Polluted Water Popsicles: i ghiaccioli che denunciano l’inquinamento delle acque
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Attenti al ghiacciolo. A Taiwan, tre studenti universitari portano alla luce la cruda realtà dei rischi ambientali e lo fanno in maniera creativa, per lanciare un messaggio forte e d’impatto.
Gli anni passano, ma le notizie legate all’emergenza climatica non smettono di essere presenti nella nostra quotidianità. Invece che diminuire, aumentano e ne percepiamo sempre di più il peso, per genere e gravità; non possiamo negare che molto spesso queste informazioni, ci “scivolino addosso”.
Ci sentiamo sopraffatti dalle brutte notizie, dunque annuiamo e mettiamo da parte; vediamo così tante immagini, spesso sempre quelle, le comuni, le ovvie, come le isole di plastica, la fauna e la flora ridotte allo stremo, la sporcizia che produciamo e disperdiamo con noncuranza nell’ambiente, che tutte sembrano ormai passarci davanti agli occhi, come se fossero cose “viste e riviste” e non ci è possibile fare più di così. Dobbiamo focalizzarci nuovamente sui rischi ambientali e sulla loro importanza, abbiamo bisogno di scovare nuove idee, di catturare immagini forti e insolite per denunciare a tutta voce l’impatto negativo che le nostre azioni stanno avendo sul pianeta. Ma da dove cominciare? Ebbene, un’ottima partenza c’è stata grazie all’ingegno di tre giovanissimi universitari.
Il ghiacciolo che monitora l’inquinamento
Hung I-Chen, Guo Yi-Hui e Cheng Yu-Ti, sono tre studenti della National Taiwan University of Arts che hanno espresso in modo davvero creativo e non convenzionale, il problema dell’inquinamento. Con lo straordinario progetto “Polluted Water Popsicles” (successivamente premiato allo Young Pin Design Award), hanno denunciato la situazione critica delle loro acque, raccogliendo campioni lungo le coste del Paese e trasformandoli in ghiaccioli da esposizione. Il contrasto tra un cibo che associamo automaticamente all’estate, a momenti di spensieratezza e allegria si annulla qualora mostra una consistenza torbida e piena di rifiuti.
I ragazzi hanno creato circa 100 tipi di ghiaccioli diversi che, una volta congelati, hanno ricoperto di resina a base di poliestere per conservarli nel tempo; ciascun ghiacciolo è accompagnato dal proprio personale packaging che rappresenta graficamente il luogo dove è stata prelevata l’acqua. Quel che osserviamo non sono dunque squisiti e coloratissimi ghiaccioli rinfrescanti, ma il frutto “agghiacciante” delle nostre azioni. Niente fragola, limone o menta a deliziarci: solo tappi, alghe, microplastiche e rifiuti tossici.
Un’immagine che fa riflettere molto.
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