barriere disciplinari che in particolare lo hanno portato a coniugare in un progetto di ricerca territoriale i legami tra il territorio e il paesaggio come anche con la cultura ambientale, sapendo muoversi sapientemente tra scienze dure e morbide, tra scienze umane e naturali. 

Come è stato ricordato in queste ore dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, architetto e urbanista, fu chiamato al Politecnico di Torino come Professore Ordinario nel 1981, qui proseguì la sua attività di ricerca applicata, coordinando gli studi per piani territoriali e paesaggistici e piani dei parchi, con un approccio territorialista e attento alla dimensione patrimoniale. “Conservare Innovare. Paesaggio ambiente e territorio” (1997) ha segnato la cultura italiana nel campo. Tutti i suoi lavori hanno rappresentato sperimentazioni di nuovi temi e approcci: i piani dei parchi (il Po torinese, 1995, poi Cilento, Monti Sibillini,…), i piani territoriali e paesaggistici (Val d’Aosta 1998, Piemonte 2009), ma anche i più lontani piani urbanistici e per i centri storici (Casale Monferrato, Asti). Un gruppo storico di collaboratori, tra cui la figlia Raffaella, prosegue l’attività professionale. Presidente dell’Associazione Nazionale Centri Storico Artistici – Sezione Piemonte e Valle d’Aosta e membro attivo della Giunta Nazionale. Socio Onorario SIU. Contribuì al recepimento della Convenzione Europea del Paesaggio anche attraverso la fondazione delle reti europee RECEP-ENELC e UNISCAPE. Fondatore del Centro Europeo di Documentazione della Pianificazione dei Parchi Naturali, attivo in gruppi di lavoro IUCN sui paesaggi protetti, a “Parchi e paesaggi d’Europa” dedicò anche la sua Lectio Magistralis nel 2009. Professore Emerito di Urbanistica, già Direttore del Dipartimento Interateneo Territorio, fu tra i promotori delle nuove classi di laurea in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Paesaggistico-Ambientale, fondando e presiedendo l’omonimo corso di studi al Politecnico di Torino dal 2001. Probabilmente amerebbe essere ricordato per le sue imprese nel canottaggio e nell’alpinismo, che praticò per tutta la vita.

C’è una ragione per fare riferimento al suo riconoscimento di intellettuale. Lo si comprende bene leggendo il preambolo alla sua letio magistralis che presentò l’8/10/2009 dal significativo titolo “PARCHI E PAESAGGI D’EUROPA – Un programma di ricerca territoriale” come anche dalla citazione che campeggia nell’avvio del testo della lezione: “ Il futuro non ha realtà che come speranza del presente (Borges 1984)” 

Così si legge nel preambolo: “Questa nota espone uno schema di ragionamento che riprende e collega riflessioni e proposte sviluppate in pubblicazioni di varia natura in 40 anni di attività multidisciplinare di studi su 4 temi principali: la conservazione della natura, la tutela del paesaggio, la gestione del patrimonio storico-culturale, la pianificazione territoriale. Mi sono chiesto se in quegli studi e soprattutto nelle loro molteplici linee di contatto siano rintracciabili a posteriori i capisaldi di un “programma di ricerca” da sviluppare con organico riferimento all’integrazione delle politiche riguardanti i 4 temi, emblematicamente riassunte nel binomio parchi-paesaggi. Temevo che tale programma lasciasse nell’ombra le attività di progetto (come i Piani di vari parchi nazionali e regionali, i Piani territoriali di alcune province e regioni, i Piani di alcuni centri storici, fino ai Progetti d’intervento su alcuni complessi di particolare interesse storico-culturale), che si sono ampiamente intrecciate e sovrapposte a quelle analitiche, teoriche e ricognitive. Ma mi sono reso conto che la tensione progettuale ha impregnato le analisi e le riflessioni qui esposte, che vanno quindi lette alla luce delle esperienze progettuali citate. Infine, debbo avvertire che gran parte di quanto qui esposto è frutto di attività collegiali che ho avuto la fortuna e l’onere di coordinare, con la collaborazione di autorevoli colleghi di varie discipline. Lascio a loro il merito dei risultati positivi raggiunti mentre mi prendo interamente la responsabilità delle carenze e degli errori.”

