Se i morti sono tanti, i profitti aumentano

La guerra è una catastrofe, ma non per tutti: c’è chi può guadagnarci. Come ha scritto più di venti anni fa Mike Davis, “le catastrofi naturali sono occasioni ghiotte per i superprofitti del capitale, meglio se corredati da un alto numero di morti”. Ogni anno si verificano nel mondo tra 350 e 500 catastrofi, che per la maggior parte ricevono poca attenzione.

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Il lato omicida (e ecocida) del profitto

Che sia per disastri, incidenti sul lavoro, inquinamento, il profitto ogni anno uccide decine di migliaia di persone in Italia, milioni nel mondo. È la legge del PIL, che aumenta anche grazie a malattie, catastrofi, delitti, a costo di sofferenze umane, degrado ambientale, ferite alla biodiversità. Abbondano i “delinquenti consapevoli”. Funivia del Mottarone e Wte di Brescia solo l’ultimo esempio.

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Università: il PIL conta più della sostenibilità

Le università dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale in direzione degli obiettivi dell’Agenda 2030, ma il loro ruolo per una cultura etica e solidale è impedito dalla scarsità di fondi, che per legge sono legati al PIL e non ai bisogni degli atenei. Sostenere lo sviluppo di una Università che sia fucina di sostenibilità richiede la pratica di un ethos ben preciso: l’ethos della responsabilità verso le generazioni future. Ma in realtà conta di più la logica di mercato, cui sono improntati anche i meccanismi accademici.

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Addio a Giorgio Nebbia profeta dell’ambiente

“Dalla cultura ecologica – scriveva Giorgio Nebbia – trarrebbero stimolo e beneficio i legislatori, i governanti e anche gli economisti dal momento che i soldi si muovono soltanto accompagnando il flusso, ecologico, appunto, di materie prime, di merci e di rifiuti, attraverso l’ambiente naturale abitato dall’uomo”. Il messaggio del grande ambientalista scomparso ai suoi eredi: ritrovare il senso vero dell’ecologia, contro il dilagare del “greenwashing”.

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Il futuro dell’Unione Europea: stabilità e benessere. Dimenticando il PIL

Un appello (sensato e urgente, che chiama in causa anche tutti noi) di 238 accademici pubblicato su “The Guardian”: bisogna impegnarsi per un futuro di benessere ecologico e umano basato sul superamento della crescita e non sulla crescita del PIL. Occorrono nuovi indicatori e un patto tra tutti gli Stati membri per assicurare stabilità e benessere, soddisfacendo i bisogni essenziali dei cittadini europei, riducendo il consumo di risorse, i rifiuti e le emissioni inquinanti.

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