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Verso una cittadinanza planetaria: progettualità interculturale, agenda 2030 e sfide nella crisi di Gaza

| Laura Tussi

Tempo di lettura: 4 minuti

Verso una cittadinanza planetaria: progettualità interculturale, agenda 2030 e sfide nella crisi di Gaza

La progettualità interculturale, in sintonia con l’Agenda 2030 dell’ONU, promuove la cittadinanza planetaria attraverso l’educazione e l’apertura mentale. Tuttavia, nell’attuale genocidio a Gaza, il rifiuto delle risoluzioni dell’ONU e l’assenza di dialogo interculturale evidenziano la prevalenza di valori disvalori fascisti veicolati da globalizzazione e neoliberismo, compromettendo la coesistenza pacifica e generando migrazioni respinte dalla fortezza Europa. L’educazione alla pace interculturale e il pensiero inter-trans-culturale emergono come antidoti necessari per affrontare l’uniformità, l’odio per la differenza e la violenza strutturale

La progettualità interculturale, in sintonia con l’Agenda 2030 dell’ONU, promuove la cittadinanza planetaria attraverso l’educazione e l’apertura mentale.

La relazione interculturale e l’Agenda dell’ONU 2030 contro la guerra

Il genere umano dispone di risorse creative inesauribili, rendendo possibile una nuova creazione di cittadinanza planetaria e globale attraverso l’educazione, la trasmissione del passato, il recupero della memoria storica e l’apertura mentale all’accoglienza del nuovo e del cambiamento. Questi elementi sono al centro della missione innovativa di una progressiva progettualità interculturale, conforme agli obiettivi dell’Agenda 2030 emanata dall’ONU.

Il ripudio dell’ONU da parte dei poteri forti nel corso dell’attuale genocidio a Gaza

L’ONU è l’organismo le cui risoluzioni di pace sono attualmente respinte dai poteri forti, soprattutto nel conflitto in corso in Medio Oriente con il genocidio in atto a Gaza. Recentemente, i rappresentanti dell’ONU sono stati vittime di bombardamenti e massacrati, mentre il Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è stato addirittura sbeffeggiato e maltrattato su una questione così cruciale come la guerra contro i più fragili del pianeta, come i bambini di Gaza.

Nessun popolo può arrogarsi il diritto di supremazia su altri popoli

Inoltre, nessun popolo può pretendere una priorità cronologica e una superiorità qualitativa, poiché ogni civiltà si forma su un terreno interculturale, risultato di interazioni transculturali. Ogni cultura si sviluppa attraverso la complessiva intermediazione con altri saperi, valori, idee e culture diverse e differenti da sé. Ogni cultura specifica non è univoca ed unica, ma plurale, derivante da una molteplicità dinamica di differenziazioni, scambi, ibridazioni, commistioni e innesti.

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Nell’ attuale guerra in Medio Oriente è disprezzata e calpestata la predisposizione al dialogo interculturale

Nell’attuale conflitto in Medio Oriente, la propensione al dialogo interculturale è disprezzata e calpestata. L’approccio interculturale, inteso come un dialogo in cui gli interlocutori sono disposti a mettere in discussione i propri presupposti, impliciti preconcetti e persino se stessi, viene completamente ignorato.

La globalizzazione e il neoliberismo e il pensiero unico veicolano disvalori fascisti che impongono le guerre

La globalizzazione, il neoliberismo e il pensiero unico veicolano valori disvalori fascisti che promuovono le guerre. Nonostante la globalizzazione offra un unico orizzonte per una molteplicità di realtà locali, le tendenze ad essa associate conducono all’azzeramento e all’omologazione delle differenze, portando all’eliminazione della molteplicità che caratterizza lo sviluppo di ogni singola cultura.

I migranti fuggono da guerre, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche. Ma la fortezza Europa li respinge in nome del riarmo e dell’incremento delle spese militari

I migranti, costretti a fuggire da guerre, terrorismo, disastri ambientali e manovre economiche, vengono respinti dalla fortezza Europa in nome del riarmo e dell’incremento delle spese militari.

