Il futuro dell’Unione Europea: stabilità e benessere. Dimenticando il PIL
Un appello (sensato e urgente, che chiama in causa anche tutti noi) di 238 accademici pubblicato su “The Guardian”: bisogna impegnarsi per un futuro di benessere ecologico e umano basato sul superamento della crescita e non sulla crescita del PIL. Occorrono nuovi indicatori e un patto tra tutti gli Stati membri per assicurare stabilità e benessere, soddisfacendo i bisogni essenziali dei cittadini europei, riducendo il consumo di risorse, i rifiuti e le emissioni inquinanti.
Le firme sono tra le più autorevoli, trasversali a diversi orientamenti: c’è chi parla di “prosperità senza crescita” (Tim Jackson), chi di “economia della ciambella” (Kate Raworth), chi di “giustizia ambientale” (Joan Martinez Alier), chi di “decrescita” (Serge Latouche). E sociologi e sociologhe e economisti del calibro di Saskia Sassen, Susan George o Wolfgang Sachs. Sono alcuni dei 238 firmatari di una lettera-appello pubblicata il 16 settembre dal quotidiano inglese “The Guardian”, tra i più attenti e autorevoli in campo ambientale a livello internazionale. Tra i firmatari anche un gruppetto di docenti italiani e una importante “firma” di “.eco”, Serenella Iovino, dell’Università di Torino ma in partenza per un prestigioso incarico negli USA.
Quattro le richieste dei firmatari:
- Creare una commissione speciale del Parlamento europeo che studi scenari di sviluppo non più basati sul mito della crescita, ma su un modello definito di “post-crescita”.
- Dare priorità nei processi decisionali a nuovi indicatori fondati su benessere umano, uso delle risorse, grado di disuguaglianza, garanzia di lavoro dignitoso, piuttosto che al menzognero PIL.
- Trasformare le regole ora imposte ai singoli governi, basate su debito e deficit di bilancio: i criteri devono basarsi sulla sostenibilità, assicurando ai cittadini europei un benessere non a spese dell’ambiente.
- Creare in ogni stato membro della UE un ministero della transizione ecologica: il benessere deve essere insieme umano ed ecologico, non ispirato alla crescita.
Sarebbe irresponsabile – scrivono i firmatari – se i politici non esplorassero possibilità (e vantaggi) di un futuro “post-crescita”. La crescita non è necessaria e anzi è sempre più in collisione con la saturazione dei mercati, il degrado ambientale, l’inquinamento: c’è già abbastanza ricchezza e il crearla ha prodotto molti danni. Ora si tratta di distribuirla equamente.
Se i politici ascolteranno l’appello, sarà un bene per tutti gli europei, per l’umanità in generale e per il pianeta. A tutti i noi battere (e batterci) perché il più che sensato e urgente appello sia ascoltato e messo in pratica.
PER APPROFONDIRE
Maggiori informazioni sugli indicatori alternativi al PIL e un excursus sulla economia ecologica in:
Mario Salomone, Al verde! La sfida dell’economia ecologica, Carocci
Scrive per noi

- Sociologo dell'ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige ".eco" dalla fondazione (1989) e la rivista scientifica "Culture della sostneibilità" (fondata nel 2007), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all'Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore, e fa parte del Consiglio di amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei, sezione italiana del Club di Roma.
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