La pandemia vista attraverso gli occhi degli educatori ambientali: un’esperienza siciliana
L’emergenza da Covid-19 vista dalla cooperativa Palma Nana di Palermo. Nonostante le grosse difficoltà iniziali ha preso il sopravvento la voglia di fare.
Intervista a Fabrizio Giacalone.
Un questionario per condividere le esperienze
Quella di Palma Nana e di Fabrizio Giacalone non è che una tra le tante realtà legate all’educazione ambientale toccate sensibilmente dall’avvento della pandemia. La rivista “.eco” e la rete WEEC Italia (World Environmental Education Congress) hanno promosso un’inchiesta su tutto il territorio nazionale per conoscere e raccontare le difficoltà riscontrate e le strategie adottate per il futuro da parte di chi svolge o commissiona attività di educazione ambientale.
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La cooperativa Palma Nana è una realtà impegnata nell’ambito dell’educazione ambientale e del turismo responsabile, opera principalmente nella Sicilia Occidentale, ma le sue attività si estendono su tutto il territorio regionale. Nata nel 1983, deve il suo nome alla pianta endemica della costa siciliana, immagine della Riserva dello Zingaro, e dispone di due sedi in cui vengono sviluppati progetti con diversi obiettivi. “Serra Guarneri”, all’interno del Parco Naturale delle Madonie, ha un’anima fortemente legata all’ambiente e alla natura. La seconda sede, nella città di Palermo, si occupa di educazione alla sostenibilità urbana, nel complesso panorama che il capoluogo siciliano offre.
Le principali attività svolte dalla cooperativa sono laboratori, viaggi e passeggiate nelle aree protette del territorio, destinate sia a singole famiglie che al mondo della scuola, con proposte dedicate per ogni ordine e grado. A queste si sommano i campi estivi durante le vacanze scolastiche.
Come tante altre organizzazioni che si occupano di educazione ambientale, anche Palma Nana è stata fortemente colpita dall’avanzare dell’epidemia e dalle restrittive misure adottate per il suo contenimento.

Lo shock della pandemia
«La pandemia ha avuto un impatto indicibile nell’immediato – racconta Fabrizio Giacalone, educatore ambientale, che ricorda le grosse difficoltà incontrate nei primissimi momenti dell’emergenza – Siamo convinti che una buona programmazione sia la base per ottenere risultati. Per questo motivo a febbraio 2020, quando è scoppiata la pandemia, avevamo già “chiuso” la stagione, ossia erano già state organizzate tutte le attività per i mesi successivi. Siamo stati costretti a sospendere tutte le attività e riorganizzare tutte le prenotazioni, non sapendo cosa stesse succedendo in quel momento e cosa sarebbe successo nel futuro».
Alle difficoltà organizzative si sono sommate le perdite economiche dovute ai mesi di inattività e alle stringenti misure da adottare durante la riapertura.
Le prime risposte
Dopo un primo momento di smarrimento, il desiderio di non voler abbandonare le famiglie, le scuole e soprattutto i bambini ha preso il sopravvento e i collaboratori di Palma Nana si sono messi alla ricerca di soluzioni tempestive e alternative alle classiche forme educative.
È stato creato un gruppo Facebook in cui i genitori potevano iscriversi e dare modo ai bambini di essere coinvolti nei progetti della cooperativa. Con tre momenti a settimana, sono state proposte attività, esplorazioni, enigmi e laboratori per stimolare la manualità creativa. «La vera sfida – spiega Giacalone – è stata quella di elaborare attività con i materiali che i bambini avevano a disposizione e che potevano essere presenti in ogni abitazione». L’iniziativa ha avuto una forte rispondenza da parte delle famiglie ed è poi diventata, in maniera spontanea, un supporto alle scuole per la DaD, coinvolgendo anche gli insegnanti.
Tra le numerose proposte, portiamo come esempio “Il giardino più grande del mondo”, dove ad ogni bambino è stato chiesto di disegnare la propria piantina: i disegni, ricomposti con programmi di grafica, hanno dato vita appunto al “giardino più grande del mondo”, stimolando coinvolgimento e il senso di appartenenza ad una comunità.
Riapertura e conseguenze
L’allentamento delle misure contenitive del virus ha permesso alla cooperativa di organizzare le attività estive, opportunamente ristrutturate seguendo i protocolli normativi del momento. I Campi Avventura, che si sono configurati come attività residenziali, hanno visto una diminuzione sensibili dei partecipanti (quasi un terzo in meno rispetto all’anno precedente) e un conseguente aumento del rapporto numerico tra bambini e operatori.
Inoltre, alle attività estive hanno partecipato quasi esclusivamente bambini e ragazzi che avevano già avuto modo di conoscere la cooperativa e i suoi spazi, facendo emergere la preoccupazione dei genitori ed il desiderio di affidarsi a realtà già note. La pandemia non ha influenzato solo i genitori, ma gli stessi bambini si sono dimostrati più diffidenti, almeno inizialmente, ciò anche dovuta alle norme igienico-sanitarie che hanno ridimensionato l’esperienza: «Voler far vivere la natura ai bambini, le sue relazioni e i suoi profumi, ma attraverso una mascherina, è stata una sorta di rivoluzione», dice Fabrizio Giacalone.
A ciò si sono aggiunti gli effetti del lockdown che, dopo aver costretto bambini e ragazzi a restare chiusi in casa per mesi, ha lasciato loro il forte desiderio di muoversi, amplificato rispetto gli anni precedenti.
Non solo difficoltà
«L’unico aspetto veramente positivo di questa situazione sono le reti di collaborazione che si sono create e rafforzate. Le riunioni online hanno amplificato la voglia di relazionarsi e facilitato le possibilità di confronto». Giacalone racconta come le connessioni con gli insegnanti siano migliorate, anche in seguito a un incontro a inizio settembre, che ha coinvolto cinquanta docenti palermitani, volto a conoscere le loro necessità e promuovere una collaborazione attiva e continuativa.
La rete con gli insegnanti ha portato a ragionare sulle relazioni tra scuola e aree verdi urbane, pensando a modelli che possano mettere in contatto gli istituti scolastici con l’amministrazione comunale per stimolare attività scolastiche in natura.
A questa si aggiunge la rete con attori locali che si occupano in forme diverse di turismo responsabile, che si è rafforzata nella ricerca di fondi e nella progettazione di attività in collaborazione. È stata lanciata tra aprile e maggio una raccolta fondi (“Abbiamo un bisogno”), destinata a supportare le future attività per i bambini che non hanno le disponibilità economiche per parteciparvi.
Doppi scenari
Il futuro rimane incerto ma Palma Nana procede. La cooperativa ha optato per un programma a doppio binario, ossia una pianificazione delle attività primaverili sia all’aperto e negli spazi di sua competenza sia in modalità telematica. La programmazione è meno rigorosa rispetto agli anni precedenti ma è studiata in modo tale da permettere il proseguimento delle iniziative. Questa doppia azione interessa soprattutto la scuola, nell’eventualità che non sia possibile il ritorno in aula per tutti gli studenti, in particolare per quelli coinvolti nell’alternanza scuola-lavoro, per cui è necessario chiudere il progetto entro determinate tempistiche. Le attività online sono pensate per coinvolgere attivamente i ragazzi, facendoli interagire e stimolandone la condivisione.
Le possibilità ci sono, bisogna però avere uno sguardo lungimirante e la voglia di rimboccarsi le maniche.

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