Spreco alimentare, combattiamolo con azioni educative
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Il 29 settembre è la giornata mondiale contro lo spreco alimentare. Numerose iniziative, anche durante tutto l’anno scolastico, per promuovere l’educazione anti-spreco. “GINO GIochiamo a NOn sprecare!” coinvolge ad esempio sette scuole primarie e sette scuole dell’infanzia in un ricco programma di iniziative e attività. È il primo passo per sperimentare un’azione che può diventare sistematica.
Si stima che lo spreco alimentare in Italia costi quasi 16 miliardi di euro, pari a circa l’1% del PIL, costo che include sia il valore degli alimenti gettati nella spazzatura sia quello delle risorse utilizzate per produrli. Lo spreco di cibo pro capite generato ogni anno è pari a 65 kg e l’Italia è al 13° posto tra i paesi europei, dove la media si attesta sui 58 kg. Le famiglie italiane sprecano in media più di 2 kg di cibo al mese e il 24% degli italiani butta del cibo nella spazzatura almeno una volta alla settimana. La frutta e il pane sono tra gli alimenti più sprecati.
Il problema dello spreco alimentare ha quindi acquisito crescente interesse da parte dell’opinione pubblica, del mondo scientifico e di quello politico, con numerose iniziative a livello internazionale, nazionale e locale: come ad esempio, la Platform on Food Losses and Food Waste dell’Unione Europea (UE) o la SAVE FOOD: Global Initiative on Food Loss and Waste Reduction della FAO, mentre in Italia, a Bologna, ha sede l’Osservatorio internazionale sullo spreco alimentare che ha appena sviluppato una app per monitorare il fenomeno (lo Sprecometro).
Esistono una giornata mondiale contro lo spreco alimentare (che si celebra il 29 settembre) e una nazionale (la decima è stata il 5 febbraio 2023).
Alleati contro lo spreco
Sulla base di queste premesse è appena partito il progetto GINO, Giochiamo a Non sprecare, finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, che vede come capofila l’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé futuro-WEEC Network e coinvolge il Comune di Grugliasco (città di 37.000 abitanti alle porte di Torino), il CNR, l’azienda che prepara e fornisce i pasti per le scuole di Grugliasco (CAMST), l’azienda che si occupa della distribuzione dei pasti (LADISA) e vede la partecipazione di sette scuole primarie e sette scuole dell’infanzia che fanno capo a tre istituti comprensivi. Partecipano inoltre la commissione mensa, l’associazione culturale Storie Creative specializzata in progetti educativi contro lo spreco alimentare, il comitato tecnico scientifico per la mensa scolastica dell’ASLTO3, Cinemambiente per la diffusione di materiali di sensibilizzazione.
Un insieme di azioni educative
Il progetto intende ridurre lo spreco di cibo nelle mense delle scuole di Grugliasco e sensibilizzare la popolazione scolastica (bambini, insegnanti, dirigenti scolastici, genitori e nonni) sul tema dello spreco alimentare.
Lo spreco di alcuni specifici alimenti, soprattutto pane e frutta, ma anche grissini, crackers, succhi di frutta, budini, ecc., sarà ridotto grazie alla distribuzione di una food bag a tutti gli studenti delle scuole primarie e dell’infanzia che così potranno portare a casa gli avanzi.
La riduzione generale degli scarti nelle mense delle scuole primarie sarà incoraggiata attraverso un insieme di azioni educative e di nudging basate su metodologie innovative (apprendimento interdisciplinare, esperienziale, tra pari o peer learning, tecniche di microteaching, gioco e creatività), facilitato dall’intervento di esperti in educazione ambientale e educazione allo spreco alimentare.
Accento sulla centralità della scuola
Uno studio valuterà il cambiamento indotto dal progetto attraverso la misurazione degli scarti nei refettori, condotta in maniera partecipativa diventando così una pratica di citizen science; un questionario alle famiglie e un workshop valutativo in prossimità della fine del progetto cui parteciperanno tutti i partner.
Il contesto in cui si inserisce il progetto sulla centralità della scuola sia per la sua funzione educativa sia per il suo essere una comunità che consuma cibo e produce scarti alimentari in quantità rilevanti (secondo la Global Survey of School Meal Programs 2021 in Italia i bambini che mangiano a scuola sono 1.402.235).
Il ruolo strategico delle città
Le città sono considerate strategiche nella riduzione dello spreco di cibo attraverso politiche (urban food policy) che agiscano a vari livelli della filiera alimentare coordinando numerosi attori pubblici e privati.
Le mense scolastiche, gestite dalle amministrazioni comunali, sono un ambito prioritario di intervento. Il Ministero della salute, in condivisione con le Regioni e Province autonome ha elaborato le “Linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti”, in attuazione della Legge n. 166 del 2016 (Legge antispreco).
