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Il valore dell’educazione informale e dell’apprendimento ibrido

| Valeria De Toma

Tempo di lettura: 4 minuti

Il valore dell’educazione informale e dell’apprendimento ibrido

Esperienze di educazione ambientale a seguito della pandemia: impatti, cambiamenti e riflessioni nell’intervista a Paolo Fedrigo (LaREA dell’ARPA Friuli-Venezia Giulia). Potenziato il web, sfruttate le sinergie con la radio e con le scuole. Ma pesano l’incertezza del futuro e la privazione del contatto diretto e personale, che solo le relazioni dal vivo possono creare.

Un questionario per condividere le esperienze
Prosegue l’inchiesta su tutto il territorio nazionale per conoscere e raccontare le difficoltà riscontrate e le strategie adottate per il futuro da parte di chi svolge o commissiona attività di educazione ambientale.
Vuoi condividere con noi la tua esperienza? Clicca qui per rispondere al questionario online!

 

Il Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale (LaREA) dell’ARPA Friuli-Venezia Giulia, attivo da circa vent’anni sul territorio regionale, si occupa sviluppare e coadiuvare progetti di educazione ambientale rivolti ad un bacino di circa un milione e duecentomila persone. Diverse sono le fasce di popolazione a cui si rivolge, interessandosi della formazione dei formatori e degli insegnanti, fino ad arrivare a tutti gradi scolastici. Presso il laboratorio si avvicendano associazioni, scuole, comuni, cittadini e istituzioni per la co-progettazione di attività di educazione ambientale.

Paolo Fedrigo, con quattordici anni di lavoro alle spalle presso il LaREA, si occupa, nello specifico, di progetti volti all’educazione mediante un apprendimento ibrido e una comunicazione informale sperimentale, basato sull’audio-visivo. Secondo Fedrigo, è proprio dai contesti extrascolastici, quali offerte culturali, campagne di comunicazione e pubblicità, che possono arrivare dei messaggi di sostenibilità (e insostenibilità) in grado di agganciare l’individuo e spronarlo a riflettere su nuovi stili di vita.

Con Radio Capodistria una comunità di ascoltatori

In questo contesto, si inserisce l’esperienza di Paolo Fedrigo quale co-conduttore, da ben otto anni, di un programma radiofonico (L’Alveare) della radio storica Radio Capodistria, appartenente ad una rete internazionale che propone contenuti in lingua italiana all’estero. Obiettivo del programma radiofonico è quello di ragionare insieme agli ascoltatori in merito alla sostenibilità ambientale proposta sotto punti di vista innovativi. La radio diventa, in questo caso, uno strumento per entrare in contatto con l’altro, proponendo discussioni stimolanti in contesti informali. L’obiettivo è, dunque, quello di sperimentare modalità di coinvolgimento e progettazione educativa.

Fedrigo racconta, però, che la situazione emergenziale attuale ha certamente influito sulle progettualità del Laboratorio. Più del 60-75% delle attività “classiche”, che prevedevano il coinvolgimento di enti, scuole e associazioni, è venuto meno. Soprattutto, ciò che è mancato è stato il contatto diretto e personale, che solo le relazioni dal vivo possono creare. Se per alcuni progetti, come l’organizzazione di eventi, è stata possibile talvolta una trasposizione online, per altri questo è risultato molto più complesso: esempio emblematico sono le attività in passato svolte con ragazzi con disabilità mentale medio-lieve, che non è stato ovviamente possibile riproporre durante il periodo di pandemia.

La mancanza della relazione umana

Anche il comparto scolastico ha subito ripercussioni non indifferenti: nel 90% dei casi è stato indispensabile “congelare” i progetti in atto. Si è cercato, tuttavia, di mantenere i contatti, proponendo uno spazio online, A casa, con l’ambiente, costruito con il coinvolgimento dei colleghi dell’ARPA, con il fine di promuovere contenuti, materiali e strumenti per avviare spunti di riflessione nelle classi (virtuali).

Questo sistema ha permesso di creare delle sinergie interne all’ARPA, richiedendo il supporto degli esperti dei diversi comparti ambientali. In merito alle microplastiche, un problema evidente del Golfo di Trieste, sono stati coinvolti i colleghi che si occupano dei rifiuti in mare.

Inoltre, uno dei progetti di spicco avviati è con una sezione grafica di una scuola superiore, iniziato prima del lockdown e proseguito durante l’emergenza. In questo caso, i ragazzi avevano a casa dei programmi di grafica con cui elaborare i contenuti proposti dal LaREA e, tramite delle riunioni online è stato possibile il monitoraggio del lavoro. Al termine del progetto, mediante una riunione in presenza si è sottolineata la mancanza di una relazione umana, percepita dagli studenti. Proprio questa assenza potrebbe essere di impedimento, secondo Fedrigo, nella trasmissione di messaggi più profondi, anche nella formazione insegnanti.

La tenacia degli insegnanti

Risultano, dunque, fondamentali le sinergie, non solo tra colleghi, come quelle precedentemente accennate, ma anche esterne: la radio è stata disponibile nel fornire degli strumenti per andare in onda senza uscire dalle mura domestiche. Fondamentale anche la sinergia con le scuole, in quanto gli insegnanti hanno voluto puntare sui corsi di formazione.

Nel contesto attuale, è difficile definire una modalità di azione futura. Ci si muove in base ai diversi sviluppi dell’emergenza. Evidente è stata la tenacia degli insegnanti nella proposta di attività, nonostante le titubanze nell’accogliere risorse esterne alla classe.

Il periodo di pandemia è stato per il Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale un importante momento di riflessione interna, ed uno stimolo nel potenziare aspetti presenti e futuri. Ad esempio, ci si è presto resi conto che un lavoro sul campo e sul territorio aveva lasciato poco spazio per una presenza web forte. Per questa ragione, si è individuata la necessità (che nei prossimi mesi diventerà una realtà) di costruire uno spazio nuovo, dove riportare in cui presentare attività, strumenti e contenuti per una riflessione educativa legata alla sostenibilità.

Una rete regionale dell’audiovisivo

Ripensati anche i progetti individuati nella rete dell’audiovisivo, che conta su diverse strutture sovvenzionate dalle leggi regionali del Friuli-Venezia Giulia e caratterizzate dall’idea di promuovere la cultura dell’audiovisivo sul territorio. In questi spazi pubblici è possibile consultare DVD, film, documentari ed altri materiali di approfondimento. Senza dimenticare la gestione di sale cinematografiche e quindi la possibilità di organizzare eventi e rassegne cinema.

Il progetto avviato con queste strutture, dal nome Mediatecambiente ed in collaborazione con il Festival Cinemambiente di Torino, è stato riorganizzato su un doppio binario: in presenza e online.

Si sta anche lavorando per preparare dei percorsi educativi: il prossimo progetto, ma siamo ancora in fase preliminare, prevede un percorso sulla mobilità, in collaborazione con la Fondazione Michele Scarponi.

In conclusione, sono molti gli impatti causati dall’emergenza tuttora in corso, ma molti sono anche i progetti ricalibrati e le riflessioni stimolate per un rinnovamento delle proprie attività.

Nell’inchiesta che “.eco” sta conducendo, cercheremo di raccogliere quante più esperienze possibili, in modo da sostenere una rete di buone pratiche di educazione ambientale durante il Covid-19.

Per partecipare, è possibile compilare il questionario a questo link.

Scrive per noi

Valeria De Toma