La globalizzazione dei mercati rischia di aggravare l’incidenza del fenomeno migratorio, a meno che non si attui un miglioramento generalizzato delle condizioni dei lavoratori nei paesi del sud del mondo, costretti comunque a emigrare alla ricerca di condizioni di vita migliori.

L’aumento del divario tra i paesi del nord e del sud del mondo, insieme alle nuove condizioni di instabilità e tensione tra i popoli, ha compromesso pesantemente la possibilità di scambio e dialogo tra diverse versioni culturali, apparse irriducibilmente contrapposte per certi aspetti.

L’educazione alla pace rappresenta una visione e una pratica nonviolenta con un ampio respiro e che si estende anche attraverso distanze spazio-temporali

L’educazione alla pace interculturale è un riconoscimento del valore della pari dignità e opportunità delle diversità, da promuovere, rispettare e valorizzare. Questo impegna a riconsiderare le molteplici e quotidiane manifestazioni di razzismo, intolleranza e incomprensione intersoggettiva tra individui, contro genti e minoranze. Un esempio di ciò è il genocidio in atto a Gaza, caratterizzato da azioni persistenti di discriminazione e violenza, con evidenti squilibri tra gruppi sociali, tra culture ricche e articolate e realtà silenziose, depresse e dimenticate.

Il pregiudizio e la retorica di regime imposti dal potere nell’attuale genocidio in Medio Oriente vanno oltre il muro della discriminazione e del razzismo

È necessario costruire un pensiero transculturale che superi le singole culture, con la sottoscrizione di intenti comuni e valori condivisi. Questo è essenziale per concepire e realizzare un progetto di coesistenza pacifica, garantendo ai singoli, ai gruppi e ai popoli i fondamentali diritti alla libertà, creatività e conoscenza, oltre al rispetto delle proprie differenze linguistiche, culturali e religiose. L’obiettivo è costruire un’autentica inter-trans-cultura basata su un grande investimento pedagogico che coinvolga varie istituzioni educative nell’elaborazione di un progetto formativo finalizzato ad educare nella differenza, al dialogo e al confronto interculturale.

Resistenza e nonviolenza creativa per la risoluzione dei conflitti

Un pensiero inter-trans-culturale si presenta come un antidoto efficace contro l’uniformità, l’omologazione, il conformismo e la chiusura culturale, i quali sono fattori che generano massificazione, intolleranza e mancanza di progettualità per il futuro, spesso accompagnati da sentimenti di odio e violenza.

L’intercultura si configura come uno stile di pensiero che si conquista attraverso il livello di conoscenza, comprensione e interpretazione dell’alterità. Questo avviene praticando un pensiero plurale, impegnato in relazioni creative, al fine di apprendere e ragionare in modo esplorativo e transitivo. Tale approccio enfatizza la componente critica e creativa, attivando la natura complessa e multiforme del pensiero.

I dogmi e gli stereotipi della propaganda bellicosa e violenta occidentale sono impostati sull’odio per la differenza

L’intercultura, come pensiero problematico, è in grado di affrontare la complessità e di muoversi in modo dialettico e dialogico tra i molteplici piani esistenziali e culturali della realtà. Questo contribuisce all’educazione metacognitiva in modo complesso, trasversale e transcognitivo, sviluppando una conoscenza della conoscenza e la capacità di gestire i saperi e le informazioni del piano reale dell’esistenza. In questo modo, è possibile confutare, a livello pratico e dialettico, pregiudizi, dogmi e stereotipi, che rappresentano fonti di vari razzismi, discriminazioni, guerre, conflitti e, in generale, violenza strutturale tra popoli.

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Laura Tussi
Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, fa parte dei Disarmisti Esigenti, gruppo membro della rete mondiale e premio Nobel per la pace ICAN.