Le disposizioni si concentrano soprattutto su iniziative di donazione e distribuzione di prodotti alimentari ad associazioni che si occupano di persone indigenti. La donazione può riguardare pasti preparati, ma non consumati o derrate alimentari non utilizzate. L’attuale sistema di organizzazione delle mense non dà luogo a questo tipo di scarti se non eccezionalmente.
Il fenomeno della neofobia alimentare
Lo scarto si verifica soprattutto nel momento del consumo, a causa di una molteplicità di ragioni ampiamente indagate dalla letteratura scientifica: la neofobia alimentare, vale a dire il rifiuto di provare nuovi alimenti e nuovi sapori, la selettività alimentare, la scarsa familiarità con i cibi proposti in mensa, il gradimento, la qualità degli spazi e dei tempi di consumo del cibo (ad es. la rumorosità dei refettori o i turni frettolosi), le porzioni non appropriate… Per molti di questi fattori il sistema di refezione può attuare delle migliorie a livello strutturale, organizzativo e logistico, ma queste sono vanificate se non si incide anche sulle scelte alimentari dei bambini che continuano ad avanzare quantità enormi di cibo in particolare verdure, legumi e pesce, semplicemente perché non li gradiscono o non sono abituati a mangiarli.
Il compito di incoraggiare i bambini verso scelte alimentari sane e sostenibili è demandato ai progetti di educazione alimentare, perlopiù di iniziativa locale. In questo ambito le indicazioni provengono dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con le Linee guida per l’Educazione Alimentare nella Scuola Italiana del 2011 e le Linee guida per l’educazione alimentare del 2015 che sottolineano la responsabilità e la centralità del ruolo della scuola. Gli insegnanti così come i compagni possono essere un modello positivo nella quotidianità, ma il ruolo di azioni educative specifiche dedicate ai bambini e agli insegnanti è stato ampiamente riconosciuto.
Si diffondono food bag o doggy bag
La food bag o doggy bag per portare a casa gli avanzi di cibo inizia a essere familiare tra gli italiani. Nelle mense scolastiche ci sono molte iniziative di food bag. La prima è stata quella del Comune di Milano che nel 2014 con la campagna “Io non spreco” di Milano Ristorazione e Legambiente ha introdotto il sacchetto salva merenda. A Como la doggy bag è addirittura obbligatoria grazie a una mozione del consiglio comunale che obbliga le scuole a fornirla agli studenti. A Magenta la Sodexo ha fornito una borsetta termica e lavabile che può contenere anche yogurt e budini. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Cirfood District (2022) la doggy bag per portare a casa gli avanzi è tra i primi cambiamenti desiderati dagli insegnanti in un’ottica di evoluzione del servizio di ristorazione scolastica. Pur essendo un’idea semplice e di facile attuazione, non è ancora entrata in modo sistematico nelle mense scolastiche.
Il Comune di Grugliasco è particolarmente sensibile e attivo nello sviluppo di politiche alimentari integrate, orientate alla sostenibilità. Da più di trent’anni si distingue per l’attenzione alla ristorazione scolastica. Dall’impegno di un gruppo di genitori, medici, pediatri, insegnanti e direttori didattici, nacque il Comitato Tecnico Scientifico per la mensa scolastica, la cui azione portò la Città di Grugliasco a essere uno dei primi comuni d’Italia ad offrire un servizio di refezione scolastica che prevedesse obbligatoriamente l’uso di alimenti biologici, offrisse menù redatti sui principi della dieta mediterranea e proponesse azioni volte a garantire l’educazione alimentare delle giovani generazioni e la formazione degli insegnanti.
Orti urbani e cibo biologico in un progetto “colturale e culturale”
La Città di Grugliasco si è distinta facendosi promotrice della nascita dell’Associazione Città del Bio, l’associazione che unisce i comuni e gli enti territoriali che condividono la scelta di promuovere l’agricoltura biologica intesa non solo nella sua accezione di modello colturale, ma soprattutto di progetto culturale.
Grugliasco è stato anche uno dei primi comuni italiani a realizzare gli orti urbani per la promozione di una cultura dell’autoproduzione di cibo con importanti funzioni sociali e ambientali. Più recentemente, ha avviato iniziative per contrastare la povertà alimentare, basate sulla solidarietà e il recupero delle eccedenze alimentari. La Cittadella del welfare di comunità vede impegnate in una strategia alimentare coordinata, oltre all’amministrazione comunale, le parrocchie, le associazioni di volontariato e caritative, gli esercizi commerciali.
Le scuole della città partecipano alla raccolta di cibo del progetto Formica Amica promossa da Don Angelo Zucchi di Altrocanto per promuovere una cultura del dono tra i bambini.
Il progetto Giochiamo a non sprecare! rappresenta dunque il primo passo per sperimentare un’azione che può diventare sistematica nel contrasto allo spreco alimentare e al tempo stesso creare un ponte tra il sistema alimentare scolastico e il sistema alimentare solidale.
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- Bianca La Placa
- Giornalista, ha curato la pubblicazione di dossier e libri di carattere ambientale e sociale
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