Un trattato bandisce le armi nucleari, ma la corsa alla bomba continua

Un webinar di PeaceLink con il professor Antonino Drago ha fatto una panoramica a 360 gradi sui maggiori trattati mondiali inerenti le politiche in materia di armamenti nucleari. Laura Tussi ha tenuto una relazione con al centro il trattato ONU che proibisce le armi nucleari, entrato in vigore il 22 gennaio 2021 al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica.

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Europa, il diritto negato alla pace e al disarmo

In Italia e Germania: bombe nucleari B61-12 Nato nelle basi militari di Ghedi, Aviano e Buchel. Verso un coordinamento antinucleare europeo. L’obiettivo è di inserire la valutazione delle attività militari e belliche – e quindi il disarmo come soluzione al grave inquinamento da esse prodotte – negli accordi di Parigi sul clima. Perché pace e ambente sono strettamente legati.

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Costruire una coscienza ecologica planetaria, condividere l’impegno di ICAN, il Premio Nobel per la pace che guarda al futuro dell’umanità

Educare alla “terrestrità” e condividere l’impegno di ICAN (International campaign to abolish nuclear weapons), una rete mondiale per rafforzare l’impegno antinucleare, oggi sottovalutato e tralasciato. Assicurarsi un mondo giusto e sicuro, fondato sulla forza del diritto e non sul diritto della forza. ICAN è stato insignito del Premio Nobel per la pace 2017 per il suo contributo alla causa della proibizione delle armi nucleari.

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Un ponte Italia-Giappone sulla proibizione delle armi nucleari

Nessun continente è indenne da conflitti gestiti direttamente o indirettamente da potenze nucleari. Il disarmo e la proibizione della bomba atomica sono insomma sempre attuali e urgenti. Un ponte Tokyo-Milano per porare avanti l’impegno antinuclearista: il giornalista Minetaka Shimada di Akahata, settimanale di Tokyo, con 1 milione di copie di tiratura, ha intervistato gli attivisti di ICAN, Disarmisti esigenti, Alfonso Navarra, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, sull’entrata in vigore del TPAN/TPNW – Trattato Proibizione Armi Nucleari.

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COP24, una intesa al ribasso (ma di questi tempi si può forse tirare un sospiro di sollievo). L’Italia candidata ad ospitare la COP26

In Polonia si è tenuta una conferenza poco ambiziosa e di compromesso, ma poteva andare peggio. Ancora pochi i fondi stanziati per la lotta al cambiamento climatico e paesi produttori di petrolio impegnati nel boicottaggio. Del resto, il fatto che la COP24 si sia tenuta proprio in Polonia (che ricava dal carbone l’80 per cento della sua energia), nella regione carbonifera della Slesia, non era di buon auspicio. Clima, disarmo, pace, giustizia sociale, conversione ecologica sono temi sempre più interconnessi. L’Italia, rappresentata dal ministro Sergio Costa, si è schierata in campo internazionale con i più “ambiziosi”, candidandosi per la COP26.

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