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L’educazione nell’agenda 2030

| Aurelio Angelini

Tempo di lettura: 2 minuti

L’educazione nell’agenda 2030

L’educazione attraversa tutti i 17 obiettivi “di sviluppo sostenibile”. Ma richiede una pedagogia trasformativa e orientata all’azione, che sia l’anima critica e propositiva del sistema sociale

Aurelio Angelini, Michela Mayer, Massimo Scalia

Se i mezzi di comunicazione – inclusi i social – devono essere in prima fila per illustrare questa minaccia, e rendere la popolazione consapevole non solo dei rischi ma anche degli strumenti necessari per prevenirli, è all’educazione che spetta il compito di modificare più in profondità atteggiamenti, stili di vita, e valori. Come sostiene l’UNESCO (2015): L’educazione può e deve contribuire a una nuova visione dello sviluppo sostenibile globale.

L’educazione costituisce solo uno degli obiettivi dell’Agenda 2030, l’obiettivo 4, ma in qualche modo li comprende tutti: l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile proposta dall’UNESCO a sostegno dell’Agenda 2030 «non solo inserisce nel curricolo in maniera integrata contenuti come il cambiamento climatico, la povertà, e il consumo sostenibile, ma crea ambienti di insegnamento-apprendimento interattivi e centrati sull’alunno. Quello che l’ESS richiede è uno spostamento dall’insegnamento all’apprendimento; l’ESS richiede una pedagogia trasformativa e orientata all’azione, che sia di supporto all’apprendimento autonomo, alla partecipazione e alla collaborazione, a una didattica “per problemi”, all’inter e trans-disciplinarità, e alla connessione tra apprendimento formale e informale. Solo un approccio pedagogico di questo tipo rende possibile lo sviluppo delle competenze chiave necessarie per promuovere uno sviluppo sostenibile.» (UNESCO, Education for Sustainable Development Goals. Learning Objectives. 2017, pag. 7).

 

Cambiare anche il sistema educativo
Per cambiare il nostro modello di sviluppo occorre cambiare anche il sistema educativo che a questo modello è funzionale. Informazione scientifica e aggiornata quindi, ma anche:

•    educare a un pensiero sistemico che cerchi di abbracciare la complessità e che colga l’interdipendenza di tutti i fattori, da quelli economici a quelli sociali a quelli ambientali;

•    educare a cogliere e ad apprezzare la diversità ma anche a scoprire i vincoli che ci sono imposti dalla natura delle cose e a rispettarli, nella consapevolezza che senza rispetto dei vincoli e delle regole, naturali e sociali, non c’è futuro possibile;

•    educare ad accettare l’incertezza intrinseca in un mondo complesso, ma anche ad agire per prevenire e ridurre i rischi, anche i rischi globali come quello climatico.
I cambiamenti climatici faranno parte del contesto per molte decadi; e, con essi, le grandi migrazioni. delle quali sono stati forniti alcuni elementi di conoscenza e riflessione. E mentre ci si continuerà a battere per la realizzazione di politiche di mitigazione – green economy e “rivoluzione energetica” ne sono i cardini – l’adattamento e l’accoglienza saranno i grandi temi che l’umanità dovrà affrontare, forse più di quelli connessi alle accelerazioni dell’innovazione tecnologica e delle conseguenti modifiche economiche e socio-culturali.
Il sistema educativo può contribuire molto alla comprensione e alla trasformazione dell’attuale sistema di sviluppo se accetta il suo ruolo trasformativo, se si propone di costituire l’anima critica e propositiva del sistema sociale, di non accettare per scontati saperi e discipline, di saperle rimettere in discussione per una nuova rivoluzione scientifica, e pedagogica, quella della sostenibilità.

Scrive per noi

Aurelio Angelini