Ecco è proprio la sua capacità di saper cavalcare con eguale capacità la tensione ideale tra progetto e idea, tra prassi e teoria, tra realtà ed utopia che lo distingue per la sua originalità di connettere tra i loro i pensieri del come fare e del perché fare. Un approccio intellettuale, filosofico alla ricerca. 

Ma esiste anche quella sua cifra particolare che aveva saputo concretamente tradurre in ricerca e in applicazione della visione dei Parchi come laboratori territoriali, che lui ha considerato come uno strumento operativo del “fare pianificazione ambientale e territoriale”. Su questo terreno ho avuto la fortuna di scambiare anche di recente visioni e pensieri, confermano in ogni minuto del suo ascolto l’universo che lui sapeva aprire a chi poteva sentire lo scorrere dei suoi ragionamenti.

Ho avuto l’onore e la fortuna di poter toccare con mano la profondità e il senso multiplo che i suoi lavori hanno prodotto, come il Piano del Po Progetto Po lavorando in un ente parco che è nato grazie anche al suo operare, essendo non solo, studioso ma anche partecipe dei movimenti di opinione che portarono all’istituzione d’ore aree protette del Po in Piemonte con il Comitato di rivalutazione del fiume Po. Questo progetto di pianificazione, che dalla fine degli anni ‘80 ha preso forma sotto la guida della Regione Piemonte di allora, e che negli anni ‘90 cala i suoi effetti nella pianificazione territoriale applicata dando vita prima al Progetto territoriale Operativo Progetti Po e poi al Piano d’Area del sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po, ancora oggi rappresenta una esperienza di tale innovazione e efficacia da rappresentare ancora un sistema interpretativo del territorio di rara coerenza ed eleganza, anche teorica. 

La sua lucida capacità di coniugare le scale ampie con quelle locali sapeva, permetteva anche vedere oltre la tecnica, e come ha condiviso nell’ultimo periodo con chi gli stava vicino da anni, per lui oggi per la conservazione del territorio occorre anche esplorare i terreni meno disciplinari e scientifici delle forme del sentire delle persone, nell’idea che stimolare la sensibilità dell’individuo verso i valori dei luoghi che vive, forse vale altrettanto delle regole che la comunità in cui vive si è data per gestirli. 

Non mancheremo tutti noi che abbiamo bevuto al tuo sapere ed alla tua umanità di continuare il senso del suo messaggio, certo solo interpretandolo umilmente, sapendo che, per riprendere il suo modo di essere, il merito dei risultati positivi raggiunti sono tutti Suoi, prendendoci interamente la responsabilità delle carenze e degli errori fatti nel tentare di comprendere la vastità del Suo pensiero.

Scrive per noi

IPPOLITO OSTELLINO
Ippolito Ostellino nasce a Torino il 16 agosto 1959. Nel 1987 si laurea in Scienze Naturali e opera come prime esperienze nel settore della gestione e progettazione di Giardini scientifici Alpini. Nel 1989 partecipa alla fondazione di Federparchi Italia. Autore di guide botaniche e di interpretazione naturalistica e museale, nel 1997 riceve il premio letterario Hambury con la guida ai Giardini Alpini delle Alpi occidentali. Dal 2007 al 2008 è Presidente nazionale AIDAP, Associazione italiana dei direttori dei parchi italiani. Dal 2009 partecipa come fondatore al Gruppo di esperti nazionale sulle aree protette "San Rossore". Nell'area torinese opera in diversi campi: è il promotore del progetto Corona Verde dell'area metropolitana torinese per la Regione Piemonte, e svolge attività di docenza presso il Politecnico di Torino; nel 2008 progetta il format della Biennale del Paesaggio Paesaggio Zero; nel 2009 è autore con i Prof. Pala e Occeli del progetto della ciclovia del canale Cavour ; nel 2011 ha ideato il marchio di valorizzazione territoriale “CollinaPo” sul bacino di interesse dell'area del fiume Po e delle colline torinesi e nel 2016 porta a riconoscimento UNESCO Mab il territorio di riferimento; nel 2016 coordina il tavolo Green infrastructure nel III Piano strategico dell'area metropolitana. Autore di saggi, contributi congressuali e libri sul tema Natura, Paesaggio e Ambiente, nel dicembre del 2012 è stato insignito del premio Cultori dell'Architettura da parte dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Torino. Dal 2022 è membro effettivo del Centro di Etica ambientale di Parma e prosegue la sua attività presso l’Ente di gestione regionale del Parco del Po piemontese.