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Tempo di educare, tempo di esistere. E di sollevare il mondo

| TIZIANA CARENA

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Tempo di educare, tempo di esistere. E di sollevare il mondo

La società malata produce agenti sociali malati, nella scuola aumentano le diagnosi di disturbi dell’apprendimento, aumentano situazioni disfunzionali, anche sul versante degli insegnanti vittime sempre più frequenti dei burn out. La pedagoogia dell’esistenza cerca un correttivo: i bambini sono la leva e la pedagogia è il punto d’appoggio per sollevare il mondo.

L’educazione come esistenza, l’esistenza come educazione. L’educazione è sapere olistico, un sapere che mira alla costruzione dell’uomo al di là delle divisioni disciplinari. Così l’autrice, pedagogista, presenta la propria disciplina esposta nel suo libro intitolato Tempo di educare, tempo di esistere. Verso una pedagogia dell’esistenza (Torino, Golem Edizioni, 2019). In un dibattito avvenuto in occasione del lancio al Centro Pannunzio sono intervenuti l’editore e psicologo, Giancarlo Caselli, lo scrittore Roberto Rossi Precerutti, l’autrice. Rossi Precerutti afferma che questa pedagogia dell’esistenza restituisce la speranza di futuro.
Per usare l’immagine di Italo Calvino in Le città invisibili, nella vita contemporanea noi, insieme, formiamo un inferno; e i casi sono due: o lo si accetta e si arriva a non vederlo più per quello che esso è, oppure si cerca di riconoscervi che cosa non è inferno e si tenta di dargli spazio.

La pedagogia è come il personaggio ritratto nel celebre dipinto di Caspar David Friederich Il viandante

La pedagogia è come il personaggio ritratto nel celebre dipinto di Caspar David Friederich Il viandante, un personaggio ritratto di spalle a guardare un paesaggio nebbioso.
Non è lui, il protagonista. È colui che prepara i protagonisti di domani. Non a caso, pur provocatoriamente, Piero Calamandrei affermava che la scuola è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale: perché la scuola prepara i cittadini, gli esseri umani di domani. La pedagogia incarna un grande mito umanistico: educazione integrale, insegnamento amorevole, rispettoso delle esigenze dei discenti, non mero processo di acquisizione di regole.

Una esperienza maturata anche come maestra elementare

L’autrice (già Premio Curcio 2016) presenta il proprio lavoro come frutto di lunga esperienza, maturata anche come maestra elementare (un’esperienza che reputa fondamentale): per adattare il celebre esempio di Archimede, i bambini sono la leva e la pedagogia è il punto d’appoggio per sollevare il mondo. L’infanzia, infatti, è la speranza.
Educazione, come suggerisce l’etimologia, è “tirare fuori il meglio, condurre per mano. Una sorta di “riscoperta del volto” al di là di ogni maschera, per usare l’espressione di Emmanuel Lévinas.
Grazie alla pedagogia dell’esistenza la persona in formazione deve ritrovare, infatti, la sua forma mentis, ritrovare la sua dignità. Tuttavia, sempre più spesso, viviamo in un mondo virtuale nel quale mancano le relazioni autentiche, nonostante si moltiplichino i rapporti; abbiamo perduto quella che Martin Buber chiama la “noità” e occorre ritrovarla: la scuola può rappresentare il luogo di questo ritrovamento. La persona deve uscire dalla sfera dell’individualismo e ricreare le relazioni on i suoi simili.
Questo è possibile soltanto attraverso una pedagogia della domanda, come sostiene il pedagogista Paulo Freyre; insomma una pedagogia come scienza della formazione che deve ritrovare il suo rigore scientifico, rigore che aveva acquisito negli anni Settanta del secolo scorso. Essa deve rivedere il proprio assetto epistemologico e deve comunicare con gli altri saperi, strutturandosi con una visione a 360 gradi, una visione olistica con pathos e con ethos. Deve ritrovare il proprio “filo di Arianna”.
Oggi siamo, citando Edgar Morin, in una fase di frammentazione dei saperi, che è la loro devastazione. In questo quadro la cultura umanistica è emarginata; occorre ristabilire la connessione fra cultura umanistica e cultura scientifica; cultura scientifica, non scientismo positivistico, ma scienza dell’uomo. Qui Rossi Precerutti suggerisce che la pedagogia è veramente una questione di sguardo sulle cose e occorre, per dirla con il Proust della Recherche “avere nuovi occhi”. La pedagogia ristabilisce un nuovo ordine, un ordine spirituale della vita nell’”inferno” descritto da Calvino.

Le patologie del sistema

L’autrice denuncia da tempo un altro tema forte, la così detta medicalizzazione sociale: per dirla con Carl Gustav Jung, le patologie individuali sono, in realtà, patologie del sistema. Una società “liquida” come ha scritto Zygmunt Bauman, nella quale secondo l’Autrice che fa vittime tanto tra gli adulti, quanto fra i più giovani: nella scuola aumentano le diagnosi di disturbi dell’apprendimento, aumentano situazioni disfunzionali, anche sul versante degli insegnanti vittime sempre più frequenti dei burn out. La società malata produce agenti sociali malati in una circolarità in cui la persona finisce per perdere la propria dignità. Si tratta di una realtà certamente complessa, quella di fronte alla quale si trova la pedagogia; ma Morin consiglia: “nella complessità dobbiamo imparare a sostare.” Perché dobbiamo imparare ad affrontare le problematicità.
Caselli afferma che la pedagogia richiede un “ascolto attivo”, un riuscire a identificarsi con l’altro; mentre oggi, aggiunge Rossi Precerutti, in luogo dell’educazione della persona, rischiamo di avere l’addestramento tecnologico vuoto di qualsiasi valore.
Il tempo di educare, il tempo di esistere, richiedono l’impegno non soltanto tecnico, distaccato, ma la consapevolezza che l’educazione è coinvolgimento della comunità educante. Un libro in cui occhieggiano tanti maestri come modelli di riferimento per il pensiero pedagogico attuale. Come è stato detto da Rossi Precerutti, un libro insorto.

Scrive per noi

TIZIANA CARENA
Tiziana C. Carena, insegnante di Filosofia, Scienze umane, Psicologia generale e Comunicazione, Master di primo livello in Didattica e psicopedagogia degli allievi con disturbi dello spettro autistico, Perfezionamento in Criminalistica medico-legale. È iscritta dal 1993 all'Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Si occupa di argomenti a carattere sociologico. Ha pubblicato per Mimesis, Aracne, Giuffrè, Hasta Edizioni, Brenner, Accademia dei Lincei, Claudiana.